Per un umanesimo integrale e solidale

Arriva anche online la rubrica di PdV sulla dottrina sociale della Chiesa. E' l'occasione per prepararci alle Settimane sociali dei Cattolici Italiani di Cagliari 2017. 

Il concilio Vaticano II ha ribadito con forza che la Chiesa condivide con l’uomo di tutti i tempi le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce. Poiché essa è composta dai discepoli di Cristo i quali, guidati dal vento dello Spirito, sono in cammino, insieme a tutta la comunità umana, verso il Regno, la vita vera.

La Chiesa si sente intimamente e realmente solidale con il genere umano (cf. Gaudium et spes 1).

Il popolo di Dio esprime nella solidarietà, nel rispetto e nell’amore la comunione con le vicende del mondo.

Alla Chiesa sta a cuore la persona umana in quanto tale; che ha in sé una dignità insopprimibile.

Il principio della personalità, tuttavia, non può essere considerato isolatamente; esso sta in rapporto di scambio elementare con il principio della solidarietà.

Se, però, il principio della personalità o dell’individualità viene accentuato unilateralmente, esso sfocia in un individualismo sociale insoddisfacente. E, al contrario, se è il principio della solidarietà ad essere posto in maniera assoluta, esso conduce ad un collettivismo sociale.

Se facciamo un’analisi del contesto in cui viviamo, notiamo che una delle più profonde povertà umane è la solitudine; e tutte le altre nascono proprio dall’isolamento: dalla difficoltà di amare e dal non essere amati.

Per cui, lo sviluppo dei popoli può nascere esclusivamente dal riconoscimento di essere una sola famiglia, che collabora nella comunione.

La creatura umana, infatti, si realizza nelle relazioni interpersonali; l’uomo non valorizza se stesso nell’isolamento.

Il perfezionamento della persona umana e lo sviluppo della società sono tra loro interdipendenti.

L’inclusione relazionale, fondata sulla giustizia e la pace, fonda lo sviluppo.

Tutto questo si fonda sul rapporto esistente tra le tre Persone divine, che sussistono nell’unica Sostanza.

Anche l’annuncio, il kerygma, possiede un contenuto ineludibilmente sociale. Ce lo ricorda papa Francesco. Il cuore del vangelo è costituito dalla vita comunitaria e dall’impegno con gli altri.

La redenzione di Gesù ha un significato sociale, perché Dio, in Cristo, non salva solo il singolo uomo, ma redime anche le relazioni sociali.

Tutto questo ha a che fare con la nostra vita concreta, reale, di tutti i giorni?

Ci sentiamo chiamati a condividere le fatiche con chi ci sta intorno? E, nello stesso, tempo, ad allargare i nostri orizzonti per farci prossimi a chi è nel bisogno?

La voce della Chiesa serve proprio a smuovere le nostre coscienze; il nostro eventuale torpore. Tutti siamo chiamati a metterci in discussione; ad andare incontro a coloro che soffrono. Questa è solidarietà! Ed essa è il mezzo per raggiungere un umanesimo integrale; al quale tutti aneliamo.