Pokémon-Go e Gmg: c’entrano qualcosa?

Le persone potrebbero essere distratte dai loro telefoni intelligenti e perdere qualcosa di importante, come il passaggio del Papa durante la GmG

Dal 6 luglio, giorno del lancio di Pokémon Go, la Nintendo ha raddoppiato il suo valore di mercato a circa 43 miliardi di dollari. L’operazione finanziaria è perfettamente riuscita: il resto è tutto fumo? È presto per dirlo. Secondo Massimiliano Padula, “a ogni innovazione tecnica corrisponde una mutazione antropologica”. Occorre perciò prendere paradossalmente sul serio quei milioni di persone di ogni età che inseguono pupazzetti sullo schermo dello smartphone mentre inquadrano l’ambiente circostante; grazie alla geo-localizzazione, Pikachu & company sembrano davvero essere in Piazza del Duomo a Milano o al Central Park di New York, ma scompaiono quando si guarda la realtà-reale fuori dallo schermo. E così, come novelli rabdomandi, molti se ne vanno in giro cercando il Pokémon mancante.

È singolare, ma si è parlato di Pokémon Go anche in relazione alla GMG di Cracovia. In una recente intervista, padre Frank Donio, direttore del Centro di Apostolato Cattolico a due miglia da Washington D.C., ha detto: “Come si sa, a seguito della recente mania Pokémon Go, le persone possono essere distratte dai loro telefoni intelligenti e perdere qualcosa di importante, come una macchina sul loro percorso, o, nel caso della Giornata Mondiale della Gioventù, il passaggio del Papa”. È un timore infondato? Direi di no, visto che, secondo l’Accademia Americana dei Pediatri (A.A.P.), negli Stati Uniti un bambino tra gli 8 e i 10 anni passa quasi 8 ore al giorno davanti a computer e televisione, mentre per gli adolescenti le ore sono 11: il che significa che a 7 anni i bambini hanno già trascorso un anno davanti allo schermo, che può perfino diventare il principale strumento di lettura della realtà. Dall’altra parte del Pacifico, c’è il fenomeno, tanto patologico quanto in costante crescita, degli hikikomori, giovani giapponesi che si isolano per mesi nelle loro case, talvolta con il solo schermo del computer a far da tramite con il mondo esterno. Eppure, l’esperienza insegna che la vita non si può schiacciare nella realtà virtuale o in quella aumentata e che solo le relazioni frontali, quelle io-tu, possono essere veramente soddisfacenti, nonché diventare educanti ed evangelizzatrici. Se questo è vero per Pokémon Go, tanto più lo è per la GMG, dove sarebbe davvero singolare finire a guardare il passaggio del Papa dallo schermo dello smartphone, anche se tramite l’applicazione ufficiale dell’evento.

*Direttore Hope