Siamo circondati dai batteri

Uno studio ha individuato e riconosciuto la nostra "impronta biologica"

“Io lo so che non sono solo anche quando sono solo” canta meditabondo, in un suo celebre brano (“Fango”), il buon Lorenzo Cherubini, in arte Jovanotti. Ma certo, componendo questo testo, mai probabilmente avrebbe pensato di trovare conferma alla sua intuizione esistenziale da parte della ricerca scientifica. Pur se in una prospettiva molto più materialista e orientata esclusivamente all’ambito biologico. È vero, non siamo mai soli, perché ciascuno di noi vive i suoi giorni costantemente circondato da una “nube personalizzata” di… milioni di batteri! Non ce ne voglia il simpatico e bravo Jovanotti per l’irrispettoso accostamento, ma questa è la cruda realtà. Un alone, invisibile agli occhi, che avvolge di continuo il nostro corpo formando una sorta di “impronta biologica”, unica e irripetibile, che adesso può anche essere individuata e riconosciuta. Non hanno dubbi i ricercatori della University of Oregon, che in un loro recente studio, pubblicato sulla rivista scientifica PeerJ, hanno prodotto le prove di questa “convivenza forzata” tra l’uomo e il suo “microbioma” (nome tecnico della nostra “corte batterica”). Per la scienza, è già cosa nota che la dispersione di microbi tra gli esseri umani e l’ambiente può avvenire attraverso il contatto diretto con le superfici o mediante il rilascio nell’aria. Questa seconda modalità, tuttavia, è tutt’oggi scarsamente compresa dagli studiosi. Quello che si sa con certezza è che i soggetti umani, per ogni ora, emettono nell’aria circostante oltre 106 particelle biologiche, trasmettendo agenti patogeni agli altri individui e rilasciandoli sulle superfici al chiuso.La ricerca che ha portato alla nuova scoperta nasce proprio dal tentativo di approfondire e chiarire meglio questi aspetti. Per giungere al risultato ottenuto, il team di ricerca ha effettuato una serie di test, ponendo alcune persone in diverse camere sperimentali sterilizzate (“camere bianche”) e lasciandole libere di muoversi al loro int erno. Attraverso l’impiego di una sofisticata strumentazione, nel corso dei test i ricercatori hanno individuato e “isolato”, per ogni partecipante, la traccia della sua personale nube di batteri. Secondo i dati raccolti durante lo studio, infatti, si è potuto verificare che vi sono alcuni batteri sempre presenti in ogni soggetto esaminato, come lo Streptococcus, gruppo presente soprattutto nelle prime vie aeree, o il Propionibacterium, gruppo tipico della pelle. Ma per milioni di altri batteri, si è invece registrata una presenza variabile da individuo a individuo, tant’è che è stato possibile individuare oltre 14 milioni di sequenze di diversi tipi (mix) di batteri, che ovviamente possono combinarsi tra loro.”Ci aspettavamo delle differenze – ha commentato James Prato, della Biology and the Built Environment Center presso la University of Oregon – ma non che ogni singola nuvola fosse differente da ogni altra, così come ognuno di noi è diverso da chiunque altro”.L’importanza dei risultati di questa ricerca non si ferma certamente qui. Anzitutto, essa è destinata ad avere delle ulteriori e importanti ricadute scientifiche, in particolare favorendo elementi per una maggiore comprensione del modo in cui si diffondono le malattie batteriche.Si profila poi un possibile impiego di questa scoperta in ambiti pratico-applicativi. Ad esempio, si intravede la possibilità di far nascere un nuovo metodo di indagine forense, che permetta di provare senza incertezze la presenza di una persona in un determinato luogo, mediante l’individuazione ed il riconoscimento in esso della sua “aura biologica”.Insomma, da oggi, oltre al nostro patrimonio genetico, abbiamo una ragione in più – sempre supportata dalla scienza ufficiale – per affermare che ciascuna persona umana è davvero unica ed irripetibile… persino nel copioso sciame di batteri che si porta dietro per tutta la vita!