Reportage di PdV sui Corazzieri. Virtù e coraggio per un alto servizio

Ogni anno ci proponiamo di raccontare la festa dell’Unità della Repubblica e la Festa delle Forze Armate dando corpo e volto a questo appuntamento istituzionale. Questa volta, grazie alla disponibilità e all'attenzione mostrata al nostro Settimanale dal colonnello Luciano Magrini, abbiamo potuto conoscere da vicino il Reggimento dei Corazzieri della Repubblica, visitare la Caserma presso il Quirinale, conoscerne la storia e il particolare servizio di custodia del Presidente. 

Al comando della Caserma del Reggimento Corazzieri “Maggiore Alessandro Negri di Sanfront” in via XX Settembre a Roma, il colonnello Luciano Magrini. Classe 1969, originario di Castell’Ottieri, nel comune di Sorano in Toscana, marito e padre di tre figli, ha alle spalle un curriculum ricco di esperienze. Laureatosi in Giurisprudenza e in Scienze della sicurezza interna ed esterna, ha conseguito diversi master e tanti anni di servizio in diverse Compagnie. Una carriera militare quella del colonnello Magrini, iniziata nel 1988 all’Accademia militare di Modena e alla Scuola di applicazione carabinieri di Roma, in continua ascesa, con esperienze importanti che vanno dalla lotta alla criminalità organizzata e alle infiltrazioni mafiose fino a servizi per l’ordine e la sicurezza pubblica. Seguendo le orme del papà carabiniere, e quel sogno nel cassetto che custodiva sin da bambino per la divisa, Magrini è entrato nell’Arma dei Carabinieri, per realizzare con passione e responsabilità un servizio verso gli altri che l’ha portato in giro per l’Italia, fino all’ultimo incarico assolto dal 2016 al 2019 presso il Comando Provinciale di Brescia, prima di essere chiamato alla guida del Reggimento Corazzieri. Insediatosi il 9 gennaio scorso, a quasi un anno dal suo incarico, lo abbiamo incontrato nel suo ufficio a due passi dal Quirinale, per conoscere meglio il suo lavoro e anche quello dei Corazzieri.

Signor Comandante cosa significa per lei rivestire questo ruolo di Guardia d’onore del Capo dello Stato?

Significa poter contribuire alla protezione e ai servizi di Alta rappresentanza in favore della prima carica dello Stato, che è anche il capo delle Forze Armate. Una scelta di servizio che racchiude in sé una grande responsabilità e un grande privilegio.

Che tipo di legame c’è tra i Corazzieri e il Presidente della Repubblica?

È un legame molto speciale: solenne e allo stesso tempo semplice. La tutela e i servizi di alta rappresentanza in favore del Capo dello Stato vengono spesso eseguiti, con fatica e sacrificio, per lunghe ore, nel silenzio di luoghi importanti ed austeri, ma basta un sorriso, un saluto, un apprezzamento del Presidente della Repubblica per dare al Corazziere in servizio una spinta motivazionale maggiore e una grande soddisfazione che ricompensa il sacrificio sofferto.

Altezza e affidabilità sono sicuramente due requisiti fondamentali per diventare un Corazziere. Quali sono gli altri connotati richiesti per entrare a far parte di questo Corpo antichissimo?

Il requisito dell’altezza è una condizione necessaria ma non sufficiente per poter diventare Corazziere. All’affidabilità intesa soprattutto come possesso di assoluti requisiti morali si affianca sicuramente la totale dedizione al servizio e la versatilità nell’esecuzione delle molteplici e delicate attività cui deve far fronte. Essendo i Corazzieri della Repubblica abbiamo una grande visibilità pertanto ad ogni servizio che andiamo a svolgere applichiamo la massima precisione.

Il Reggimento dei Corazzieri della Repubblica è l’unica forza di polizia titolata ad operare all’interno del Palazzo presidenziale. Quanto lavoro c’è dietro la regalità e l’eleganza che traspare a prima vista incontrandovi o semplicemente osservandovi dinanzi al Quirinale?

