Un volontariato fatto di concretezza
A poco più di un anno dalla sua nascita La Terra di Piero ha già realizzato diversi progetti in Africa e nella città bruzia
Un difetto della vista, abbastanza diffuso, ha come conseguenza quella di farci apparire sfocato un oggetto che si trova ad una certa distanza, mentre la sua visione diventa migliore o, addirittura nitida, se posto sotto ai nostri occhi. Grazie alla medicina siamo riusciti, con l’uso delle lenti, a risolvere questa mancanza riuscendo a osservare con chiarezza oggetti vicini e lontani. Questa deficienza visiva, che prende il nome di miopia, trova una similitudine nel nostro modo di affrontare i problemi che ci riguardano da vicino e, altresì, di (non)farci carico delle difficoltà di chi sta lontano da noi. Infatti, quando ad affliggerci è qualcosa che ci tocca personalmente: una malattia, un diritto negato, un qualsiasi ostacolo al nostro benessere; grazie alle nostre “lenti” riusciamo a vedere nitidamente quanto ci è stato tolto o negato e siamo pronti ad attivarci, a protestare, a cercare aiuto per fare in modo di risolvere la cosa il più rapidamente possibile. Molto diverso è quando quel bisogno o quella difficoltà, di fronte alle quali i nostri problemi impallidirebbero, affligge qualcuno che si trova a centinaia di chilometri da noi (anche se nella maggior parte dei casi basterebbe che sia fuori dal nostro giardino); in quel caso subito la vista si annebbia e quelle “lenti” che fino ad allora ci avevano fatto vedere con chiarezza, nulla possono contro la nostra innata miopia verso il prossimo. Esiste però un rimedio a questa patologia che, più che danneggiare la vista annichilisce i cuori, e per molti, il rimedio, la lente adatta a curare questo disturbo, è stata l’associazione di volontariato La Terra di Piero.
Il nome di questa associazione è legato a Piero Romeo, tifosissimo del Cosenza Calcio, ma più di tutto “un uomo solidale, di quella solidarietà a 360° – ci spiega l’amico e presidente Sergio Crocco – una persona che ha dedicato la sua vita all’aiuto del prossimo dedicandosi a questo dalla mattina alla sera”. Piero Romeo era un leader naturale, riusciva a coinvolgere le persone tirando fuori quello spirito di fratellanza che ha sempre contrassegnato ogni passo della sua vita, dall’impegno nell’Oasi Francescana ai viaggi nella Repubblica Centrafricana, della quale rimase affascinato e tragicamente colpito e verso cui le opere dell’associazione che porta il suo nome si rivolgono.
“È stato proprio per questo che la scomparsa di Piero – continua il presidente – è stata l’approdo naturale per fondare un’associazione che porta il suo nome e continuare a fare quello che faceva in vita, indirizzando molti di noi verso quel cammino, quel sogno”. Piero è morto il 22 febbraio del 2011; l’associazione è nata subito, spontaneamente, nel mese marzo a pochi giorni di distanza. Le intenzioni e gli obiettivi da raggiungere, mutuando da quella che era la filosofia di Piero, erano chiari a tutti: poche parole e molta concretezza. Ed è così, partendo proprio da quello che è diventato lo slogan dell’associazione “pozzo farcela”, che le attività dei volontari si sono rivolte alla raccolta fondi per la costruzione di pozzi nella Repubblica Centrafricana. A oggi l’associazione – che, ricordiamo, ha poco più di un anno di vita – ha realizzato già la costruzione di un pozzo nel territorio di Paoua costato 1.800 euro ed ha contribuito alla costruzione di due asili sostenendo anche l’acquisto di banchi e cancelleria. Altro progetto in corso, oltre alla realizzazione del secondo pozzo, è la costruzione della “Casa di Jean Paul”, un ragazzo centrafricano morto di aids vissuto per diverso tempo in Italia. “Jean Paul ha lasciato sette figli – ci racconta ancora Sergio – noi contiamo di riuscire a costruire una casa per la sua famiglia, raccogliendo all’incirca mille euro”. Si tratta sempre di impegni concreti e realizzabili in tempi certi. Proprio per questo l’associazione ha una struttura molto snella, operativa, composta da una ventina di volontari che si riuniscono regolarmente per discutere delle problematiche da affrontare e decidere quali progetti perseguire, ma con un seguito di amici e sostenitori che si aggira sulle duecento persone, “quelle – per dirlo con le parole del presidente – che quando le chiami ci sono sempre”.
