Territorio
“Tre volte”: il romanzo d’esordio ispirato ai luoghi silani
Alessia Principe: "Per me la Sila è un universo a parte. La amo di un amore disperato da quando ero piccola, perché lì ho passato tutte le mie estati da quando avevo cinque anni".
L’innegabile bellezza della Sila non si racconta soltanto tramite i suoi odori e i suoi sapori, ma è anche protagonista di rilievo nella narrativa italiana contemporanea. È ciò che accade in “Tre volte”, il romanzo d’esordio di Alessia Principe, scrittrice-giornalista calabrese con la passione per la letteratura, il cinema e la fotografia. L’abbiamo intervistata per voi.
Raccontaci un po’ della tua formazione professionale. Che studi hai intrapreso negli anni?
Mi sono laureata in giurisprudenza a Messina, ma avevo deciso di intraprendere la carriera giornalistica sin dalla stesura della tesi. Per questo motivo, ho iniziato a collaborare con “Edizioni della Sera”, un quotidiano serale di Cosenza, diretto da Donatella Guido e distribuito per le strade della città nel tardo pomeriggio. Dopo la laurea, ho proseguito con il praticantato soltanto per due mesi, prima di abbandonare questa strada e dedicarmi a tempo pieno al giornalismo. Adesso, mi occupo di cinema in qualità di blogger per l’Huffington Post.
Quando è nato il tuo amore per la narrativa?
Il mio amore per la narrativa è nato quando ho iniziato a leggere, senza distinzione tra la letteratura per ragazzi e i classici. Poi, quando ho scoperto Edgar Allan Poe, ho avuto un’epifania e, a quindici anni, ho cominciato anche a scrivere. Per me, ogni libro è un innamoramento. Oltre all’intera produzione letteraria di Poe, mi piacciono anche i romanzi di Stephen King e di Oriana Fallaci. Quando lavoravo per “Calabria Ora”, alcuni miei racconti sono stati pubblicati nella sezione “cultura”. Inoltre, su “Liqmag”, è apparsa una mia storia breve, ispirata a una versione horror di Biancaneve. Ho sempre sognato di scrivere un romanzo completo, ma mi mancava la storia giusta che, però, è arrivata di sorpresa.
Ci sono punti di contatto tra giornalismo e narrativa?
Citando Stephen King, il giornalismo e la narrativa hanno in comune “la storia”. Un buon articolo ha senso solo quando la notizia arriva prima dei dettagli. Allo stesso modo, mi è capitato di leggere romanzi scritti benissimo tecnicamente, la cui trama, però, si perdeva tra ghirigori stilistici. Grazie al giornalismo, ho imparato a tenere in mente la “storia” anche nella narrativa.
Di cosa parla il tuo romanzo “Tre volte”?
Il romanzo è la storia di un padre che perde di vista la sua bimba di due anni, Giulia, durante un pomeriggio di festa in Sila. Le indagini della polizia non portano a nulla e il genitore è preda dei sensi di colpa, tanto che, dopo trent’anni, decide di rimettersi sulle tracce della figlia scomparsa. Il libro, con la prefazione di Gioacchino Criaco e disponibile per l’acquisto dal 10 maggio, è un viaggio a ritroso nella memoria, tra passato e presente.
In che modo i paesaggi silani ti hanno ispirato nella stesura del tuo romanzo?
Per me la Sila è un universo a parte. La amo di un amore disperato da quando ero piccola, perché lì ho passato tutte le mie estati da quando avevo cinque anni. Sono sempre stata affezionata alla montagna. La Sila ti ispira negli odori, nei colori e nei paesaggi. Così, due anni fa, ho iniziato a fotografarla. Ne sono usciti scatti che collegavo a immaginari set cinematografici e che hanno avuto molte condivisioni su Facebook. Da questa raccolta virtuale, a settembre 2016, è nata: “Stati Uniti della Sila”, una mostra video-fotografica esposta alla Galleria Nazionale di Cosenza. In “Tre volte”, invece, ho descritto la Sila senza accorgermene, tanto che Montescuro è l’unico posto geograficamente reale citato nel romanzo.