Città
Torna in città il Festival del fumetto
“Siamo vicini alla maggior età. Continuiamo a fare il nostro percorso che è dedicato interamente al fumetto inteso come arte e lo valorizziamo attraverso le mostre. Novità di quest’anno è l’aver trasformato metà del museo in un grande atelier dove gli artisti lavorano su un tema, quello del rapporto tra cibo e fumetto; gli ospiti hanno la possibilità di entrare negli studi degli artisti e vedere da vicino come lavorano”. A spiegarlo è Luca Scornaienchi, direttore del Museo del fumetto. Le strade del Paesaggio, il Festival dedicato al Fumetto e alla Creatività, sabato e domenica è tornato in città. Il territorio è sempre un punto di riferimento, “l’arte non può non tener conto di quello che è il territorio circostante, la cultura e il luogo in cui viene prodotta. Anche in questo caso, facendo delle produzioni, chiaramente ci si guarda intorno e si cerca di raccontare quello che vediamo”. Esposte le opere di autori come Fiorella Cogliandro, Antonio Malara, Vincenzo Puglia, Archivio di Ferro, Alpraz, Fabrizio De Masi, Mr Holyshit, ospiti della residenza d’autore all’interno del Museo del Fumetto. Protagonisti di questa edizione sono stati Quasirosso, aka Giovanni Esposito, Luna Belsito, aka Wallypain, Ester Cerdella, Andrea Scoppetta, Lorenzo La Neve che ha illustrato una visione inedita di Lupo Alberto, partendo dal volume edito da Gigaciao “Tutto un altro Lupo Alberto. A dieci anni di distanza, seppur in forma diversa, Dylan Dog ritorna a Cosenza. Il fumettista Luca Raimondo ha reso omaggio alla città attraverso un inedito artwork in cui l’indagatore del mistero dalla sua finestra vede uno scorcio del centro storico di Cosenza. Lo abbiamo intervistato.
Se dico fumetto, qual è la prima cosa che le viene in mente?
Mi viene in mente un foglio di carta e una matita e io praticamente bambino.
Quali volumi non dovrebbero mai mancare nello scaffale di un appassionato di fumetti?
Qui forse necessariamente finirò vittima dei miei gusti, perché i titoli oggettivamente potrebbero essere tanti. Innanzitutto io direi Topolino, sempre perché è stato il primo fumetto che ho utilizzato per acquisire poi anche involontariamente tutti quei canoni e tutti quegli strumenti di linguaggio. Poi inserirei Dylan Dog che mi ha riavvicinato poi in età adolescenziale all’ambiente, da lì in poi sono tornato un po’ a leggere fumetti a 360 gradi. Citati questi due, che sono molto personali, direi Corto Maltese che in quel periodo ha anche un po’ illustrato un nuovo modo di fare e raccontare il fumetto, tanto che il suo autore, Hugo Pratt, lo ha definito letteratura illustrata. Per rispondere alla domanda in maniera più precisa penso che nella biblioteca di qualsiasi appassionato di fumetti non debbano mancare i fumetti che gradisce, il genere che gradisce.
Qual è il suo preferito, quale, invece, quello che avrebbe voluto disegnare?
Ho avuto la fortuna di disegnare o almeno di mettere mano a tutti metti qualche personaggio, più che altro, che preferisco però ovviamente in età già adulta. Dylan Dog prima di tutto l’ho disegnato in modo di toccare tutto quello che mi interessava. I miei gusti cambiano, nel senso che le mie aspirazioni fumettistiche cambiano a volte anche con una frequenza impressionante. Forse Diabolik, probabilmente qualcosa la farei.
C’è un personaggio che porterebbe nella dimensione reale? Se sì, perché?
Sempre Dylan Dog perché è un anti-eroe, nel senso che non è un eroe tutto di un pezzo, come quelli che eravamo abituati a vedere negli anni 50, negli anni 60. È un essere umano Dylan Dog, ha spiccata sensibilità il lettore, leggendo le sue storie, ha potuto verificare anche tutte le sue fragilità di essere umano, però nonostante le sue fragilità è sempre stato molto coerente con quelli che sono i suoi valori. Mi piacerebbe un mondo pieno di Dylan Dog, pieno di persone che abbiano un po’ le caratteristiche di Dylan Dog.
Dylan Dog è amante del mistero. Che uso ne fa per raccontare i mostri che ci sono nella quotidianità?
Da questo punto di vista purtroppo Dylan Dog ha trovato parecchio pane per i suoi denti perché i mostri che compaiono nella serie che abbiamo dovuto raccontare spesso non erano quelli realmente definiti mostri. I mostri eravamo noi, definiti umani ma spesso tutt’altro che umani. La mia matita, i miei pennarelli insieme a quelli di tantissimi altri hanno potuto rappresentare certi lati negativi che comunque ancora oggi attraverso la nostra società e quindi la consiglierò anche una lettura, come dire, in qualche modo in cui viviamo.
Il tempo che scorre è più amico o nemico di un personaggio dei fumetti?
Dipende dal punto di vista da cui lo si guarda. Sicuramente con il passare degli anni l’interesse verso un personaggio a fumetti mediamente cala perché le nuove generazioni che si aggiungono, anzi si sostituiscono, in un certo senso poi, pian piano, quelle che ci sono quando un personaggio viene creato, poi hanno altri interessi. Poi ci sono però dei personaggi che in un modo o nell’altro rimangono immortali, anche se magari non hanno il seguito che potevano avere all’inizio. Quindi il tempo da un certo punto di vista è nemico, però molti personaggi dei fumetti dimostrano di saperlo contrastare bene.
Ha riportato a distanza di dieci anni Dylan Dog in città. Che mistero lo lega alla nostra città?
È un personaggio molto amato e quindi molto presente su tutto il territorio italiano. A Cosenza, dove è presente di un Museo del fumetto, Dylan è sempre un po’ l’ospite d’onore per il modo in cui ancora oggi viene accolto dai suoi lettori. Direi che il legame è dovuto proprio alla grande accoglienza che Dylan Dog ha sempre, dovunque va, e non può non essere presente in quello che è un Museo del fumetto. Ogni città d’Italia è ricca di tradizioni, leggende anche legate a temi dell’orrore e soprannaturali, quindi Dylan Dog ci va a nozze.
Se dovesse ambientare un fumetto a Cosenza, quale location sceglierebbe e che storia costruirebbe intorno?
Sono appassionato di ghost story, quindi sicuramente andrei a cercare qualche location storica, magari nel centro storico, qualche storia meno conosciuta e riportarla all’attenzione. Nel vostro centro storico credo che ci siano delle storie nascoste che si potrebbero riscoprire e che potrebbero essere delle buone occasioni per una ghost story.