Cultura
Reliquie (1° Puntata): La Colonna della Flagellazione a Santa Prassede

Un piccolo viaggio attraverso le reliquie della Passione di Cristo è il contributo culturale che vogliamo offrire in questo periodo quaresimale, come stimolo a riflettere su sé stessi e sulla propria fede. Ogni venerdì pubblicheremo una puntata.
Nella Basilica paleocristiana di Santa Prassede a Roma è custodito, all’interno di una piccola cappella nella navata centrale della chiesa, un reliquiario a forma di tempietto dorato con dentro un cippo, che si pensa possa essere la colonna a cui fu legato Gesù per essere flagellato. Di particolare pietra granitica bianca e nera, importata a Roma nel I secolo d.C. dalle zone desertiche orientali, la colonnina è alta 63 cm, ha un diametro di 40 cm di base ed è un po’ rastremata. La sua forma a trapezoforo farebbe pensare al sostegno di un tavolo, a un bacile o, perché no, ad una colonna per flagellare un condannato. Era usanza nell’antica Roma punire gli schiavi, flagellandoli ad una colonna con una frusta con dei terminali acuminati, il “flagrum”, che riduceva a brandelli la pelle, prima della pena capitale. Marco, Matteo e Giovanni, nei loro Vangeli, parlano della flagellazione di Cristo, mentre Luca solo di una punizione. Dalla Chiesa dei Santi Apostoli sul Monte Sion a Gerusalemme, dov’era preservata, questa colonna fu portata, durante la V Crociata nel 1223, a Roma dal cardinale Giovanni Colonna, che la conservò nella Basilica di Santa Prassede di cui era titolare. La Sante Sede ne approvò la venerazione durante la quarta domenica di Quaresima. Tanti i dubbi sulla sua autenticità per questioni legate, ad esempio, all’altezza ridotta della colonnina, che avrebbe costretto il condannato ad assumere una posizione ricurva in avanti durante la flagellazione, impedendo che i colpi urtassero gli organi vitali. Quest’ultimo aspetto era necessario affinché il supplizio durasse più a lungo, quindi può essere assunto come un dato inconfutabile della veridicità della reliquia. Alcuni artisti hanno raffigurato il ceppo della flagellazione con una forma alta e slanciata, come ha fatto Antonello da Messina, altri l’hanno scolpito conferendogli una forma troncoconica, come nel caso dell’“Angelo con la colonna della flagellazione” di Antonio Raggi, altri ancora con la forma a rocchetto diffusa anche fuori l’Urbe. La colonna richiama i cristiani al senso profondo della fede, a tornare alle radici del cristianesimo per riscoprire e vivere la testimonianza di Cristo e della sua Passione, credendo in un simbolo che racchiude una memoria storica. Esiste un’altra colonna custodita presso la Basilica del Santo Sepolcro a Gerusalemme, rivenuta nel luogo dove un tempo vi era il palazzo di Caifa. Ciò farebbe pensare a due momenti della flagellazione: uno a Roma da Pilato, l’altro nel palazzo di Caifa. Altre due reliquie si trovano nella Cattedrale di San Giorgio a Istanbul e nella Basilica del Santo Sepolcro a Bologna.