Spesso un incubo la Gran Bretagna per i giovani italiani

Don Antonio Serra, coordinatore nazionale dei cappellani per la Missione Cattolica Italiana in Inghilterra e Galles si veste di realismo: "I rischi di un giovane che si trasferisce qui sono molto simili a quelli che ha corso Pinocchio quando ha incontrato il gatto e la volpe". Una serie di consigli utili per chi vuole emigrare e la consapevolezza che il rischio di crollare è sempre dietro l'angolo.

Sognare è un diritto ma conoscere i rischi e valutare la fattibilità di un progetto è un dovere. Sono 500/600 mila – secondo le stime ufficiali del Consolato – gli italiani che hanno deciso di fare la valigia, mollare tutto e volare in Gran Bretagna. Le città maggiormente interessate dal flusso migratorio tricolore sono Londra, Manchester, Newcastle (con 50mila nuovi arrivati), Bristol, Cardiff, Liverpool e Leeds. Il “sogno” UK attira soprattutto i giovani dai 18 ai 35 anni (65%) e di questi il 57% è laureato. Spesso però i nuovi arrivati, incoraggiati dai mass media italiani che dipingono la Gran Bretagna come un Eldorado, si confrontano con una realtà ben diversa dalle aspettative. Affitti proibitivi, difficoltà a trovare un lavoro, sfruttamento di manodopera a basso costo, “con il rischio di crollare sempre dietro l’angolo”. A parlare è don Antonio Serra, coordinatore nazionale dei cappellani per la Missione Cattolica Italiana in Inghilterra e Galles. Scoraggiare però i nostri giovani a partire non solo non è possibile ma non è giusto perché “ogni essere umano ha inscritto nel proprio Dna la capacità di sognare. Nei giovani, in modo ancora più particolare ed essenziale”. Ma – aggiunge subito il sacerdote – “finché i media continueranno a parlare delle ‘opportunità’ e del successo di uno che ce l’ha fatta, senza mai fare cenno ai pericoli, ai drammi esistenziali nei quali incorrono le migliaia che non ce la fanno, i nostri giovani continueranno a partire in massa per stare sostanzialmente peggio di come stavano in Italia”.Come Pinocchio. “I rischi di un giovane che si trasferisce in Inghilterra sono molto simili a quelli che ha corso Pinocchio quando ha incontrato il gatto e la volpe”. Don Antonio Serra usa la metafora della favola di Collodi per descrivere la situazione. Molti arrivano con tanta buona volontà, ma spesso impreparati e sprovveduti. “Impreparati perché tanti, troppi, hanno una competenza linguistica pari a zero e la conoscenza dell’inglese è indispensabile per il conseguimento della quasi totalità dei lavori”. “Sprovveduti” perché a causa della non conoscenza del sistema diventano facile preda di “agenzie italiane senza scrupoli”. Il meccanismo è perverso: queste agenzie – spiega il sacerdote – promuovono in loco servizi a pagamento per facilitare l’inserimento dei giovani nel sistema sociale britannico: offrono dietro un corrispettivo in denaro un aiuto per trovare alloggio e lavoro e ottenere l’indispensabile NIN ovvero il National Insurance Number, tesserino col codice sanitario. Ma poi si rivelano essere vere e proprie associazioni a delinquere. Con la complicità di alcune aziende italiane, i giovani vengono assunti in prova, senza paga, per un periodo di quindici giorni. Ma trascorso il periodo di prova, il giovane viene licenziato perché “non idoneo” e al suo posto ne viene assunto un altro, sempre in prova. E il giro della truffa continua. Anche l’alloggio può diventare un incubo. Gli affitti a Londra vanno dalle 600 alle 1.200 sterline per un letto in camera doppia e ai nuovi arrivati viene chiesto un anticipo anche di sei mesi. Ma c’è di più. Don Antonio Serra ricorda che in Gran Bretagna sono di casa Ndrangheta e Mafia e “i nostri giovani sono una preda facile per chi ha continuamente bisogno di manodopera”. Davanti a queste sfide il rischio di crollare è sempre dietro l’angolo. “Al momento – racconta il sacerdote – non so fornire fonti precise. Posso solo dire che la cronaca nera enumera spesso degli italiani tra i morti per droga, o in tafferugli urbani o a seguito di eventi poco chiari. Si arriva a questo punto perché ci si trova intrappolati in una strada – apparentemente – senza uscita: da un lato l’impossibilità alla sopravvivenza in questo Paese, dall’altra la mancanza di coraggio di rientrare in Italia con le mani vuote”. Dunque partire è un diritto ma informarsi è un dovere. Per questo abbiamo chiesto a don Antonio Serra quello che è indispensabile sapere prima di mettersi in viaggio: 1. acquisire prima una competenza linguistica di buon livello e non semplicemente di livello scolastico; 2. entrare in possesso di una qualifica professionale o di un titolo di studio; 3. studiare la cultura, gli usi e i costumi, le leggi, le norme di comportamento del luogo (può essere di grande aiuto la lettura dell’opuscolo “Life in the UK” preparato dal Governo Britannico per coloro che chiedono la cittadinanza inglese e reperibile online); 4. “convincersi – conclude don Serra – che seppur in Gran Bretagna si guida sul lato sinistro della strada, nessuna di queste strade conduce al ‘paese dei balocchi’. Chi crede di arrivare a Londra e trovare un lavoro che gli permetta di avere le tasche piene di soldi, non ha sbagliato Nazione, ha sbagliato pianeta”.