Rinvenuto in Spagna il volto umano più antico

Un team di ricercatori ha riportato alla luce alcuni frammenti di ossa facciali, appartenenti ad una specie umana sconosciuta in Europa Occidente. È quanto emerso dagli scavi condotti nelle grotte dei monti Atapuerca, nella provincia di Burgos in Spagna, in seguito ad un intenso lavoro archeologico durato almeno una cinquantina di anni. Questi reperti testimonierebbero l’esistenza di ominidi di epoca molto antica, vissuti all’incirca tra 1,2 e 1,4 milioni di anni fa. Sono stati definiti con l’amichevole appellativo di “Pink”, dal nome della celebre rock band “Pink Floyd” che ha prodotto l’album “The Dark Side of the Moon” (“Il lato oscuro della luna” o “il volto nascosto”). Questa specie primitiva, non individuata fino ad ora, segna una fase fondamentale dell’inizio del Pleistocene Inferiore, quel periodo che coincide con la diffusione dell’Homo habilis e dell’Homo erectus. Il luogo preciso del ritrovamento è la cavità chiamata Sima del Elefante appartenente al sistema carsico della Sierra de Atapuerca, originata da una voragine scavata da un fiume sotterraneo e dove, milioni di anni fa, il crollo di un pozzo ha creato una sorta di trappola naturale, circondata da foreste rigogliose. Tanti gli studi e le ricerche compiuti nel corso degli anni in questa zona. Nel 1994 le indagini svolte su Gran Dolina, una depressione circolare del terreno nei pressi di Atapuerca vicino a Sima del Elefante, avevano svelato l’esistenza dell’Homo antecessor, una specie mai documentata prima che avrebbe solcato quest’area in Spagna all’incirca 850 mila anni fa. Nel 2022, invece, sono riemersi alcuni resti ossei del lato sinistro della zona centrale di quello che viene considerato “il volto umano più antico dell’Europa occidentale”. Più nello specifico, sono stati identificati alcuni denti, la mascella superiore e la mandibola sinistra di un adulto. L’Homo antecessor doveva avere, presumibilmente, una dentatura simile a quella dell’Homo erectus (prima specie umana diffusasi circa 2 milioni di anni fa, in Asia e poi in Europa), un volto relativamente moderno dai lineamenti verticali vicini all’Homo sapiens, in opposizione all’andatura inclinata di altre specie di ominidi antichi, e il naso più piatto rispetto agli uomini primitivi. La ricerca fatta qualche anno fa su un suo molare, da parte dell’Università di Copenaghen, ha stabilito che l’Homo antecessor era uno stretto parente dell’ultimo antenato comune a Homo sapiens, Neanderthal e Denisova. Altri esperti, tuttavia, ritengono che era più prossimo all’Homo erectus. I nuovi resti facciali ritrovati o “frammenti di Pink”, invece, sono più antichi di quelli dell’Homo antecessor. Alcuni tratti, come il volto relativamente più stretto e corto, rendono incerta perfino l’identificazione come Homo erectus. Potrebbe trattarsi di una specie del tutto nuova, rispetto alla quale non si possiedono prove certe. È stato fatto anche un confronto con i resti scovati nel sito archeologico di Dmanisi in Georgia, risalenti a circa 1,8 milioni di anni fa. I risultati hanno confermato una certa differenza tra questi ultimi e i frammenti del volto reperiti ad Atapuerca, specie per quanto riguarda la zone vicino al naso. Essendo privo di alcuni tratti distintivi specifici, il volto di Sima del Elefante è stato catalogato con la dicitura “Homo aff. Erectus”, cioè molto vicino all’Homo erectus ma senza alcuni elementi anatomici caratteristici. Deve aver convissuto, durante il Pleistocene, insieme all’Homo antecessor, al Neanderthal e a umani moderni. I ricercatori hanno trovato, nello stesso sito spagnolo, frammenti di utensili in pietra e di animali. Molto probabilmente questi ominidi praticavano la macellazione nella caverna e vivevano in foreste umide. Quest’ultimo dato è comprovato dalla presenza di polline e di avanzi di piccoli animali. L’ambiente ha senz’altro influenzato lo sviluppo di questa specie umana molto particolare, che si è evoluta in Europa per poi estinguersi in conseguenza di ulteriori variazioni climatiche. Questa scoperta, pubblicata sulla rivista Nature, offre spunti molto interessanti per approfondire la storia e l’evoluzione dell’uomo.