Sulle nostre teste voleranno flotte di droni

Questi piccoli elicotteri in miniatura hanno superato l'utilizzo esclusivo in ambito militare e dall'inizio del secolo hanno imboccato la strada dell'uso civile. Moltissimi i settori coinvolti: dal monitoraggio ambientale e architettonico alle riprese video. Sino alla consegna di piccoli oggetti, con la possibilità di raggiungere zone impervie, in tempi rapidi e con costi ridotti.

Nel giro di qualche anno, con ogni probabilità, alzando il naso per aria vedremo sulle nostre teste (si spera a distanza di sicurezza) un nugolo di strani “ragni” meccanici volanti, che si muovono con agilità funambolica, scrutando con i loro “occhi” curiosi (ovviamente in HD) quanto avviene al suolo. Pura fantascienza? Ma no! Sarà soltanto il risultato della diffusione massiccia dei droni, questi piccoli “elicotteri in miniatura”, già oggi divenuti oggetti “stracult”. I droni. I droni – è ormai noto – sono piccoli mezzi aerei a pilotaggio remoto, la cui forma ricorda appunto quella di un ragno, in grado di volare in modo stabile (grazie alla presenza di più motorini elettrici), radiocomandati a distanza. Possono essere dotati di eliche, o di ali, e talvolta di piccole ruote che, oltre al volo, consentono anche brevi spostamenti sul terreno. Di solito, i droni hanno a bordo qualcosa che rende utile il loro volo: una fotocamera o telecamera, tipicamente; oppure una termocamera, che misura le temperatura in aria e al suolo; o magari sensori di gas; e così via. Senza almeno uno questi “occhi” o “nasi”, un drone non servirebbe a molto, eccezion fatta per l’eventuale trasporto di piccoli carichi. Loro origine. Pur considerati come tipici ritrovati della tecnologia più recente, la loro storia ha inizio addirittura durante la Prima Guerra Mondiale (nel 1916), quando due “droni killer” – l’ “Aerial Target” e la cosiddetta “Bomba Volante” – fecero la loro apparizione sui campi di battaglia per dei test preliminari. Da questi primi modelli deriva anche il termine “drone”, riferito al ronzio che emettevano, somigliante a quello del fuco (in inglese “drone”). Da quegli anni, il loro sviluppo è continuato quasi esclusivamente in ambito militare, sia a scopi di spionaggio sia di bombardamento. Fino alla metà degli anni 2000, quando per fortuna è arrivata anche la loro conversione per uso civile. Con quali possibili impieghi? Tanti e… sempre più fantasiosi! Regolamentazione. Ma prima di provare a riassumerne i principali, è bene chiarire che il volo dei droni, in Italia, è soggetto a specifiche e restrittive regolamentazioni da parte dell’Ente nazionale per l’aviazione civile (Enac). Un loro uso indiscriminato, infatti, rischierebbe di intralciare il traffico aereo o di interferire con gli strumenti di posizionamento (ad esempio i radar) dell’aviazione. Senza trascurare il fatto che far volare un oggetto di alcuni chili per aria non è certo uno scherzo, in termini di rischio per l’incolumità (ma anche la privacy) di quelli che stanno sotto. Ecco perché il fenomeno dei droni sembra destinato a uscire presto dal perimetro degli appassionati di aeromodellismo (che possono comunque divertirsi nelle aree non urbanizzate) per assumere molto presto una veste più professionale: essere cioè utilizzati soprattutto da enti pubblici o grosse aziende private, con tutti i permessi e per funzioni specifiche. Usi possibili. Dicevamo degli svariati usi dei droni oggi possibili. Tra questi, ad esempio, “la sicurezza e il tracciamento” ad opera delle forze di polizia, che sempre più spesso se ne servono per il monitoraggio delle attività criminose o per finalità di ordine pubblico. Un altro possibile impiego riguarda il monitoraggio ambientale e architettonico; i droni, infatti, risultano estremamente utili per l’osservazione dall’alto di aree verdi non raggiungibili via terra, così come anche durante le calamità naturali oppure nella verifica delle strutture architettoniche colpite da terremoti o altri disastri. In questi frangenti, inoltre, essi risultano molto utili anche per la ricerca dei dispersi, perché possono svettare tra le macerie dei palazzi senza mettere a rischio vigili del fuoco e volontari. È anche possibile un uso dei droni a fini di telerilevamento (una tecnica pensata per raccogliere dati qualitativi e quantitativi su un determinato territorio, sulla base dell’analisi della radiazione elettromagnetica emessa o riflessa). Ma l’impiego civile dei droni oggi predominante è sicuramente orientato all’effettuazione di riprese video, con varie finalità: da quelle a scopo professionale (cinematografia, cartografia dall’alto, giornalismo, ecc…), a quelle a scopo “ludico” (videoamatori, progetti scolastici, ecc…). Non mancano poi iniziative private prettamente commerciali (riprese in occasione di matrimoni, spot pubblicitari, ecc…). Tra le possibilità ancora sperimentali, si sta testando l’uso dei droni per la consegna di piccoli oggetti (medicinali, posta, materiale di primo soccorso, cibo, ecc…), con la possibilità di raggiungere zone impervie, in tempi rapidi e con costi ridotti. E chissà quante altre sorprese ci riserveranno nei prossimi anni questi piccoli “ufo” radiocomandati. Insomma, ce n’è proprio per tutti i gusti, tanto da esclamare: “dacci oggi il nostro drone quotidiano”! Ma preferiamo riservare quest’esclamazione ad aspetti della vita più importanti e decisivi.