Gli operatori Caritas, una forza d’amore

Nel particolare giubileo passaggio della Porta Santa della Cattedrale e un momento di testimonianze sulle opere segno in corso in diocesi.

Un servizio prezioso per incontrare, nei fratelli, il volto di Cristo. Un”occasione per declinare verso chi ha i più diversi bisogni la misericordia di Dio. Sono le Caritas attive all’interno dell’Arcidiocesi di Cosenza – Bisignano. Tanti gli angeli della carità che domenica scorsa hanno gremito la Cattedrale di Cosenza per il loro personale momento di Giubileo. L’Ufficio diocesano, guidato da don Bruno Di Domenico, ha incontrato negli scorsi mesi le diverse realtà caritative parrocchiali. Prendendo la parola nel duomo cosentino, Rosalba Rosa, vicedirettrice Caritas, ricorda che “da ottobre ad oggi grazie anche all’apporto dei diaconi Albano Michele Angiocchi, Roberto Gemelli e Sergio Garro abbiamo incontrato 42 parrocchie per una ricognizione delle Caritas esistenti e in formazione”. Un lavoro anche di formazione, secondo quanto additato da monsignor Francesco Nolè nei mesi scorsi. “Alla luce di quanto ci aveva chiesto l’Arcivescovo abbiamo chiesto di formalizzare la loro esistenza, dotandosi di statuti”. Al di là delle carte, però, “c’è bisogno di tradurre in azioni tutto quello ascoltiamo nelle liturgie domenicali. Che esista una Caritas in ogni parrocchia è un qualcosa di bello perché aiutiamo tutta la nostra comunità a farsi prossima agli altri”. Perché quello della Caritas è un vero e proprio servizio al fratello. Lo ribadisce più volte don Di Domenico, che guida il momento di testimonianze. Il raduno, da cui ha preso parte la processione, era avvenuto in Curia, presso la struttura di volontariato Casa Nostra. Tante le opere segno della Caritas diocesana, grazie anche ai fondi dell’8xmille. Tra queste, proprio l’assciazione di volontariato all’interno del palazzo del Pastore,nata da una “lungimirante idea di mons. Nunnari” – come dirà il presidente, Pino Salerno, e incoraggiata da mons. Nolè. C’è tanto altro, però, nella noatra realtà diocesana. Dall’unità di strada, impegnata tra le vie dell’area urbana per dare un sollievo ai senza dimora, “agli invisibili della città”, come li chiama matteo De Gaetani nel suo accorato intervento, alle progettualità per creare occasioni lavorative. Perché tante sono le povertà del territorio, e la Caritas ha bisogno di intercettarle tutte. Quasi una marcia in più, quella che oarte dalla celebrazione giubilare, l’opportunità di ripartire dal cuore misericordioso di Dio per abbracciare l’ultimo. Ecco perché all’inizio del pomeriggio assume un significato importante varcare la Porta Santa, confessare la proria fede al fonte ed essere aspersi. Dal Vangelo alla vita e dalla vita al Vangelo. Con la certezza che solo nel dialogo si costruisce il bene. Per questo assume un valore fondamentale il centro di ascolto diocesano. Lì, come racconta Emilia Pulice, si fa veramente esperienza delle difficoltà del fratello. Sandra Innocente, invece, testimonia l’impegno nel progetto Gridera’ di gioia la lingua del muto”, che “con i fondi ordinari e straordinari dell’8xmille ha finora realizzato tirocini formativi per 50 persone in condizioni di fragilità”. Lisa Catapano, invece, sta svolgendo il servizio civile presso la Caritas, “una grande scommessa per noi giovani”. Un anno di cammino insieme alla Chiesa per il bene del fratello. E mentre prosegue il gemellaggio con Caritas Hellas, per la Caritas diocesana si è aperta la finestra dell’accoglienza ai migranti. “Rispetto alla ‘globalizzazione dell’indifferenza’ , le Caritas sono chiamate a fare un grosso lavoro” – spiega Pino Fabiano. Come Ufficio diocesano stiamo provando a riflettere su situazioni di accoglienza degli stranieri, e recentemente abbiamo risposto all’emergenza di 15 profughi grazie alla generosità delle Suore Minime della Passione che ci hanno messo a disposizione la struttura di Carolei dove erano”. Pochi minuti prima, in fondo, lo aveva confermato anche il giocane curdo Aiwan: “qui mi sento in famiglia”.