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Un anno fa ci lasciava il grande Gigi Marulla
Un uomo vessillo di valori autentici. Un anno fa ci lasciava in un caldo pomeriggio d'estate.
Un anno dopo… si un anno. Sono passati 365 giorni da quando Gigi ci ha lasciato. Non è facile approcciarsi sulla tastiera. Il nostro simbolo, di Cosenza, della Calabria, il campione di umanità, non solo di calcio e sport. Carisma si, ma umiltà, basso profilo e piedi cementificati sulla terra. Gigi era una persona semplice. Non era un comandante, non era un re. Era un soldato di un energia inesauribile. Il Tamburino di Stilo, lo denominò Santi Trimboli per la sua asfissiante tenacia nel ribattere colpo su colpo alle avversità, a controbattere e riuscire a battere. Mai domo, sempre pronto a sacrificarsi.
Gigi era il capitano del Cosenza. Un leader, si, ma era il primo a lavorare duramente, il primo a combattere, l’ultimo ad arrendersi. Padova è un caso emblematico. Gigi non si arrese. Cercò in tutti i modi di tener vivo Cosenza, la città, la gente che gli deve parecchio. Appunto per la gente, Marulla rifiutò la Serie A mettendo da parte problemi con dei dirigenti. Per il bene, l’amore, verso i tifosi, rispedì al mittente gli ambasciatori dell’Olimpo. Chiuse le porte agli “dei” per restare con i tifosi, in mezzo alla gente che lui amava.
Non era di Cosenza. Veniva da Stilo, Reggio Calabria. Ma è diventato, anche, cosentino. La geografia non conta nulla, conta la personalità, conta il carattere. Ogni qual volta passeremo su viale Mancini di fianco al Marca, la sua scuola calcio, la testa automaticamente svolterà verso l’impianto in cerca di Gigi seduto ad un tavolino con un gatto in mano oppure dedito a guidare i giovani calciatori. Non lo troveremo. Andremo avanti, un po’ sconsolati, dispiaciuti, ma poi prenderemo coraggio e penseremo a quello che ci ha donato, sia da calciatore, sia da allenatore, che da gestore di una scuola calcio. Ricorderemo degli insegnamenti di Gigi, nel credere in valori, nell’amare ciò che si fa. Lavorare con amore e passione.
Capire che la vita non è solo di palcoscenico, ma è soprattutto di dedizione, impegno senza ricercare il centro dell’attenzione. Capire che non si vive solo di soldi, ma di valori, elementi per i quali verremo ricordati. Gigi, appesi gli scarpini al muro, provò a fare l’allenatore. Non ebbe successo. Non si arrese. Decise di lasciare, ma con un nuovo progetto in testa. Quello di aiutare i giovani a crescere. Creò, appunto, la scuola calcio con il figlio Kevin, gli amici Andrea e Michele. Uno dei suoi ultimi importanti trionfi con il Marca è stato il Memorial Bergamini di qualche anno fa. Gigi e i suoi lupacchiotti sconfissero Crotone e Catanzaro. I rivali di sempre caddero alla lotterie dei rigori. I piccoli eroi, dopo il successo, accorsero festosi verso Gigi. Una scena indelebile. E’ anche questo, il numero 9.
foto di copertina Cosenza channel fb