Salvaguardare lavoro e pace sociale

La morte del sindacalista Adil Belakhdim a Novara è un ulteriore segnale di come sia preoccupante il clima di tensione che sta attraversando il mondo del lavoro, alla vigilia dello sblocco dei licenziamenti previsto per il 1 luglio

Davanti a un presidio di lavoratori della logistica organizzato la scorsa settimana in provincia di Novara davanti ad un grande supermercato, un Tir ha forzato il blocco e accelerato, investendo ed uccidendo Adil Belakhdim, un giovane sindacalista trentasettenne di origine marocchina e padre di due figli di 15 e 17 anni. Poi è scappato fino a quando non è stato arrestato. Al di là della dinamica su cui la magistratura dovrà fare luce, preoccupa il clima di tensione che attraversa ancora una volta il mondo del lavoro, alla vigilia dello sblocco dei licenziamenti di luglio, quando l’Italia potrebbe trasformarsi in una vera e propria bomba ad orologeria. Basta ricordare che solo poche settimane fa i dipendenti licenziati da un’azienda che protestavano in un’altra azienda del Nord venivano aggrediti a colpi di bastoni, da squadracce assoldate da qualcuno in un clima di squadrismo che rimanda ad un passato assai triste. La domanda a questo punto nasce spontanea: che cosa accadrà nei prossimi mesi una volta usciti, si spera, dalla pandemia e dal lockdown? Un mondo che finora era rimasto sopito, anestetizzato da bonus e sussidi, potrebbe risvegliarsi per improvvise fiammate e potrebbe esplodere lasciando intorno a sé macerie sociali: operai contro imprenditori, lavoratori contro lavoratori, dipendenti contro padroncini, forze dell’ordine contro manifestanti. Sarà una guerra tra poveri e che è da evitare. Certo è che bisognerebbe abbassare per tempo la tensione non solo da parte della politica, ma proprio a partire dalle parti in causa, con relazioni industriali più adeguate ai tempi, con manifestazioni improntate al confronto e al dialogo e non ancorate a manifestazioni di stampo novecentesco, come i blocchi, anche se questo non toglie nulla alla gravità di quel che è accaduto vicino a Novara dove è morto il povero sindacalista. Forse è tempo di pensare anche ad un nuovo modo di protestare, ma anche di pensare il lavoro. Forse un po’ tutti dobbiamo convincerci che solo col confronto si potrà venirne fuori, scongiurando tragedie figlie della esasperazione che non risolve nulla.