Se un’app fa il lavoro tuo

È in atto una disintermediazione di cui non si percepiscono i confini.

“Stiamo vivendo non tanto un’epoca di cambiamenti, ma un cambio di epoca”, diceva papa Bergoglio in un’intervista di due anni fa. Esagerato, commentò qualcuno. Ecco: ad oggi non c’è più nessuno tra quei qualcuno, perché è chiaro a tutti che stiamo vivendo un cambiamento epocale per l’umanità. Sul piano economico, poco ma sicuro.È bastato ridurre il microchip di un computer a dimensioni supportabili dalla telefonia mobile. Chiaramente stiamo dentro un uragano innescato dalla digitalizzazione del mondo intero, ma quel gradino in su di progresso sta squassando l’intera economia. All’inizio abbiamo pensato alle conseguenze più ludiche, la possibilità di individuare in un momento un numero telefonico (e le Pagine Gialle sono diventate obsolete in un amen), o di entrare nel flusso dei nascenti social network.Poi le menti più raffinate ed abili hanno cominciato a individuare tutta una serie di applicazioni (le famose e famigerate app) che sono facilmente installabili nel nostro smartphone, a costo gratis o quasi. E qui l’onda è diventata tsunami.Come birilli, stanno saltando tanti mondi economici. Lo sappiamo bene noi giornalisti, ma l’evidenza è diventata pubblica con i taxi, con l’arrivo di Uber, insomma di un sistema che aggira le vecchie licenze di trasporto persone. E la reazione dei tassisti di tutto il mondo non è stata delle più entusiastiche, nessuno fa i salti di gioia di fronte al baratro.Ma se la tecnologia consente appunto di “aggirare” molte intermediazioni, basta solo studiare il metodo per farlo: ecco lo tsunami. Sta sommergendo tutto: alberghi (c’è chi offre la propria abitazione, o una stanza), benzinai (un po’ più in là il carburante costa meno), commercio e assicurazioni (idem), insomma tutto il terziario. E se si parla di terziario, allora l’onda sta arrivando pure sul mondo delle professioni: nessuno è più “al sicuro”, nulla sarà come prima e quasi sempre nemmeno capiamo in che direzione soffierà il vento.Se una fetta del lavoro professionale è basato sulla consulenza, ebbene questa può essere accentrata in un gruppetto di professionisti che – tramite app – si mettono a disposizione di milioni di utenti per rispondere a questa o quella domanda. C’era già internet, ma l’app consente il tempo reale. Si pensi ad esempio alle questioni di salute, meglio una Tac o una risonanza?Per carità: non ci si gioca la salute o l’eredità contesa cercando la scorciatoia delle app, ma queste sicuramente assorbiranno quella fetta di lavoro che già internet sta mettendo in crisi: chiedere ai medici quanti arrivano al loro cospetto con la “diagnosi” già fatta; o agli avvocati quanti novelli giurisperiti stanno nascendo davanti ai computer di mezzo mondo.Disintermediazione tramite una nuova intermediazione che abbatte di cento, mille volte quella precedente. Il cambio d’epoca sta portando sempre di più a tante occasioni per tutti, che distruggono tanti “posti di lavoro”. Si sta costruendo una nuova società di cui non conosciamo ancora nulla di definito. Tutto ciò inciderà sulle nostre vite private, sulle istituzioni e la politica, sugli assetti delle società e del mondo. E tutto ciò sta accadendo mentre i dotti-medici-sapienti stanno accapigliandosi sullo 0,2% in più o in meno del Pil.