Cultura
Un atlante storico per viaggiare nel Concilio
Un’opera che si sforza di restituire il significato profondo di un evento straordinario. Lo storico Alberto Melloni presenta l’“Atlante del Concilio Vaticano II” (Jaca Book), da lui diretto. L’occasione è anche una riflessione sul tempo e sullo spazio dell’assise conciliare. L’Atlante ripercorre, infatti, gli snodi storici dell’iter assembleare; focus tecnici sulle trasformazioni dell’aula, sui sistemi di votazione e sui suoi partecipanti (organi direttivi, commissioni, vescovi, ordini religiosi, periti, osservatori, media) documentano lo svolgersi quotidiano del Concilio.
Il tempo e lo spazio: le coordinate. Il Concilio Vaticano II: l’evento. Non si tratta di una “Mission: Impossible”, prendendo a prestito il titolo di un noto film del 1996, ma del “grosso lavoro” offerto dall’“Atlante del Concilio Vaticano II” diretto dallo storico Alberto Melloni e pubblicato recentemente da Jaca Book. In 280 pagine, il volume permette di ripercorrere, nel loro reale svolgimento, i vari passaggi di un evento, ricorda Melloni, “nato dall’intuizione di Giovanni XXIII enunciata il 25 gennaio 1959, a 100 giorni dall’elezione, e conclusosi l’8 dicembre 1965, al giorno 901 del pontificato di Paolo VI, dopo 45 mesi di preparazione finita in nulla e 38 mesi di celebrazione, che hanno visto svolte e scarti radicali realizzarsi in tempi relativamente stretti”. Un evento che, sin dal suo annuncio, ha attirato forte attenzione, tradotta poi in opere di edizione, studi storici, commentari teologici, archivi vari… E basta solo citare le lingue in cui è stata e sarà tradotta la nuova opera per rendersene conto: inglese, tedesco, italiano, spagnolo, polacco, presto il russo e molto probabilmente anche il cinese. Segno del grande interesse – ma non solo – che il Vaticano II continua a riscuotere nel mondo. Per questo, a 50 anni dalla conclusione, è quanto mai necessario “tornare alle origini” per comprendere freschezza e attualità di un evento di cui tutto il cattolicesimo odierno è figlio. In che modo? “Andando dentro il tempo del Concilio e distendendo lo spazio del Vaticano II dentro il tempo”, risponde Melloni.
Il tempo. “Ci sono convinzioni molto diffuse – argomenta lo storico – che riducono il Concilio a una rapida occasione in cui sono stati scritti dei documenti. Invece, il Vaticano II ha avuto uno sviluppo nel tempo. Un tempo nel quale l’assemblea ha guadagnato coscienza di quello che era; nel quale alcuni temi sono maturati; nel quale i vescovi che avevano una posizione, poi ne hanno assunta un’altra, lasciandosi persuadere oppure trovando nuovi argomenti con cui sostenere le proprie tesi”. Il tempo del Concilio, aggiunge il direttore del volume, “è quello nel quale si accumulano domande e risposte che, di volta in volta, vengono date senza avere davanti un quadro del futuro”. È così che tutto il percorso conciliare si articola dall’11 ottobre 1962, giorno dell’apertura ufficiale, nei tre anni successivi. “E quando si chiude, l’8 dicembre 1965 – osserva lo storico -, finisce una storia che è durata in tutto 1.154 giorni di Concilio aperto, venuti dopo 1.354 giorni di preparazione, e dai quali ora ci separano 50 anni che non hanno eroso la sensazione di una singolarità dell’evento di cui ciascuno si sente protagonista”.
Lo spazio. Un evento che, oltre a svolgersi nel tempo – come è naturale che sia – si è disteso anche nello spazio, allargando la concezione stessa di ecclesialità. “Oggi – riflette Melloni – si tende a dimenticare che il Vaticano II non è stato globale nel senso che ciascuno da casa sua inviava a Roma delle mail riguardanti temi di carattere religioso. Al contrario, è stato l’incontro vivo di una cattolicità di dimensioni planetarie. È stata la più grande assemblea di pari mai tenuta sul pianeta terra che, in questo modo, hanno scoperto – avvicinandosi l’uno all’altro nella pratica reale di prossimità – una dimensione della Chiesa dimenticata”. Quella del Vaticano II, infatti, “è una Chiesa ancora europea nel suo modo di pensare e incontra la sua effettiva cattolicità non senza sorpresa: quasi che il suo futuro – un futuro che chiude il proprio ciclo simbolico con l’elezione a vescovo di Roma del primo non europeo del secondo millennio (Jorge Mario Bergoglio) e lo spostamento del suo asse spirituale nel Sud e a Oriente – fosse venuto ad annunciare la sua imminenza”.
Il rapporto nuovo. La cesura con il passato e con i tentativi di ridurre il Concilio a un repertorio per “citazioni vuote” emerge, con tutta evidenza, dalle parole con cui Papa Francesco ha parlato dei 50 anni del Vaticano II, l’8 dicembre, durante l’omelia della Messa d’inizio del Giubileo della misericordia. “Oggi – ha detto tra l’altro -, qui a Roma e in tutte le diocesi del mondo, varcando la Porta Santa vogliamo anche ricordare un’altra porta che, cinquant’anni fa, i Padri del Concilio spalancarono verso il mondo. Questa scadenza non può essere ricordata solo per la ricchezza dei documenti prodotti, che fino ai nostri giorni permettono di verificare il grande progresso compiuto nella fede. In primo luogo, però, il Concilio è stato un incontro. Un vero incontro tra la Chiesa e gli uomini del nostro tempo. Un incontro segnato dalla forza dello Spirito che spingeva la sua Chiesa ad uscire dalle secche che per molti anni l’avevano rinchiusa in sé stessa, per riprendere con entusiasmo il cammino missionario”. “Nel magistero di Francesco – commenta Melloni – c’è un rapporto nuovo con il Vaticano II: questo non è un librone polveroso da cui tirare fuori citazioni, ma un seme vivo nel quale s’inserisce quello che, per il Papa, è il destino della Chiesa di oggi e di domani”. Ancora una volta, il tempo e lo spazio s’integrano l’un l’altro e spalancano orizzonti nuovi con “la forza dello Spirito”.