Tre icone sinodali: Emmaus, Betania e Betlemme

Camminare insieme per giungere alla grotta della Divina Presenza

Nel nostro cammino sinodale ci sono state proposte alcune icone per meglio fissare il concetto del camminare insieme. Siamo partiti dall’immagine dei discepoli di Emmaus, bastonati da tante situazioni della vita, che fanno esperienza di un Pellegrino che si fa loro vicino e parla loro, li aiuta a cogliere nella loro storia il passaggio di Dio attraverso la spiegazione della Parola.

Emmaus rappresenta la lettura della storia e delle proprie vicende personali mettendosi in un atteggiamento di ascolto e di umiltà di fronte ad un grande macigno che ci è caduto addosso e che è fatto di croce, delusione, amarezza, fragilità.

Ma quando il signore si fa vicino ed entra nella notte della nostra vita ritorna alla luce; nei due discepoli c’è la percezione ed anche la professione di fede che quando il Signore resta con noi non è più sera. Dalla richiesta che diventa invocazione l’insegnamento a far entrare Gesù nella nostra vita, a vivere con lui un’esperienza forte di intimità e quando i nostri occhi saranno pronti egli spezzerà il pane per noi e si farà riconoscere. Da questo incontro con il Risorto riprendiamo il nostro cammino con energia e vigore e rifacciamo indietro la strada ritornando a Gerusalemme, al luogo che avevamo lasciato, alla città delle delusioni che torna ad essere la città della gioia dopo un incontro fatto nella pazienza di un cammino silenzioso e mai solitario.

La parrocchia è il luogo dov’è il Signore ti cammina accanto, ti si fa vicino. Torniamo a comunità dove si faccia questa esperienza senza attese miracolistiche o grandi proclami: la strada apre il cammino e il cammino stesso si fa strada.

La seconda icona che ci è stata offerta nel tempo sinodale è quella della casa di Betania, la casa dell’amicizia. Solo in un percorso di forte amicizia con Gesù e i fratelli si fa esperienza di quella comunione di cui si ha bisogno per proseguire il cammino. La comunione e l’unione con l’altro, e coscienza che siamo sulla stessa barca nelle gioie e nelle speranze, nei dolori e nelle angosce. Betania è la casa dalla porta aperta dove si può tornare sempre per condividere il riposo, il silenzio, il tempo dell’ascolto è lo spazio della carne fraterna.

Dobbiamo sognare comunità dov’è il Signore torni a parlare al cuore dell’uomo, dove si faccia silenzio e ci si fermi dalle tante incombenze per vivere una forte amicizia con lui e seduti ai suoi piedi sentirlo ancora parlare.

Una terza icona che mi viene in mente è quella di Betlemme. Alla fine di ogni cammino c’è la grotta della Natività, dove il signore si rivela presente come un bambino in braccio a sua madre, e la grotta dove si cade nuovamente in ginocchio, dove si cade di fronte alle sicurezze che ci siamo costruiti. A questa grotta si arriva seguendo una stella, desiderando di vederla quando la perdiamo di vista, quando per sbaglio entriamo nei palazzi dei re, quando imbocchiamo il sentiero sbagliato. Come Magi e pastori dobbiamo recarci a questa grotta per fare esperienza di una presenza, dove il Signore non parla più ma si svela nel mistero della piccolezza e della condivisione piena della carne dell’uomo.

I discepoli di Emmaus, Lazzaro e le sue sorelle, Maria stessa, ci insegnano l’ascolto che viene dalla contemplazione di Gesù che parla e legge la nostra storia offrendoci una sua “Parola”. Forse questo tempo sinodale è il tempo giusto, è il tempo di un silenzio fecondo che ci dà la forza di riprendere il cammino e fare la strada di ritorno con la gioia di averlo visto, imboccando un nuovo sentiero e carichi di una forte amicizia che abbiamo sperimentato Restando in intimità con lui.