Immersi nell’umano, il Padre ci ama
Con la festa del Battesimo di Gesù si conclude il tempo di Natale
La parola chiave di questa domenica è figlio. Celebriamo, infatti, la festa del Battesimo di Gesù, con la quale si conclude il tempo di Natale. La manifestazione di Gesù, figlio di Dio, giunge a maturazione con l’inizio della missione pubblica, suggellata dall’intervento di Dio Padre, che riconosce Gesù come il suo figlio amato. L’origine di questa parola rievoca l’atto proprio del bambino di attingere il nutrimento dal seno della madre. Figlio sarebbe collegato al latino “fellare”, che significa per l’appunto succhiare. È un termine di relazione. Figlio è legato indissolubilmente a madre e padre. Se non tutti al mondo possono dirsi biologicamente madri o padri, certamente ogni uomo è figlio. La figliolanza è la dimensione fondamentale dell’uomo. Cristo con la sua venuta consegna a quanti lo accolgono il dono della figliolanza divina. In Cristo noi siamo figli di Dio e dal Padre amati. Il battesimo vissuto da Gesù rivela al mondo il senso della sua missione sulla terra: rendere gli uomini figli amati del Padre. È singolare notare che la piena percezione della sua figliolanza Gesù ce l’abbia una volta immersosi nelle acque del Giordano. L’evangelista quasi ci suggerisce che solo nel vissuto pieno della propria umanità, che si rende solidale con gli altri uomini, Gesù gusta l’amore del Padre. Cari amici, anche noi possiamo fare questa esperienza d’amore del Padre se ci immergeremo completamente nelle acque della nostra esistenza, senza fuggire da essa. Più viviamo da uomini, più il Padre si rende udibile e visibile, come con Gesù al Giordano. Chiediamo la grazia allo Spirito di vivere in pienezza la nostra umanità, accogliendola con tutte le sue sfumature: soli così sentiremo Dio Padre che ci dice: “Tu sei il figlio mio amato”.
1Gv 5,1-9Lo Spirito, l’acqua e il sangue.