Tragedia in Puglia: al Golgota si va in corteo, non da soli

Tutti i pugliesi si stanno recando sul Golgota di quel tratto ferroviario Corato-Andria. È il frutto della solidarietà: la regione lo conosce bene, perché fa parte della sua storia. Terra piagata e piegata, ma ancora in piedi e viva, non conosce il pus dell’indifferenza. Sulle sue mille ferite non attecchiscono i batteri del disinteresse. Tutt’altro…

“Al Golgota si va in corteo, come ci andò Gesù. Non da soli. Pregando, lottando, soffrendo con gli altri. Non con arrampicate solitarie, ma solidarizzando con gli altri che, proprio per avanzare insieme, si danno delle norme, dei progetti, delle regole precise, a cui bisogna sottostare da parte di tutti. Se no, si rompe qualcosa”.Sono tornate alla memoria queste parole di don Tonino Bello, vescovo di Molfetta dal 1982 al 1993, in questi giorni di dolore per l’incidente ferroviario in Puglia. Figlio del Meridione, don Tonino conosceva bene, fin nel profondo delle viscere, il Sud e i suoi valori. Uno su tutti? La solidarietà.

“Al Golgota si va in corteo… Non da soli”. È il primo frutto della solidarietà. Il più bello e il più maturo. Perché un cammino arduo, lungo un sentiero impervio, va affrontato insieme. È un insegnamento, questo, che la Puglia conosce bene, perché fa parte della sua storia. Una terra, fatta di culture e tradizioni diverse, ma tenuta insieme da un profondo spirito solidale. Ne sono testimonianza, in queste ore, l’affetto e la partecipazione con cui, da Foggia a Lecce, si sta cercando di alleviare la sofferenza dei familiari delle 23 vittime e dei 52 feriti. Le lunghe file nei Centri trasfusionali per donare sangue (oltre 2.724 donazioni nelle ultime 24 ore), l’impegno dei volontari sul luogo dell’incidente e negli ospedali, le tante iniziative di associazioni, cattoliche e laiche, sono il volto più bello della Puglia: quello della solidarietà, appunto. Non solo… Tutto ciò restituisce il senso vero e profondo del vivere insieme: una comunità che, nel momento del bisogno, sa farsi carico delle fragilità di tutti i suoi membri.

“Al Golgota si va in corteo… Non da soli”. Tutti i pugliesi si stanno recando sul Golgota di quel tratto ferroviario Corato-Andria, con sentimenti di rabbia per quanto accaduto, ma non di resa. E fanno bene i familiari delle vittime a chiedere verità e giustizia. Sul Golgota, d’altronde, non sono ammessi compromessi. E non ci sono vie di fuga dalle proprie responsabilità. Sono confortanti, al riguardo, le parole del capo dello Stato, Sergio Mattarella: “Bisogna fare piena luce su questa inammissibile tragedia: occorre accertare subito e con precisione responsabilità ed eventuali carenze”. Così come l’impegno del presidente della Regione, Michele Emiliano: “Ora inizia il momento della ricerca della verità. Lo ribadisco, il mio impegno d’ora in poi sarà quello di cercarla, in piena e totale collaborazione con i magistrati, ovunque essa sia”.

“Al Golgota si va in corteo… Non da soli”. È un corteo silenzioso, che sta attraversando le diverse province di questa punta estrema dell’Italia. Non urla, non reclama. Non è questo il suo incedere. Anche perché sul Golgota bisogna saper salire e anche stare. Non c’è spazio per i protagonismi. È il luogo del dolore, per eccellenza, ma anche della “compassione”, del patire “con”. Per questo bisogna scalarlo insieme e non da soli. “Pregando, lottando, soffrendo con gli altri”. Soprattutto quando il dolore giunge improvviso, seminando distruzione e morte. C’è bisogno del pudore delle lacrime e non della sfrontatezza delle chiacchiere.

“Al Golgota si va in corteo… Non da soli”. Ce lo hanno insegnato bene i nostri padri: “Le sofferenze vanno sempre divise e condivise! Mai girarsi dall’altra parte!”. Oggi, forse, possiamo dire di aver capito la lezione. È proprio vero: la Puglia, terra piagata e piegata, ma ancora in piedi e viva, non conosce il pus dell’indifferenza. Sulle sue mille ferite non attecchiscono i batteri del disinteresse. Tutt’altro… “Il cuore del Sud è grande”, ha detto il vescovo di Andria, monsignor Luigi Mansi, all’indomani dell’incidente. È grande e sa battere all’unisono. Anche se, a volte, c’è poca coscienza di questa grande risorsa. E i problemi, già noti da decenni, prendono il sopravvento. In questi giorni se n’è parlato nuovamente, forse dimenticando una prospettiva di fondo, che Tonino Bello, profeticamente, aveva già enunziato negli anni Ottanta. “Il Sud – diceva il vescovo – è sempre più consapevole che solo assumendo le categorie della solidarietà e della pace potrà risanare i ritardi del suo sviluppo”. E ancora: “Quello del meridione non è problema dei meridionali. È problema dell’intera nazione. Risolvibile solo con la forte presa di coscienza di una solidarietà che lega alla stessa nave i cittadini di Milano a quelli di Santa Maria di Leuca. Se si imbarca acqua a prua, chi sta a poppa non può dormire tranquillo”. Sia ben chiaro: non è il momento delle polemiche, ma della presa di coscienza.

“Al Golgota si va in corteo… Non da soli”. I pugliesi ci stanno salendo insieme. Lì si fermeranno, perché è giusto che sia così, piangeranno e consoleranno. Vivranno il lutto, come si usa da queste parti. Ma non staranno fermi e impassibili questa volta. Troppo tempo è stato perso tra inadeguatezze varie. Il Golgota è anche un messaggio chiaro.

L’Italia, tutta insieme, saprà rispondere?