“Che avvenga!”. È la parola di Maria.
Maria non usa solo le labbra nel dire il suo sì. Tutto di lei prorompe in una danza gioiosa nell'accogliere la proposta dell'arcangelo.
Genoitho, letteralmente “che avvenga!”. È la parola di Maria. Dovremmo percepire questa espressione con un particolare accento del cuore. Non è pronunciata con voce sommessa e occhi spenti; Maria non usa solo le labbra nel dire il suo sì. Tutto di lei prorompe in una danza gioiosa nell’accogliere la proposta dell’arcangelo. Nella lingua greca esiste una sfumatura verbale che indica l’intenso desiderio dell’uomo di compiere una determinata azione. Nei vangeli non è mai adoperata questa forma verbale; solo per Maria viene impiegata, perché Maria è la donna del desiderio puro e libero. Ella non vive la frustrazione dei desideri tracotanti o l’ansia dei desideri soffocati. Maria desidera ciò che tutto il Cielo desidera, per questo nel suo cuore c’è solo gioia. Maria ha pronunciato il suo “genoitho” gustando appieno il tempo dell’attesa durata secoli. In Maria è tutto il popolo santo di Dio ad attendere e a vedere realizzato il desiderio di Dio per l’umanità. Dio sogna un’umanità fraterna e il suo sogno diviene realtà attraverso Maria, che dona al mondo un figlio che insegnerà agli uomini la fratellanza universale. Il sogno del Creatore necessitava degli occhi di una creatura. Nello sguardo di Maria c’è la bellezza di un’umanità non macchiata dal peccato. È un dono grande Maria perché ci ricorda cosa significa vivere senza peccato, ovvero di puro amore.Passarono degli istanti tra le parole dell’arcangelo e quelle di Maria. E mentre la Parola attendeva di farsi evento, con il respiro sospeso tutta la creazione attendeva quel “sì”. Ogni singolo suono uscito dalla bocca di Maria rappresentava una storia di redenzione per ogni uomo. Soprusi, violenze, lutti e carestie, ingiustizie sociali ed umiliazioni, amori feriti e vite strappate: tutto attendeva Maria per ritornare alla vita.Poi la voce si fece più chiara e sicura, e quando già nel cuore di Maria Dio trovò dimora, il suo “genoitho” divenne semplicemente l’inizio dell’esultanza del Cielo. Come in uno stadio, un boato di gioia accolse quel sì. Maria non subì remissiva il progetto di Dio, ma vide in Dio la realizzazione del suo progetto, per questo disse “genoitho”. Cari amici, con la festività odierna la Chiesa ci ricorda che se anche noi, come Maria, riuscissimo ad avere meno pregiudizi nei riguardi di Dio, scopriremmo che egli è il facilitatore dei nostri desideri di bene, e non l’antagonista della nostra gioia. E allora, “Genoitho”, ovvero semplicemente Evvai!