Dietro ai Corazzieri, come del resto dietro ogni Carabiniere, c’è sempre una totale dedizione al servizio, uno spiccato spirito di sacrificio e la consapevolezza di svolgere un compito delicatissimo a fianco della massima carica della Repubblica. Per fornire un servizio sempre all’altezza della situazione c’è bisogno di tantissimo addestramento nei molteplici settori di interesse del Corazziere.

Oltre a proteggere la vita dell’uomo che incarna le Istituzioni quali sono le altre funzioni dei Corazzieri?

I Corazzieri sono responsabili della tutela del Presidente della Repubblica, ma anche dei suoi familiari, della sede nella quale egli risiede, nonché di qualunque personalità italiana o straniera, che per ragioni d’ufficio il Capo dello Stato incontri. In più i Corazzieri sono elemento cardine del Cerimoniale della Presidenza della Repubblica: potremmo dire che essi incarnano, nella loro ricercata solennità militare, fatta di uniformi, formule, simboli e movenze marziali, la tradizione degli eventi pubblici più importanti che si svolgono nel Palazzo del Quirinale. Sono “un’etichetta” del nostro Paese, un orgoglio per l’intera Nazione.

Virtus in periculis firmior” è il vostro motto. Questo messaggio vale solo per il Reparto speciale dell’Arma dei Carabinieri o è un messaggio valido sempre a cui ispirarsi anche nella vita di tutti i giorni?

Il nostro antico motto, che portiamo con lo stemma araldico sull’avambraccio sinistro della giubba, è un messaggio di speranza forte perché ci ricorda ogni giorno che il “Coraggio è più forte nel pericolo” e cioè che quando le cose non vanno per il verso giusto l’uomo di buona volontà unisce la forza d’animo al senso di responsabilità, le mette al servizio della giusta causa e prova a cambiare le cose. Questo motto incarna l’attività del Corazziere che deve mostrare maggiore coraggio nelle operazioni pericolose. Ma è un messaggio valido anche nella vita di tutti i giorni per essere coraggiosi e forti nel superare le difficoltà. Il nostro è un servizio delicato e lo si fa con orgoglio mettendoci impegno, disponibilità ed umiltà.

BIOGRAFIA

Nato nel 1969 a Pitigliano, borgo scenografico della provincia di Grosseto, sposato e padre di tre figli. La sua carriera militare è iniziata nel 1988 frequentando i corsi dell’Accademia militare di Modena e della Scuola di applicazione carabinieri di Roma. Laureato in Giurisprudenza e in Scienze della sicurezza interna ed esterna, ha inoltre conseguito i master in «Esperti in problemi della cooperazione e della sicurezza internazionali» e in «Studi internazionali strategico militari» oltre alla qualifica di «Consigliere giuridico delle Forze Armate». Magrini ha poi frequentato con successo il 12° Corso superiore di stato maggiore interforze al Centro alti studi della Difesa a Roma abilitandosi così all’esercizio delle più alte funzioni dirigenziali. Nel 1993 è stato comandante di plotone e compagnia dell’8° Battaglione «Lazio» mentre dal 1995 al 1997 è stato comandante della Compagnia di Todi, in provincia di Perugia, dove ha avuto modo di confrontarsi con l’emergenza terremoto di Massa Martana e Assisi. L’anno successivo Magrini è approdato in provincia di Matera dove per quattro anni ha guidato la Compagnia di Policoro, una zona tra la Puglia e Calabria dove, ha spiegato il colonnello, «forte era l’impegno al contrasto della criminalità organizzata e alle infiltrazioni mafiose». Promosso a maggiore e tenente colonnello, Magrini ha prestato poi servizio al Comando generale dell’Arma nei settori finanziario e dell’impiego di personale. Dal 2013 al 2016 ha operato come comandante del Gruppo carabinieri di Frascati da cui dipendono le compagnie di Anzio, Castel Gandolfo, Colleferro, Frascati, Palestrina, Pomezia, Subiaco e Velletri. Il 13 settembre 2016 ha assunto il comando provinciale di Brescia alla caserma Masotti.