Un ospedale a misura di bambino

Dal 2002 l'associazione di volontariato "Abio" regala amore e sorrisi ai piccoli pazienti dell'Annunziata

Volontari non si nasce, ma lo si diventa poco per volta, passo dopo passo. Sulla “Carta dei Valori del Volontario” possiamo infatti leggere che “volontario è la persona che, adempiuti i doveri di ogni cittadino, mette a disposizione il proprio tempo e le proprie capacità per gli altri, per la comunità di appartenenza o per l’umanità intera. Egli opera in modo libero e gratuito promuovendo risposte creative ed e_ caci ai bisogni dei destinatari della propria azione o

contribuendo alla realizzazione dei beni comuni”. Quindi volontario è colui chemette a disposizione il suo tempo e lesue capacità in modo gratuito e libero,aggiungo, in modo consapevole e programmato,facendo in modo che il suo“cammino” sia coerente e costante. Indefinitiva il volontario è colui che scegliedi essere parte attiva e vitale della società,diventando esempio da osservare eimitare.

I testimoni, che confermano quanto scritto sopra, sono quei magnifici volontari dell’Abio Cosenza che, attraverso il loro prezioso lavoro al _fianco dei bambini in ospedale, sono diventati, nel corso del tempo, “portatori sani” di quei valori di solidarietà e umanità verso il prossimo dei quali abbiamo sempre più bisogno. Ma partiamo dall’inizio. Quella dell’Associazione per il Bambino in Ospedale di Cosenza è una storia davvero particolare;

infatti la sua nascita è legata alla forza di una mamma, l’attuale presidente Katia Caloiero, che dopo aver dato alla luce il suo primo figlio maturò il desiderio di tornare in ospedale come volontaria, per aiutare, con il suo amore, tutti quei bambini che avevano bisogno di un conforto, di una persona amica, di un sorriso. Da lì la sconcertante scoperta che a Cosenza, nel nostro ospedale, mancava un servizio di volontariato studiato appositamente per i bambini; ma la neo mamma non si dà per vinta e, fatte le opportune ricerche, contatta i responsabili dell’Abio Italiana chiedendo come poter aprire una sede anche nella nostra città. Così nel 2001 si costituisce formalmente l’Abio Cosenza e l’anno successivo iniziano le prime attività con i volontari nei reparti di pediatria e chirurgia pediatrica. “L’associazione – come ci spiega il presidente – fin dall’inizio sposa l’obiettivo dell’Abio nazionale che è quello di portare un sorriso in tutti quei reparti dove sono ospiti i bambini. Infatti, continua, nel duemila

esistevano pochissime associazione di volontariato nel nostro ospedale e nessuna di loro si dedicava esclusivamente ai bisogni del bambino ricoverato”. Superatele prime difficoltà legate soprattutto allamancanza di quella sana cultura delvolontariato rivolta ai bisogni del bambino,già presente in altre realtà ospedalieredel nostro paese, l’amore per i più piccoli, la voglia di giocare con loro e di vederli sorridere, hanno fatto in modoche l’Abio diventasse una delle realtà piùbelle che operano nell’ospedale Civiledell’Annunziata. Oggi l’associazione èoperativa nei reparti di Pediatria, ChirurgiaPediatricae Neonatologia.I suoi volontari,vestiti con un

