Terza sconfitta di fila. Cosenza punito a Benevento nel finale.

Nonostante il buono approccio alla partita e le tante occasioni sfumate, sul finire dei 90 minuti Armenteros sfugge a Sciaudone infilando alle spalle di Perina. Prima crisi di risultato per i Lupi.

La delusione viene alla fine. La terza defezione di fila, giunge nonostante il Cosenza avesse propiziato l’ottimo approccio alla gara. Spirito battagliero, per nulla intimiditi dalla grandezza dell’avversario, tornati al modulo “glorioso” della promozione di due anni fa, il 3-5-2, l’ordine e una maggiore compattezza tra i ranghi sembrava fosse tornata. Greco pittore delle scene d’attacco dei Lupi, tramite l’infilata delle frecce laterali. Tutto visto nel primo tempo, nel quale Machach a, si, fatto vedere la sua bravura nel dribbling e negli inserimenti, ma ha peccato di egoismo preferendo che il pallone gli restasse incollato ai piedi nella ricerca della soluzione individuale. Se sei al Cosenza, però, il gioco corale di gruppo non può venire meno. Altrimenti incappi in sconfitte come queste, sul finire dei titoli di coda. E questa volta in modo immeritato.

Buono l’approccio.

La Strega giallorossa, con ogni evidenza, è la meglio costruita per sostenere la corsa alla vittoria finale della Serie B. La famiglia Vigorito, da anni alla guida del club campano, in estate non si è tirata indietro nella “corsa agli armamenti”. Memori, ancora, della pesante disfatta della semifinale playoff della scorsa primavera, quando il Cittadella di Venturato annichilì la squadra di Bucchi, ma perdendo la finale contro il Verona. Braglia, però, come suo spirito battagliero, non ha privilegiato una tattica a trazione posteriore, ma è tornato al 3-5-2 ponendo ordine, idee e ritmi rispetto al precedente 4-3-3, che non aveva fruttificato. Alto il tasso tecnico al centro, conseguenza l’utilizzo del doppio regista, Greco e Kanouté. Il terzo centrale è stato Bruccini, il centrocampista con più contrasti all’attivo, in modo da non sbilanciare l’undici. Infine, l’attacco francese di Rivière e Machach. I Lupi sono partiti forti. L’approccio non propriamente attivo del Benevento, ha dato margine di gioco ai propositi bragliani. Greco, più volte libero, poteva lanciare in profondità Corsi, Bàez e Machach, abili nel perorare i 4 di difesa. Infatti, i padroni di casa pensavano più a come attaccare e colpire i dirimpettai, senza badare a una parte irrinunciabile del gioco: il pressing. Tant’è la situazione, Kanouté, nel ruolo più da incursore che da direttore d’orchestra, vista la presenza di Greco, è andato al tiro ben 4 volte, di cui 2 in porta (3’, 7’, 14’, 32’). Se il centrocampista senegalese va rimproverata la poca concretezza e la migliore ricerca di soluzioni in fase avanzata, Inzaghi è costretto a chiamare continuamente all’ordine e all’attenzione le sue schiere, troppo superficiali nel lasciare spazio ai silani.

Machach, funambolico show.

Quando la linea centrale biancorossa, composta da Viola e Hetemaj, si compatta, in sinergia con Insigne e Letizia, dal cilindro della strega qualcosa esce. Poi, se hai in avanti Sau-Coda il lavoro si semplifica. Al 19’ Coda impegna severamente Perina di testa. Repliche al 31’, Improta (fuori di molto), e 33’, ancora l’attaccante campano. La scena la conquista, tuttavia, Zizou. Su Machach, come annunciato in conferenza stampa, puntava forte l’allenatore rossoblù. In campo ha messo in mostra la sua tecnica, ancora promettente. Tra un dribbling e un’accelerazione, il “francesino” dimenticava che il pallone non sempre va utilizzato in solitaria. Rivière andava a fari spenti, però al 36’ si trovava difronte la porta con la mira non troppo sporcata. Se, invece, di aspettare la discesa di Bàez, l’avesse data all’attaccante avrebbe avuto una grossa opportunità di portare in vantaggio i suoi.

Durezza.

Lucidità “vo cercando”, forse è il pensiero che circola nelle teste di Braglia e del suo vice in panchina, Occhiuzzi. Le cannonate di Kanouté, le incursioni repentine di Machach, la pochezza di Rivière. Tante sono le occasioni sfumate o non eccessivamente sfruttate. In una gara dove allo scontro fisico si fa costantemente ricorso. Chi picchia duro è proprio il Cosenza, punito 5 volte nei gialli di Rivière, Greco, Perina (perdita di tempo), Idda e Kanouté. In totale, in queste 4 partite, sono 11 le ammonizioni e una espulsione. Esclusi i provvedimenti per il tecnico Braglia.

Furbo, il Benevento.

Nella ripresa, eccetto, un spiovente di Greco e un’inzuccata di Rivière sventata da Manfredini, il Benevento va alla ricerca del primato. Messo Kragl, quindi più velocità, e inserita una buona dose di furbizia, il Cosenza viene beffato in pieno recupero. Dall’angolo decisivo, 47’, battuto velocemente, Armenteros strappa la marcatura di Sciaudone e batte Perina da due passi.

Il tabellino della partita.

BENEVENTO (4-4-2): Manfredini; Maggio, Volta, (1’ st Antei) Caldirola, Letizia; Hetemaj, Villa, Improta, (25’ st Kragl) Insigne; Coda, Sau (36’ st Armenteros). In panchina: Montipò, Gori, Del Pinto, Gyamfi, Di Serio, Tello, Tuia, Basit, Vokic. Allenatore: Inzaghi.

COSENZA (3-5-2): Perina; Idda, Monaco, Legittimo; Corsi, Bruccini, Greco, Kanouté (32’ st Sciaudone) Baez; Machach (13’ st Pierini) Rivière (18’ st Carretta). In panchina: Saracco, Lazaar, Capela, Broh, D’Orazio, Trovato, Bittante. Allenatore: Occhiuzzi.

ARBITRO: Dionisi di L’Aquila.

MARCATORE: 48’ st Armenteros (B).

NOTE: spettatori 9824 di cui 347 ospiti. Ammoniti: Coda (B), Rivière, Kanoutè, Idda, Perina, Greco (C). Angoli: 6-3.. Recupero: 2‘ pt, 6‘ st.

Foto di copertina pagina Facebook del Cosenza calcio