Tutelare i minori nel post Covid, un patto tra Unicef e CEI

Francesco Samengo, presidente UNICEF Italia, illustra i dettagli del protocollo firmato con i Vescovi

«L’UNICEF Italia e la Conferenza Episcopale Italiana sono accomunati dagli stessi valori di solidarietà che rendono concrete le iniziative a favore di chi è ai margini. La CEI è da sempre al fianco dei più vulnerabili, dei più esclusi, degli ultimi. La sua esperienza, la sua pervasività sul territorio e la sua conoscenza da vicino dei problemi che ogni giorno toccano le vite di milioni di italiani la rende un partner di fondamentale importanza per noi». Francesco Samengo, presidente di UNICEF Italia, spiega con orgoglio i dettagli del protocollo d’intesa firmato giovedì 2 luglio insieme al segretario generale della CEI, Monsignor Stefano Russo. Obiettivo del documento, la tutela dell’infanzia in Italia, sia nel periodo di emergenza coronavirus sia dopo che la fase critica della pandemia potrà considerarsi contenuta e terminata.

Originario di Cassano allo Ionio, Samengo fa parte della famiglia UNICEF da venti anni. Un cammino di amore che lo ha visto ricoprire più ruoli, dagli inizi come volontario, agli incarichi di Presidente del Comitato Regionale della Calabria e membro del Consiglio Direttivo, fino alla prestigiosa nomina a Presidente della fondazione. «Nel tempo – racconta – ho portato avanti iniziative come la stipula di protocolli d’intesa con i due Tribunali per i minorenni dei distretti di Reggio Calabria e Catanzaro, gli accordi con le Prefetture provinciali e con le Università della Calabria e Mediterranea di Reggio Calabria, le convenzioni stipulate con il Garante Regionale per l’Infanzia e l’Adolescenza, con vari Ordini professionali, con l’Ufficio Scolastico regionale, con il CONI. Impegni e partnership a cui adesso sto dando un respiro nazionale». Ma è anche grazie al supporto della CEI che UNICEF Italia è ancora più presente in Calabria. «La Conferenza Episcopale Italiana – prosegue Samengo – partecipa al progetto “Liberi di Scegliere”, volto ad assicurare una concreta alternativa di vita ai minori provenienti da famiglie inserite in contesti di criminalità organizzata o che sono vittime della violenza mafiosa, ma anche ai familiari che si dissociano dalle logiche criminali. Il Comitato Italiano per l’UNICEF ha aderito su richiesta del Tribunale per i minorenni di Reggio Calabria, sottoscrivendo protocolli inter-istituzionali diretti alla piena attuazione delle funzioni di tutela dei minori destinatari di provvedimenti giudiziari civili e penali». E ancora: «Qualche settimana fa, poi, abbiamo firmato un protocollo d’intesa specifico con la “Fondazione Santa Marta” di Locri e l’Ufficio Pastorale della Famiglia della Diocesi Locri-Gerace per avviare, con il sostegno e l’accompagnamento di Monsignor Francesco Oliva, una reciproca collaborazione mirata alla tutela dell’infanzia nel territorio calabrese. Abbiamo anche lavorato con l’Amministrazione Comunale di Gioia Tauro e le reti di associazione del Comune, per la nascita di un progetto di riqualificazione ambientale, sociale ed economica chiamato “Gioia Tauro Città amica dei bambini 4.0”, per supportare la comunità ad adottare strategie di miglioramento delle condizioni di sostenibilità del territorio in maniera sistemica, tenendo in particolare considerazione la salute dei bambini. Come prima azione, l’UNICEF Italia e il Comune di Gioia Tauro hanno avviato la distribuzione di indumenti, accessori e materiali scolastici alle famiglie presenti. Infine, stiamo collaborando con il CSI territoriale nell’ambito del progetto “Play! Scendi a giocare con noi”, basato sul gioco quale strumento essenziale di sviluppo psico-fisico ed emotivo-relazionale. Abbiamo pensato agli spazi dei cortili, simboli di prossimità e luoghi di condivisione. Nel rispetto delle norme precauzionali attualmente in vigore, piccoli gruppi di bambini potranno sperimentare la gioia del ‘gioco accompagnato’ con educatori sportivi che li seguiranno per tutto il percorso ricreativo. Sarà un vero e proprio laboratorio di peer education, che coinvolgerà giovani, educatori, insegnanti, volontari, genitori. Il progetto parte dalla Calabria perché è uno dei territori con il maggior tasso di povertà educativa».

