«…i miei occhi hanno visto la tua salvezza» (Lc 2,30).
Commento al Vangelo di Domenica 2 Febbraio 2025 (Presentazione di Gesù al Tempio)
La festa di oggi celebra un incontro: il Messia entra nel tempio e viene consacrato al Padre al quale già appartiene (Lc 1,35). Lo incontra nel suo popolo in attesa, rappresentato da Simeone ed Anna. Anche se nell’iconografia popolare Simeone è dipinto come un sacerdote, il testo tace a riguardo della sua occupazione. Lo presenta, invece, come un uomo vigile, in attesa della consolazione d’Israele. Ora, l’attesa diviene incontro perché, come il suo stesso nome indica, Jhwh ha esaudito le preghiere del suo popolo. Simeone riconosce nel bambino l’unto del Signore, il Messia; lo prende tra le braccia e benedice Dio. Definendosi “servo”, si colloca nel giusto rapporto con il suo Signore. Può congedarsi dal mondo avvolto nella pace: ha visto la salvezza ed ha compreso che è dono per tutti, “luce” per l’umanità e “gloria” d’Israele. Come luce il Messia indica una direzione e illumina il cammino anche se non elimina la fatica del viaggio. Come gloria manifesta la presenza di Dio nel volto dei suoi figli; in un figlio d’Israele, infatti, la Presenza si è fatta carne per sempre.
Simeone rivolge a Maria parole che sembrano contradire l’inno di gioia: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà l’anima –, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori» (v. 34). Colui che è pace, luce e manifestazione della gloria di Dio rivelerà il Padre con modalità inattese, nel segno della croce. L’incontro con la consolazione d’Israele obbligherà i cuori a venire allo scoperto. Per coloro che si sintonizzeranno con lui, l’ora dell’incontro sarà l’ora della salvezza; per chi lo rifiuterà, diverrà pietra d’inciampo. Il riferimento alla spada a doppio taglio capace di trafiggere il cuore, indichi il difficile cammino del discepolo, perché Gesù è anche per Maria «segno di contraddizione» che svela i pensieri del cuore e chiama a scelte sempre più radicali (Eb 4,12).
Anna è introdotta quale secondo testimone chiamato a garantire la verità della promessa di Dio. È sorprendente notare la quantità di dettagli che Luca offre per identificare questa figura: è una donna che appartiene al suo popolo, radicata in una famiglia ed in una tradizione; ma è soprattutto una donna che ha scelto di appartenere soltanto a Dio.
Essendo profeta vive in un rapporto di dipendenza dallo Spirito che la rende capace di trasformare la scrittura in Parola, di penetrare nei segreti di Dio e renderli incontrabili alla sua generazione. Anna, con Simeone, rivela la verità di Gesù a tutti coloro che hanno un cuore disponibile ad accoglierla, un cuore aperto alla novità di Dio.
L’ultimo versetto ci racconta il ritorna all’ordinarietà. Per Giuseppe e Maria inizia il cammino della «loro purificazione» (Lc 2,22), nella progressiva presa di coscienza dell’identità del figlio e del Mistero a cui appartiene. Come i discepoli, anche Maria e Giuseppe sono chiamati a porsi in viaggio seguendo Gesù. Il duplice riferimento allo stupore e alla non comprensione (Lc 2,48.50) indica l’impossibilità di rinchiudere Dio dentro il perimetro di pensieri, leggi, tradizioni e luoghi sacri. Dio è oltre perché è altro, è mistero e libertà. La stessa sapienza e grazia che accompagna la crescita del bambino (Lc 2,40), accompagnerà anche la crescita dei suoi genitori, in un’adesione fedele che non chiede di capire ma di seguire.
Chiediamoci: chi è per me Gesù? Luce, gloria, segno di contraddizione? Dove lo incontro?