Saracinesche abbassate. Il settore delle consegne di cibo a domicilio è in ginocchio

Diffidenza da parte dei clienti e difficoltà organizzative hanno costretto tanti imprenditori della nostra città a chiudere i locali. "Intanto le spese di fitto e utenze continuano a  galoppare" lamentano i ristoratori intervistati

Se sul fronte della spesa a domicilio (di cui abbiamo parlato ieri sulle pagine del nostro giornale online) sembra di poter registrare dati ed esperienze positive, quello delle consegne a domicilio di cibo pronto è uno dei settori che sta risentendo maggiormente del lockdown, mettendo in ginocchio un’intera categoria. “Tantissimi nostri clienti hanno paura a ordinare prodotti cucinati a distanza e consegnati direttamente a casa” – ci confessa Francesco di “Vini e Oli” su viale Parisio a Cosenza. “Così, e sembra quasi un paradosso, ho ritenuto che avrei ‘guadagnato’ di più restando chiuso che non correndo il rischio di dover gettare cibo avanzato e consumare luce e gas nel locale” ha sottolineato ancora il giovane imprenditore.

“Questa crisi ci sta mettendo in ginocchio perché le nostre saracinesche restano serrate, ma le spese di fitto e utenza continuano a galoppare” precisa uno dei responsabili di “HUB Burgers Music Bar” sito in una traversa di Corso Mazzini. “Se questa epidemia non passerà in fretta, e purtroppo non sappiamo quando finirà, tante di queste saracinesche non riapriranno più” ci confessa ancora con amarezza. Amarezza che accomuna le considerazioni condivise da tutti gli intervistati che hanno tenuto a ribadire come la strada delle consegne a domicilio di cibo pronto, avrebbe richiesto un’organizzazione in termini di reperimento di dispositivi di protezione personale, per chi avrebbe dovuto fare le consegne, molto difficile da predisporre in tempi così stretti, e con guanti e mascherine ancora così difficili da reperire. “Infatti, prima degli ultimi decreti del governo (Dpcm 11 marzo ndr), quello delle consegne a domicilio era un settore sul quale avevamo puntato, ma adesso la diffidenza dei clienti e le difficoltà organizzative ci hanno indotto a sospenderlo del tutto da più di venti giorni” ci dice Emanuele di “Toast-it” su via Brenta. “A questo si aggiunge che in questo periodo le persone sono a casa, hanno più tempo e, ovviamente, preferiscono cucinare i cibi da sé” chiosa Emanuele.

Qualche piccolo segnale di speranza lo lasciano intravedere alcune pizzerie che continuano, non senza difficoltà, a fare le consegne. “I volumi sono molto ridotti, ma riusciamo ancora a fare qualche consegna” – ci confessa Giuseppe della “Pizzeria Peperoncino” su Via Popilia -. “Oltre a continuare a lavorare, ci sembra anche di poter offrire un pizzico di ‘normalità’ in questa situazione così strana per tutti”. A sottolineare le difficoltà è però Simona, della pizzeria “La Volante” su via Kennedy a Rende che confessa “come la maggior parte delle sere gli ordini siano prossimi allo zero. Purtroppo stiamo lavorando pochissimo, e diverse sere abbiamo deciso di non aprire proprio, per risparmiare almeno la legna del forno e la luce, oltre agli ingredienti che sarebbero andati a male”. Ancora più tetro il quadro tracciato da Francesco, che dalla centralissima Piazza Riforma vedeva ogni giorno partire decine di ordinazioni dalla sua “Pasticceria, Panificio, Pizzeria Reda”. “Abbiamo deciso di chiudere completamente perché il rapporto costi benefici era completamente a nostro sfavore. Mantenere il negozio aperto ha dei costi che non riuscivamo a coprire, tenerlo chiuso non ci consente però di incassare nulla. È davvero un brutto momento, dal quale non sappiamo quando e come usciremo”.

Da parte nostra possiamo solo augurarci di rivedere al più presto tutte quelle saracinesche aperte.

(foto di Fabio Mandato)