Oltre all’opera meritoria svolta in Africa, la Terra di Piero, radicata in un territorio come il nostro che presenta diverse problematiche e criticità, non ha mai disdegnato di promuovere e sostenere iniziative volte a dare aiuto ai cittadini della città bruzia. Così dalla collaborazione per l’acquisto dell’ascensore per aiutare la giovane Alessandra a entrare e uscire di casa, si è passati ad organizzare una raccolta fondi, insieme ad altre realtà associative del nostro territorio, finalizzata all’acquisto di una pedana in favore della piccola Ginevra. Si tratta di progetti “piccoli”, in Africa come qui a Cosenza, ma concreti, di quella concretezza che riempie il cuore e l’anima, spingendo in molti a diventare per gli altri quell’esempio positivo che un ragazzo, Piero Romeo, con la sua straordinaria semplicità, è stato per questo gruppo di amici che passo dopo passo hanno deciso di realizzare quel sogno.
L’INTERVISTA
Nelle parole del presidente Sergio Crocco, l’impegno e la missione dell’Associazione di volontariato la Terra di Piero.
Cosa vi ha lasciato Piero Romeo?
Piero ci ha lasciato soprattutto il suo esempio; non aveva manie di protagonismo e ha spinto me, e altra gente come me, a continuare la sua opera e, permettetemi di aggiungere, a fare anche qualcosa in più.
Cosa vi ha spinto a creare qualcosa che serva a rispondere a un bisogno primario, com’è l’acqua, per persone che sono così distanti da noi?
C’è da dire innanzitutto che i problemi che ci sono qui da noi sono davvero poca cosa rispetto ai problemi dell’Africa e della Repubblica Centrafricana dove nello specifico operiamo. Lo posso dire perché ho visto le loro condizioni. Quando noi diciamo “morire di fame” si tratta di una metafora, lì è la realtà. Piero era un amante dell’Africa e di quei posti che abbiamo visitato in diverse occasioni. Ci siamo innamorati di quel popolo; persino nei lebbrosari, dove penso ci sia la sofferenza peggiore al mondo; non ho mai visto gente sorridere in quel modo.
Come avviene concretamente la costruzione di un pozzo in Africa? Quanto costa?
Padre Fedele è stato da sempre il nostro tramite anche se, nel tempo, abbiamo costruito le nostre amicizie. Preferiamo che i nostri pozzi siano manuali per due motivi: il primo riguada la mancanza di elettricità in diverse zone; il secondo è legato al funzionamanto, infatti spesso la rottura di un pezzo, anche il più piccolo, non consente più l’utilizzo del pozzo. Per quanto riguarda i costi sono legati alla profondità che si deve raggiungere per trovare l’acqua; se si riesce a trovarla a 20-30 metri, i costi si aggirano intorno ai 2.000 euro.
Manifestazioni sportive, spettacoli teatrali, vendita di ricercatissimi gadget. Un’intera città viene coinvolta nel vostro progetto?
È vero; abbiamo la fortuna di avere tanti amici che ci aiutano. Il nostro miglior testimone e sponsor è la vita di Piero Romeo; lui aveva un mare di amici e, soprattutto da questi attingiamo. Gente che lo ha conosciuto e gli voleva bene, che conosce quello che ha fatto e vuole continuare la sua opera.
Oltre alla raccolta fondi per la costruzione di pozzi in Africa la vostra associazione cerca di rispondere ad alcuni dei bisogni presenti sul nostro territorio. Quali sono?
Quando ci capita l’occasione di qualcuno che ci viene a chiedere una mano per una causa giusta, verifichiamo subito se può essere una cosa realizzabile; poi partiamo in quarta. Diciamo che quando ci siamo dati un progetto in un paio di mesi siamo riusciti a portarlo a termine.