Il motore di solidarietà di UNICEF e CEI funziona altrettanto bene in tutta Italia. Il protocollo firmato la scorsa settimana è la prova evidente di questo impegno congiunto. «Avrà la durata di tre anni e una portata nazionale, ma, sicuramente, le aree maggiormente colpite dall’epidemia e quelle storicamente più svantaggiate dal punto di vista economico e sociale saranno le nostre priorità», spiega Samengo. E continua: «Puntiamo a compiere attività concrete per far fronte all’emergenza sanitaria e, soprattutto, per prevenire i suoi gravi effetti secondari sulle condizioni di vita di tanti bambini e adolescenti – in particolare le conseguenze sulla crescita della povertà e delle disuguaglianze – rivolgendo speciale attenzione ai più vulnerabili e invisibili». Spiccano, a questo proposito, le iniziative a tutela di minori provenienti da famiglie di rifugiati. «Anche prima della pandemia – racconta – questi bambini si trovavano ad affrontare enormi ostacoli nell’accesso all’assistenza sanitaria e alle misure di prevenzione, come la possibilità di lavarsi le mani o la disponibilità di servizi igienici adeguati. Una malattia respiratoria a carattere epidemico come il Covid-19 può facilmente diffondersi in aree sovraffollate e con precarie condizioni igieniche, quali sono i campi profughi o gli accampamenti informali. Le famiglie che vivono in questi ambienti hanno maggiori probabilità di ammalarsi e minori opportunità di essere curate e di guarire. I bambini e gli adolescenti rifugiati, richiedenti asilo e migranti, accompagnati e non, meritano non solo la nostra attenzione, ma anche di essere riportati al centro dell’impegno collettivo e sociale». Altrettanta attenzione è dedicata alle esigenze delle bambine, per combattere le discriminazioni basate sul genere. «Le sfide che le donne oggi si trovano ad affrontare – prosegue – sono molteplici: oltre alle catastrofi naturali, alle guerre, alla povertà, al cambiamento climatico, alle epidemie, comuni a tutti, sono spesso vittime silenziose di piaghe quali lo sfruttamento minorile, violenza anche online e matrimoni precoci. Per questo uno degli obiettivi del protocollo è garantire diritti e buone condizioni di vita alle bambine e ai bambini e adolescenti, compresi i minorenni con disabilità».

L’emergenza coronavirus, comunque, non aveva trovato UNICEF impreparata. Dice Samengo: «Ci siamo mossi da subito per rispondere alle nuove esigenze dei bambini bloccati in casa attraverso formazione, informazione e gioco, con un’attenzione particolare alla loro salute mentale. Per dare, inoltre, un concreto sostegno agli operatori sanitari impegnati in prima linea nel nostro Paese nella lotta al Covid-19, abbiamo consegnato alla Protezione Civile oltre 50 pallet di aiuti UNICEF, comprendenti mascherine protettive N 95 e FFp2, guanti chirurgici e monouso, camici, tute integrali, disinfettanti. Come UNICEF Italia stiamo promuovendo una campagna di raccolta fondi che ci vedrà impegnati in prima persona per affrontare questa emergenza anche nei prossimi mesi. Tutti possono contribuire tramite il sito web www.unicef.it/coronavirus». E prosegue: «In Italia circa 10 milioni di minori stanno vivendo sulla propria pelle le conseguenze di questa crisi sanitaria globale, che va ad inserirsi in un contesto in cui le disuguaglianze già presenti nella nostra società rischiano di acuirsi. I dati ufficiali pre-coronavirus ci dicono che nel nostro Paese un milione di bambini vive in povertà assoluta, che il reddito totale delle famiglie più abbienti continua a essere più di sei volte quello delle famiglie più povere, ma anche che il Mezzogiorno rimane l’area con la percentuale più alta di persone a rischio di povertà o esclusione sociale. Se vogliamo ripartire guardando al futuro, dobbiamo sempre mettere i bambini al primo posto, perché sono loro il futuro».

Proprio per questo la visione non può che essere ambiziosa e solidale in prospettiva. «Il primo obiettivo del protocollo – conclude Samengo – è individuare, promuovere e realizzare iniziative comuni di sostegno alle comunità in Italia nell’ambito dell’emergenza sanitaria e dei suoi effetti secondari, quali, tra gli altri, l’aggravamento della condizione di povertà, l’inasprimento delle disuguaglianze sociali, il rischio di abbandono scolastico o di lacune educative e il pericolo di carenze nella tutela della salute. Vogliamo, poi, sviluppare ed attuare progetti per la tutela dei bambini in Italia e per il miglioramento delle loro condizioni di vita anche dopo l’emergenza, nonché incentivare attività congiunte di prossimità volte alla prevenzione, promozione e protezione dei minori residenti in Italia e delle loro famiglie in condizioni di disagio sociale, economico ed educativo. Speriamo di vedere già nel breve periodo i primi risultati e siamo convinti che, insieme alla Conferenza Episcopale Italiana, raggiungeremo traguardi concreti per i più piccoli e le loro famiglie».