“Tra me e me, tra me e il mondo. Diario di una quarantena”

Il libro dell'autore lametino Salvatore D'Elia racconta il periodo della quarantena

“Tra me e me, tra me e il mondo. Diario di una quarantena” è il libro dell’autore lametino Salvatore D’Elia, edito da Grafichèditore di Antonio Perri e Nella Fragale, che racconta il profondo dolore provato dall’umanità nel periodo della quarantena, un dolore associato al silenzio, su cui getta le basi per dare corpo ad un vero e proprio zibaldone di pensieri e di emozioni. Un silenzio che fa implodere le energie vitali, e che sa accogliere e ascoltare le tante paure e incertezze, al fianco di una intensa capacità introspettiva. L’incipit prende vita il 25 Marzo, giorno dell’Annunciazione da parte dell’ Arcangelo Gabriele a Maria di Nazareth, data molto significativa nel tempo mariano. Un testo quello di D’Elia che fa riflettere sulla fiducia in Dio, sul futuro che si prospetta dopo la tempesta e su come costruirsi giorno dopo giorno, al di là del proprio credo.

Diario di una quarantena” è il suo testo. Cosa ha rappresentato per lei il lockdown, il periodo di quarantena che ci ha costretti a restare in casa a causa del Covid-19?Come per tanti di noi, il lockdown ha rappresentato un drastico cambiamento, un dilatato spazio di silenzio e riflessione. Per me è stata occasione per rivedere me stesso, per ripensare al mio passato, per dare spazio alla scrittura come strumento per leggermi e leggere la realtà, partendo dal mio mondo interiore.

“Tu, Signore ci sei. Non so come.Non so in che modi e che in tempi interverrà per liberarci dal male……. Ma so che tu ci sei”. Con questa frase tratta dal suo libro, può spiegare cosa significa per lei avere fede? Fede è fiducia in un Dio buono, che c’è quando tutti ci abbandonano, quando il cuore batte forte, quando sopraggiunge la disperazione. Ma la fede ci spinge a un modo particolare di rapportarci all’altro, che è quello della compassione. “Patire” con gli altri come Dio fa con noi.

La scelta del titolo è stata spontanea o frutto di varie alternative per deciderlo?Ho scelto confrontandomi con l’editore e l’autore della prefazione Francesco Polopoli. Un titolo che mette insieme due aspetti: la rilettura della mia vita in tempo di quarantena e la lettura di ciò che accadeva intorno a me e nel mondo.

Quando e perché ha deciso di scrivere questo testo?Ho scritto il diario giorno per giorno. Marisa De Sensi, mia maestra di formazione nell’ordine francescano secolare, ha usato l’espressione più adeguata, che voglio citare: “hai scritto per terapia”. E’ stato così. Scriviamo per stare meglio, per far sì che ciò che viviamo interiormente resti per sempre.

Come ci si sente  nel vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?

E’ bello vedere che ciò che si è vissuto in quei giorni, fase storica molto probabilmente unica nella vita di ognuno di noi, e il nostro mondo interiore, attraverso la scrittura di un diario diventano patrimonio condiviso per tante persone, per tutti coloro che lo leggeranno.

Quale messaggio vuole lanciare ai suoi lettori e a chi deciderà di leggere la sua opera prima? 

Certamente chiedo a chi vorrà leggere il mio diario di inviarmi, anche attraverso la pagina facebook, feedback e considerazioni su quanto leggeranno. E poi l’invito a riscoprire il gusto della scrittura come esperienza intima, che mette fuori ciò che abbiamo dentro e ci dà la possibilità di condividerlo con gli altri.