Scuola, un anno di transazione?

Il tempo forse necessario per portare a regime la riforma.

Ci siamo quasi, L’estate si avvia malinconicamente verso la fine e in dirittura d’arrivo si profila il nuovo anno scolastico. Ci vuole ancora qualche settimana, è vero, ma tra polemiche per le nuove assunzioni e accelerazioni, nelle famiglie, delle ultime pratiche in vista della ripresa della scuola – compiti da finire, libri di testo da acquistare, dotazione scolastica varia e chi più ne ha più ne metta – il nuovo inizio sembra ravvicinato. Cominciamo dalle polemiche. Quelle sulle assunzioni dei precari legate alla Buona scuola. Indubbiamente il meccanismo, tra graduatorie ad esaurimento, graduatorie nazionali, fase A, B e C, appare farraginoso. In realtà è la questione stessa che non è di facile gestione, viste l’imponente mole di assunzioni prevista dal governo e le situazioni cristallizzate nel mondo della scuola. C’è da augurarsi che le procedure siano il più snelle possibili, ma i numeri coinvolti, circa 104mila insegnanti, remano contro. C’è poi il problema – così sventolato dai media – dell’esodo, o addirittura “deportazione” di massa dei docenti, che non è di poco conto. In effetti è un dato storico della nostra scuola quello per cui – banalizzando – i posti vacanti sono al Nord e i docenti sono al Sud. Non è una novità. Oggi sembra esplodere per via dei ricordati grandi numeri per l’immissione in ruolo. E già è arrivata una circolare che dà la possibilità ai precari di accettare una supplenza vicino casa e rinviare di un anno il trasferimento senza però perdere la cattedra. Per evitare la “deportazione”. Qualcuno ha lanciato l’allarme sul “balletto” delle cattedre e delle supplenze: bene tutte le cautele per i docenti, ma i ragazzi chi li tutela? Del resto, la “mobilità straordinaria”, fanno sapere dalle parti del governo è prevista dalla riforma. E c’è anche chi ha segnalato che la “Buona scuola” sta sì arrivando, ma ci vorrà almeno un anno di transizione. La polemica e le incertezze proseguiranno, c’è da scommetterlo. Alimentate – un altro rischio – dai possibili ricorsi proprio sul tema immissioni in ruolo, già ventilati dai sindacati, ad esempio per quanto riguarda i nuovi abilitati. Insomma, queste ultime settimane prima dell’avvio dell’anno scolastico sembrano avere il fiatone. E il fiatone devono averlo anche tanti studenti e tante famiglie che si preparano ad affrontare le nuove fatiche. Dall’estero, proprio pensando ai ragazzi, arrivano ricerche che li vorrebbero troppo assonnati per cominciare la scuola alle 8 del mattino. Devono dormire di più, insiste anche il pediatra di turno, che raccomanda di rispettare la fase del risveglio – fino alle 10 del mattino – evitando compiti in classe o spiegazioni complesse. Troppo banale la soluzione dell’anticipare il sonno serale? Bisognerebbe evitare le ore piccole con televisione, uscite, videogiochi e quant’altro… certo è più suggestivo pensare a nuovi orari scolastici, posticipati. Se i ragazzi hanno sonno (in vacanza poi ci si alza più tardi), le famiglie hanno problemi più concreti, legati alle spese per gli accessori scolastici e per i libri di testo. Quelle legate alle spese sono questioni serie, soprattutto in un momento di crisi prolungata come l’attuale. Però in qualche caso viene da sorridere: per la cartella griffata si investe un capitale, mentre i libri vanno cercati usati e superscontati (cosa apprezzabile) e sembra che siano sempre troppo costosi. Curioso.