Editoriali
Riassaporiamo la bellezza delle domeniche di silenzio
Possiamo resistere serenamente a un giorno senza supermercati aperti, senza possibilità di fare shopping; possiamo resistere alle saracinesche abbassate. Potremmo chiamarla il respiro della vecchia normalità, una nuova ecologia
Dalle esperienze che viviamo possiamo sempre trarre qualcosa di utile. Anche da un minuscolo virus che, a ben vedere, sta tenendo in scacco un mondo intero. Cosa può imparare la nostra società da questo momento così particolare? In queste ultime settimane mi venivano in mente alcuni ricordi legati agli stili di vita in vigore fino a una decina di anni fa. Mi riferisco in particolar modo al silenzio della domenica. In questi mesi abbiamo sentito molto silenzio, abbiamo ammirato, dai nostri balconi, le strade vuote. Era strano, abituati, come siamo, a 7 giorni frenetici su 7, in cui è tutto aperto e tutto raggiungibile; in cui il traffico è alto e pace sembra proprio non essercene. Questo periodo ci ha fatto riassaporare il silenzio della domenica, che un tempo significava assaporare la dimensione della Festa. Lo scrivo in maiuscola, poichè la “festa”, unitamente al “riposo”, ci è costitutiva e necessaria. Possiamo resistere serenamente a un giorno senza supermercati aperti, senza possibilità di fare shopping; possiamo resistere alle saracinesche abbassate. Ancora oggi, a due settimane dalla riapertura, molti negozi hanno scelto di riposare la domenica. Potremmo chiamarla il respiro della vecchia normalità, una nuova ecologia. Nella vita, ogni tanto, occorre fermarsi, dare dignità al riposo, frenare le corse sfrenate di cui abbiamo adornato le nostre giornate, con quella sorta di sindrome da metropolitana, dove si spinge l’altro per arrivare primi al treno; spegnere i motori, così da fare una carezza al nostro stesso mondo. Questo è il segreto per fare “cosmo”, bellezza.