Stati Uniti, preoccupano i suicidi tra le giovanissime

Il tasso di suicidi è aumentato di un quarto, arrivando ad una percentuale preoccupante. 13 morti ogni 100mila persone nel 2014 contro i 10,5 nel 1999. Nonostante l’uniformità del dato statistico generale, c'è però una fascia di età che spicca. Si tratta delle ragazze di un’età compresa tra 10 e 14 anni. Sono una parte molto piccola del totale dei suicidi ma il tasso di crescita è il più alto. In un anno il numero è più che triplicato, passando da 0,5 a 1,7 per 100mila persone.

Sondaggio shock in Usa. Dopo decenni di relativa tranquillità, la curva tendenziale dei suicidi ha improvvisamente ripreso a crescere. La scorsa settimana sono stati rilasciati nuovi dati che hanno gettato nell’angoscia ricercatori, medici e educatori. Negli anni Ottanta e Novanta, la curva dei suicidi puntava nella direzione giusta, verso il basso. Adesso, invece il trend si è invertito. Il tasso di suicidi è aumentato di un quarto, arrivando ad una percentuale preoccupante. 13 morti ogni 100mila persone nel 2014 contro i 10,5 nel 1999. I dati sono del centro statistico nazionale che opera nei Centers for Disease Control and Prevention. Le altre cause di morte sono invece in declino.

Solo i suicidi sono in aumento, dice sconfortata Sally Curtin, del centro statistico. “Ho perso il sonno per questo, onestamente”, confessa la ricercatrice. “Non si può semplicemente dire che è limitata ad una fascia di età o ad un genere. In verità a tutte le età le persone sono a rischio”. Nonostante l’uniformità del dato statistico, c’è però una fascia di età che spicca. Si tratta delle ragazze di un’età compresa tra 10 e 14 anni. Sono una parte molto piccola del totale dei suicidi (per fortuna, sospira la Curtin) ma il tasso di crescita è il più alto. In un anno il numero è più che triplicato, passando da 0,5 a 1,7 per 100mila persone. Non solo. In tutte le fasce di età, ci sono molti più tentativi di suicidio che morti vere e proprie. “Quelli che ci riescono non sono che la punta di un iceberg”, dice Sally Curtin.Al centro del dibattito che si è scatenato subito dopo la pubblicazione dei dati, sono stati collocati due temi, molto sentiti dagli americani: l’uso (e l’abuso) di psicofarmaci e la qualità dell’assistenza sanitaria pubblica.

Alla fine degli anni ’80, le cose andavano meglio anche a causa di nuovi antidepressivi, più efficaci e con un minor numero di effetti collaterali, dice Maria Oquendo, docente di psichiatria presso la Columbia University Medical Center e presidente della American Psychiatric Association. “Avevamo registrato una diminuzione molto incoraggiante nelle statistiche dei suicidi”, dice. Gli stessi dati erano stati documentati anche in altri Paesi. “Era davvero notevole, ma in qualche modo questa tendenza verso la diminuzione dei tassi di suicidio si è bruscamente interrotta nel 1999”, spiega. Cosa è cambiato con l’arrivo del terzo millennio? La crisi economica causata in gran parte dal crack del sistema bancario, senza dubbio ha determinato la crescita dell’ansia e della paura del futuro in molti americani. La crisi, inoltre, ha reso più difficile l’accesso al sistema sanitario. In Usa, quando si perde il lavoro, si perde anche l’assicurazione sanitaria che la maggior parte dei datori di lavoro concedono ai propri dipendenti. Proprio nel momento in cui ne avevano più bisogno, gli americani disoccupati non avevano così un medico dal quale andare. Anche per questo motivo, nel 2014, è stato promulgato l’Affordable Care Act per allargare la copertura assicurativa alle categorie più a rischio. Secondo Oquendo c’è però un altro fattore che potrebbe avere causato un aumento dei fattori di rischio. Nel 2004 la Food and Drug Administration ha reso obbligatoria un’etichetta di avvertimento su tutte le confezioni di antidepressivi. I medicinali, dice l’etichetta, sono controindicati per le persone sotto i 26 anni e possono anche aumentare la propensione all’autolesionismo. I medici così hanno cominciato a prescriverne molti di meno, soprattutto ai più giovani. L’assenza di un supporto farmacologico, dice Oquendo, potrebbe avere peggiorato le cose.

Il dibattito rischia di perdersi nella rete degli interessi miliardari delle industrie di farmaci. Difficile venirne a capo. Resta il mistero più grande. Perché il tasso di crescita di suicidi è così alto fra le bambine? “Non sappiamo cosa stia succedendo, per essere onesti”, dice Arielle Sheftall, che lavora presso il Centro per la Prevenzione del Suicidio dell’Istituto di ricerca dell’ospedale pediatrico Nationwide a Columbus, Ohio. “Pensiamo: potrebbe essere questo o questo, ma è davvero difficile individuare il fattore di rischio specifico”, spiega. La spiegazione più ragionevole sembrerebbe indicare nel travaglio della pubertà l’insorgenza di manie e disturbi del comportamento. Rimane però il dubbio. Perché proprio adesso? La pubertà non è una novità. Il dibattito è appena iniziato ed è abbastanza chiaro che i ricercatori americani, in questo momento, hanno più domande che risposte