Diocesi
Un Pellegrinaggio del Silenzio speciale
Giunto alla 14esima edizione, quest'anno un gruppo è partito anche dalla Casa circondariale. L'arrivo in Cattedrale e la celebrazione della Santa Messa.
In occasione del settenario in onore della Madonna del Pilerio, domenica 5 febbraio si è svolto il 14° Pellegrinaggio del Silenzio. Due i gruppi di pellegrini che hanno attraversato silenziosamente la città dietro la nuda croce di legno, alle prime luci dell’alba, per raggiungere la Cattedrale cosentina: uno partito dalla parrocchia di San Vito Martire, l’altro dalla Casa Circondariale di Cosenza, guidato dal cappellano don Giancarlo Gatto. Numerosa la partecipazione dei fedeli, provenienti non solo da Cosenza ma anche da zone limitrofe, come la comunità di Regina, Cozzo Carbonaro e Contessa di Lattarico. Tre i segni fondamentali del pellegrinaggio: il cammino, la croce, il silenzio. Il cammino metafora della vita, la croce simbolo della sofferenza ma, soprattutto, della resurrezione, il silenzio quale modalità preferenziale per porsi in ascolto della voce del Signore. All’arrivo in Cattedrale i pellegrini si sono inginocchiati davanti all’icona della Madonna del Pilerio recitando il Salve Regina. Durante la S. Messa, concelebrata da don Giancarlo Gatto e don Michele Piazzon, è stata evidenziata l’importanza di pregare per i detenuti. Spesso il carcere, contrariamente a quanto stabilito dal dettato costituzionale, non è un luogo di rieducazione ma un deserto dal punto di vista umano e spirituale, soprattutto per la carenza di personale e di attività lavorative che possano valorizzare le capacità dei reclusi. Nell’omelia don Michele Piazzon ha focalizzato l’attenzione sull’importanza dell’amore e della comunione. In particolare, riferendosi al Vangelo domenicale, ha spiegato che “il granello di sale deve morire a sé per dare sapore, così come la candela deve consumarsi per illuminare”. Leggere l’amore nell’ottica del sacrificio sembra desueto nel mondo contemporaneo, eppure a questo è chiamato ogni cristiano. Amore che diventa gioia nel donarsi agli altri, gioia che si manifesta attraverso quella che è stata simpaticamente definita “quarta virtù teologale”: il buonumore, ovvero la capacità di farsi portatori di speranza. Un pellegrinaggio che ha aiutato tanti fedeli ad entrare nello spirito della festività mariana.