Un no cosciente al suicidio assistito

L'importanza del voto in Inghilterra di ieri sull'eutanasia. La Chiesa cattolica e quella anglicana soddisfatte dell'esito.

A larga maggioranza (330 no, 118 sì) il Parlamento inglese ha bocciato un progetto di legge che prevedeva il suicidio medicalmente assistito per le persone malate terminali con un’aspettativa di vita inferiore a sei mesi. La notizia sembra essere passata in sordina, nonostante l’importanza della decisione. Contro il Marris Bill, questo il nome del progetto di legge, si sono schierate una serie di associazioni, creando una vera e propria rete per diffondere il messaggio fondamentale che ha animato  la campagna a favore del no ovvero che la legge si sarebbe tradotta in un danno per gli  stessi pazienti per i quali era stata pensata. Infatti, lungi dal promuovere un diritto autentico all’autodeterminazione, la legge sarebbe diventata, secondo le associazioni dei malati, un mero incoraggiamento al suicidio per le persone più fragili che, pur di non sentire più addosso il peso della malattia e il loro costo per la società, avrebbero preferito una morte subitanea. L’associazione «Care not killing» (Curare, non uccidere), in particolare, si è battuta contro il progetto di legge organizzando, con i propri iscritti, una manifestazione davanti al Parlamento di Westminster venerdì mattina proprio mentre i deputati stavano discutendo la proposta. La Chiesa cattolica e quella anglicana si sono espresse a più riprese in modo contrario al disegno di legge, così anche vari rappresentanti di altre religioni. La vittoria del no segna un passo importante nella lotta all’eutanasia. E’ prevalso il senso di umanità e la coscienza del fatto che “non si elimina la sofferenza eliminando il sofferente”. In Gran Bretagna amare il sofferente fino alla fine diventa,così, non solo un dovere etico ma anche una vocazione civile. Una grande lezione di umanità dal cuore dell’Europa.