Umberto Eco: riflettere è come fare ginnastica

A distanza di 5 anni dalla sua morte esce ora un libro dedicato alla sua filosofia e pubblicato dalla Nave di Teseo.

Fare filosofia come fare ginnastica. Praticare esercizi argomentativi come si fanno esercizi di stretching. Per Umberto Eco la filosofia era anche questo: un esercizio di elasticità e buona condotta, una buona condotta concettuale, logica, linguistica, imparata sui banchi delle Questiones di san Tommaso e tenuta in esercizio con Kant.

Lo scrittore, sostiene che la filosofia soprattutto ci abitua al ragionamento astratto. Questo porta talora la filosofia a lavorare su astrazioni che sfuggono alla nostra comprensione immediata, il che ci induce a pensare che il filosofo viva fuori dalla realtà. Ma diverse cose fondamentali della nostra realtà (comprese diverse scoperte scientifiche ) sono state capite lavorando sul pensiero astratto. Insomma, vale la pena di praticare la riflessione filosofica cosi come vale la pena di fare ginnastica. Nel secondo caso si evita di ingrassare, nel primo si diventa più intelligenti

Secondo il semiologo torinese, c’è una ragione culturale per cui una storia della filosofia inizia dai greci. E’ stato il pensiero greco a formare il modo di pensare del mondo occidentale, e solo comprendendo che cosa avessero pensato i greci noi possiamo capire come abbiamo continuato a pensare negli ultimi tre millenni circa. Se il pensiero occidentale si rivelasse tuttavia caduco, occorrerrebbe conoscerlo per capire da dove veniamo e che cosa siamo. Se dicessimo a studenti e scolari che non vale la pena di studiare la mitologia greca perché è un cumulo di fantasie, impediremmo loro di comprendere i poemi di Omero o Virgilio; se a scuola non parlassimo mai dell’Antico e del Nuovo Testamento , impediremmo ai giovani di capire il novanta per cento delle immagini create nel corso della storia dell’arte, dalle natività alla crocifissione. I filosofi, si affretta a sostenere Eco, non sono mai vissuti con la testa tra le nuvole, come vogliono le caricature fatte dai loro detrattori o la saggezza popolare che ha sempre scherzato sul “professore distratto” . E’ vero che Platone  raccontava che Talete, mentre studiava gli astri e guardava in alto era caduto in pozzo: però il grande Aristotele, quasi a salvare Talete dalla reputazione di sapiente con la testa tra le nuvole, riportava che egli, avendo previsto in base ai calcoli astronomici un’abbondante raccolta di olive in pieno inverno si era accapparrato con pochi soldi i frantoi di Mileto cosi che, giunto il tempo della raccolta li aveva affittati ad un  gran prezzo dimostrando che anche i filosofi, se volevano, potevano arricchirsi. Nella sua Autobiografia Eco ci racconta questo percorso, che affonda le sue radici nelle lezioni del Liceo e arriva fino a un passo dalla morte ( che – lo ricordiamo – ha impedito a Eco di vedere questo libro , a cui cosi tanto teneva ) e, il volume con tutti i suoi interventi, ci pone sotto gli occhi come si può vivere da intellettuali con coerenza, senza per questo essere ripetitivi, e con aderenza al mondo, senza però rinunciare a fare filosofia.

Eco riesce in questa impresa anche perché ha deciso di dedicarsi in modo nuovo, inedito, a una disciplina che fino ad allora – gli anni sessanta – era sconosciuta ai più. La semiotica.

Eco la sceglie per farne la sua arma, afferma, contro il non-senso e contro l’oscurità. Ad Eco, piacciono i lumi. La ragione con i suoi esercizi doveva fare chiarezza sui meccanismi del senso, spiegare come funzionano i testi, capire perché certi discorsi ci convincono, altri ci commuovono e altri ci confondono, e cosi via.

Nell’interpretazione di una eminente collega del Nostro , la semiologa  Russo , ci dice che  Eco ricerca per una vita (come emerge a piu riprese da questo volume) cosa sia la Verità e il senso e per una vita cerca risposte in domini diversi ( l’estetica, i meccamismi della cognizione, la narrrativa, la storia della cultura, i giornali, l’architettura: spazi rappresentati da in questo volume, il cui titolo raccoglie tutto sotto la categoria di “filosofia” ) sempre con lo stesso sguardo, avendo imparato da Tommaso che ad ogni domanda si deve dare risposta, e da Kant che in ogni dominio ci sono dei limiti.

In altri termini , la lezione di Umberto Eco risiede anche nella circostanza che tutto ciò vale anche per i filosofi del nostro tempo , alcuni dei quali sono stati influenzati dai conflitti sociali, dal sorgere delle dittature, dai nuovi problemi posti dallo sviluppo tecnologico. Capire perché in un dato tempo si sia filosofato in un determinato modo è possibile dunque allargando il nostro sguardo a nozioni che apparentemente non appartengono alla storia della filosofia  ma alla medicina, alle costituzioni politiche, alla fisica, all’astronomia, alle arti.

Forse ci sono altre e numerose ragioni per capire e studiare la filosofia, ma speriamo che tutto ciò sia sufficiente per invogliarci a comprendere che cosa voglia dire pensare.

Perché il pensare filosofico è quello che distingue gli uomini dagli animali.