Cultura
Ricordato Antonante, teatrante di periferia
Una serata dedicata all'artista cosentino al Museo dei Bretti e degli Enotri.
“Abitare la memoria è ciò che fanno i morti per rimanere ‘vivi'”, con queste parole Renata, figlia di Antonello Antonante, ha dato inizio alla serata a lui dedicata, a un anno dalla sua morte. Lo scorso giovedì, nel chiostro della chiesa di Sant’Agostino presso il museo dei Brettii e degli Enotri, attori, attrici, musicisti, artisti, amici e colleghi di Antonello si sono riuniti per celebrarne la memoria.
Antonello Antonante attore, sceneggiatore, drammaturgo, fondatore del Centro Rat- Teatro dell’Acquario, direttore artistico del teatro Alfonso Rendano, innovatore in grado di coniugare tradizione e avanguardia, vincitore di numerosi riconoscimenti e del prestigioso premio Ubu Speciale nel 2018. Per oltre 40 anni ha sperimentato e promosso il teatro in tutte le sue forme, rassegne, spettacoli, laboratori, musica, un riferimento culturale per intere generazioni, per la città di Cosenza, per il suo Sud.
“È un regalo che gli facciamo e che ci facciamo, questa sera stiamo insieme”, ha sottolineato Renata.
La musica, il viaggio nel Mediterraneo, i poeti calabresi Lorenzo Calogero, Franco Costabile e Corrado Alvaro, dai cui testi Antonello ha tratto tre spettacoli, le storie di Luigi Pirandello, per raccontare frammenti della vita di un uomo con la vocazione di raccontare storie, un sognatore che ha profondamente amato la sua terra e la sua gente.
Giufà, ovvero il calabrese Jugale, una delle “creature” di Antonante è sempre vivo, non muore mai, come il sacro fuoco dell’arte.