Chiesa
San Francesco di Sales e il Patrono della Calabria. Cooperatori dell’amore di Dio
Il Vescovo di Ginevra amò il Terz’Ordine dei Minimi e lo diffuse nella sua diocesi e in tutta la Francia
La Chiesa cattolica riconosce San Francesco di Sales come “patrono dei giornalisti e degli scrittori cattolici”, che diffondono la Parola di Dio mediante l’uso dei moderni mezzi di informazione. Il titolo gli fu attribuito nel 1923 da Papa Pio XI che, in occasione del terzo centenario della sua morte, lo commemorò con l’enciclica Rerum Omnium Perturbationem. Nel 1968 papa Paolo VI, con la Omnes quidem, riconobbe San Francesco di Sales quale patrono del Terz’Ordine dei Minimi di San Francesco di Paola. Il vescovo di Ginevra, nato il 21 agosto 1567 a Thorens-Glières in Francia, e commemorato il 24 gennaio nell’anniversario della traslazione delle reliquie ad Annecy, ebbe un legame particolare con il santo taumaturgo di Paola, nei confronti del quale nutriva una sincera venerazione. L’origine di questo meraviglioso rapporto affonda le sue radici nel periodo tra il cinquecento e il seicento, quando l’Ordine dei Minimi era uno degli istituti religiosi più importanti di tutta la Francia. L’attività di evangelizzazione dei frati mendicanti e la proliferazione dei loro conventi sul territorio d’Oltralpe garantivano la continuità della pratica religiosa, con la somministrazione dei sacramenti, tra cui l’Eucarestia, ai fedeli cattolici. Il Terz’Ordine dei Minimi ebbe modo di fiorire e di consolidarsi, prima della rivoluzione francese e dell’era napoleonica che misero un freno alle realtà monasteriali. Vi facevano parte non solo religiosi ma anche laici di una certa estrazione sociale, tra i quali la signora Viverger, vedova del signor de Bérulle e madre del cardinale Pierre de Bérulle, fondatore dell’oratorio francese, Jean-Jacques Olier, che istituì la Compagnia dei sacerdoti di San Sulpizio, e Vincenzo de’ Paoli, il futuro santo fondatore dei Preti della Missione (Lazzaristi). Nell’opera Vita di San Francesco di Sales di padre Pier Giacinto Gallizia, cappellano del Monastero della Visitazione di Torino, sono riportati degli aneddoti che chiariscono meglio la relazione tra il santo ginevrino e quello calabrese. Durante la gravidanza la madre, Francesca de Sionnaz, fece un voto speciale a San Francesco di Paola affinché proteggesse il figlio che portava in grembo, a cui in seguito diede il nome di Francesco in onore anche al Poverello d’Assisi, della cui memoria e del cui esempio di profonda spiritualità cristiana era intrisa la stanza nella quale nacque il futuro patrono della comunicazione. Sales cercò, con tutte le sue forze e con lo spirito di fede, di rilanciare il Terz’Ordine dei Minimi nella diocesi di Ginevra e nella Francia del tempo. Nell’opera giovanile Le Controversie (1600), che raccoglie le prediche in cui il presule spiega le principali verità della fede cattolica (la croce, i sacramenti, soprattutto l’Eucarestia e la Confessione, la Chiesa e il Papa, la lettura della Bibbia..), vi sono dei riferimenti a San Francesco di Paola, definito come un modello da seguire che “fiorì in indubbi miracoli, come la risurrezione dei morti”. Citare esempi del genere servì a Sales nella sua dissertazione sulla rottura dell’unità fra i cristiani e il confronto fra la fede cattolica e quella calvinista, negli anni in cui l’Europa viveva una profonda e irreversibile frattura causata dalla riforma protestante. Ne Lo Stendardo della Santa Croce (1606)il vescovo di Ginevra menziona ancora San Francesco di Paola, insieme ad altre illustre personalità tra cui il Poverello d’Assisi e Sant’Ignazio di Loyola. Ci sono diversi episodi della vita del santo che confermano il rapporto con il religioso calabrese. Egli amava appartenere al Terz’Ordine e, tutte le volte che incontrava un frate Minimo, si toglieva il cingolo, il cordone che portava intorno alla veste e lo mostrava dicendo “Anch’io sono figlio di San Francesco di Paola”. Un altro fatto interessante riguarda il rapporto tra il vescovo e la baronessa Giovanna Francesca Fremyot de Chantal, che conobbe durante la predicazione quaresimale a Digione e con cui instaurò una meravigliosa amicizia, rinsaldata grazie anche ad un carteggio epistolare di matrice spirituale. La collaborazione con la donna, a cui dedicò il volume Filotea o Introduzione alla vita devota (1608), nel quale sono riportati dei consigli per insegnare ad amare Dio con tutto il cuore, sfociò nel 1610 in un frutto spirituale chiamato Congregazione della Visitazione di Santa Maria, addetta alla cura dei più bisognosi.
A Giovanna Francesco era solito raccomandare di cominciare le giornate, rivolgendo suppliche e preghiere proprio ai santi di Paola e di Assisi. Il vescovo ginevrino portò avanti l’insegnamento del Terz’Ordine dei Minimi e ricolmò la sua vita di carità e umiltà, come i santi di Assisi e di Paola gli avevano insegnato. Vedeva nella carità l’amore per Dio e per il prossimo, un amore di amicizia, di benevolenza, possibile solo perché il Padre ha stabilito tra sé e le sue creature una certa comunanza. Proprio per l’attaccamento alla carità, come essenza stessa dell’amore e di incontro con il Signore, San Francesco di Sales venne chiamato dai suoi fedeli “l’amabile Cristo di Ginevra” e divenne terziario tra i Minimi. Nella monastero di Grenoble, nel 1618, volendo dare pubblica testimonianza della sua devozione all’eremita paolano, Francesco di Sales ricevette pubblicamente il cordone di Minimi. “Mentre egli era in ginocchio innanzi al mantello, sul quale il Santo di Paola passò il mare a piedi asciutti, e che era stato esposto per questa occasione, il popolo, che voleva sodisfare la propria devozione, gli si gettò addosso, camminando sui suoi abiti e appoggiandosi sulle sue spalle, senza che il santo Vescovo dicesse motto per impedirlo. Quando uscì dalla chiesa i religiosi gli fecero le loro scuse, dicendogli che avevano ammirato la sua pazienza, ma egli rispose: “Non bisogna che ognuno contenti un pò la propria devozione? Posso assicurarvi che non ho molto badato a coloro che erano intorno a me, ma a S. Francesco di Paola, che spiritualmente mi dava egli stesso il suo cingolo e mi obbligava, con legami interni ed esterni, a considerare tutti i Minimi come miei fratelli” si legge nel libro San Francesco di Sales negli insegnamenti e negli esempi. Diario sacro estratto dalla sua vita e dalle sue opere a cura delle Visitandine di Roma. Lo stesso giorno, nel 1619, Francesco di Sales, tessendo il panegirico dell’omonimo paolano nella chiesa dei Minimi nella piazza Reale di Parigi, mentre vi era esposto il Santissimo Sacramento, dopo l’esordio restò in piedi a capo scoperto, in un profondo raccoglimento. Vedendo che nessuno intuiva la causa del suo silenzio disse ad alta voce: “Eh! di grazia, se si vuole ch’io predichi seduto e a capo coperto, che il Signore sia coperto prima di me”. Pronunciò queste parole in maniera così devota e umile arrivando al cuore dei presenti, molti dei quali versarono lacrime di commozione e di gioia.