inconfondibile camice azzurro, dopo alcuni incontri di formazione ed un periodo di affiancamento, sono chiamati ad offrire la loro disponibilità assicurando almeno un turno la settimana, per giocare con i bambini, leggergli una storia e stare loro vicini nel delicato passaggio dalla loro casa  una stanza di ospedale, adattandosi alle loro predisposizioni e coinvolgendo nel gioco anche genitori e familiari. Infatti l’obbiettivo principale che si pone l’associazione è quello di rendere l’Ospedale sempre di più un luogo a misura di bambino. Ed è proprio con questo spirito che all’interno dei reparti di Chirurgia Pediatrica e di Pediatria l’Abio ha fatto nascere due ludoteche arredate con mobili colorati, libri, giochi, tavolini, la cucina per le bambine e il televisore; uno spazio dove i bambini possono, in qualche modo, sentirsi liberi, sentirsi a casa. Tutto questo non solo tende ad umanizzare il volto dell’ospedale, ma aiuta a migliorare lo stato d’animo del bambino, rendendolo più sereno, e perciò più facile da visitare e da curare. È stata inoltre realizzata, sempre a cura dell’associazione,una stanza per il day hospital colorata ed accogliente, mentre tutte le stanze sono state via via provviste di un televisore e di un lettore dvd. Ma l’Abio non si è fermata a questo ed ha voluto essere ancora più vicina alle mamme dei bimbi ospedalizzati comprando delle lavasciuga che consentissero loro di poter lavare sul posto pigiami e biancheria.

Da qualche anno, poi, l’associazione ha avviato un progetto insieme al reparto di Neonatologia, per sostenere la “banca del latte”, attraverso il lavoro di alcuni volontari che, opportunamente formati, reclutano donatrici di latte umano per i neonati pretermine ricoverati in Terapia Intensiva Neonatale nei casi in cui non sia disponibile il latte materno, come avviene soprattutto nei primi giorni di vita. Quella vita che sin dai primi giorni i volontari dell’Abio cercano di rendere più serena e felice, regalando sempre un gesto vero, un sorriso sincero.

 

L’INTERVISTA

Nelle parole di Katia Caloiero, fondatrice e presidiente dell’Associazione per il bambino in Ospedale, tutta la forza e la determinazione di continuare a portare avanti un lavoro che ormai è diventato parte della sua vita.

Da quanto tempo è alla guida dell’Abio Cosenza?

Da sempre in pratica; infatti da quando è nata sono stata sempre rieletta perché ogni tre anni tutti i volontari sono chiamati ad eleggere o a confermare il nuovo presidente.

Siete in corsia tutti i giorni. Quanto è difficile lavorare in ospedale?

Per me è come vivere nella mia famiglia, parlare con i miei figli, è pane quotidiano, non lo trovo così difficile. Ci possono essere situazioni che ti fanno pensare; vedere la sofferenza, ti fa riflettere, però è il lavoro che faccio per l’associazione. Ho sposato questa causa e voglio portarla avanti. Al volontario, comunque, chiediamo la presenza

di un giorno la settimana, anche se il nostro direttivo lavora tutti i giorni in reparto anche quando non ci siamo fisicamente.

In che modo l’Abio aiuta a creare quell’ambiente a “misura di bambino” che ci dovrebbe essere in ogni ospedale?

Noi abbiamo redatto una carta dei diritti del bambino ospedalizzato dove sono elencati dieci punti; il bambino intanto deve essere ricoverato in un reparto pediatrico e spesso non accade. Abio fa in modo che in tutti gli ospedali il bambino non venga ricoverato con gli adulti. Altra regola è quella di far in modo che un familiare

possa stare con il bambino 24 ore al giorno; in pratica noi facciamo in modo che in tutti gli ospedali venga applicato quello che la legge stabilisce. Altro diritto è che il bambino possa avere un volontario che lo aiuti a ritrovare quello che il bambino è costretto improvvisamente a lasciare.

Il momento del ricovero per il bambino è molto delicato. Come vi preparate ad affrontarlo? Che approccio avete con i bambini e con i genitori?

Appena arrivano gli lasciamo il tempo di ambientarsi perché si stratta di un momento particolare; poi ci avviciniamo in modo molto delicato al bambino cercando di capire che giochi preferisce e cosa può fare al momento; quando poi si tranquillizza riusciamo a giocare meglio. Con il genitore interveniamo in un secondo momento anche perché all’inizio è preso da altre preoccupazioni.

Come voi, in ospedale, operano altre associazioni di volontariato. Si riesce a lavorare insieme oppure ogni associazione ha “solo” le sue attività?

Ognuno segue le proprie attività perché ognuno ha compiti e formazioni diverse su come interagire con i bambini.