Un tempo per tornare, ritornare o avvicinarsi a Dio!

Il cristiano è colui che avanza nel buio con la luce della fede e scruta la realtà da un altro punto di vista, quello dal quale tutti possono ma nessuno vuole vedere!“Il cristiano – per dirla con Papa Francesco - ha piedi per terra e sguardo in Cielo”. Davanti ai “segni del tempo” è necessario interrogarsi per crescere. È necessario dunque riflettere, meditare, ed eventualmente scorgere il Signore che passa e bussa e chiede attenzione.

Facendo un breve salto nel passato e provando per un attimo ad estraniarci dal contesto odierno, proviamo a riportare la memoria ai primi di febbraio, quando la cronaca in Italia la facevano i soliti noti. C’era il fermento politico per i neo presidenti di Calabria ed Emilia, Renzi che batteva il pugno sulle prescrizioni minacciando di far cadere il governo, Amadeus superava Baglioni negli ascolti a Sanremo, Di Maio che si dimetteva da capo politico del M5S e Morgan e Bugo che litigavano sul palco dell’Ariston… Insomma, si era come sempre, immersi nel frastuono nazional-popolare… ognuno nella sua vita da social, ognuno nel suo mondo interiore ed il coronavirus era soltanto “un puntino lontano” per dirla con Daniele Silvestri! Era un problema che riguardava la Cina ed in Italia era addirittura una notizia da pagina 10. Il salto nel passato ci è necessario, avvolte, per guardarci attorno per poi rientrare in noi stessi e chiederci: “chi sono?”.

Chi sono? Da dove vengo? Dove vado? Qual è lo scopo della mia vita? Cosa c’è dopo la morte? Sono questi, ci hanno insegnato i prof. di Filosofia, gli interrogativi che ognuno di noi prima o poi si pone. Arriva infatti, un momento preciso, nel quale si è costretti a fare, direbbe uno scout, “il punto della strada”, cioè verificarsi, capire dove si è arrivati e dove si vuole arrivare. E se c’è il rischio di non voler ricercare questo momento, perché presi dai tumulti e dal fragore quotidiano o perché stare un po’ soli con noi stessi ci fa paura, ecco che arriva un giorno nel quale “il punto della strada” diventa impellente, bussa alle nostre porte, ed il “puntino lontano” del coronavirus diventa un grande mostro che attanaglia ed atterrisce il mondo, ed ora è più vicino di quanto potessimo immaginare.

Partendo da questo contesto spazio temporale, ci addentriamo nella nostra riflessione cristiana, ispiratami da una meditazione orante del vescovo di Noto mons. Antonio Staglianò dal titolo “Rivelaci del tempo il senso ed il segno”.

In questo tempo di emergenza pandemica, tutto il mondo teme e soffre nell’incertezza e nell’angoscia; e noi come cristiani siamo chiamati ad innalzare a Dio una preghiera speranzosa e autentica, nella certezza che il nostro non è un Dio che punisce (come alcuni vogliono farci credere!); siamo anche chiamati ad entrare dunque un po’ in noi stessi per chiedere a Dio di aprire le nostre menti alla comprensione del senso di questo tempo. “Ecco questo è il tempo favorevole, questa l’ora della salvezza”, ci dice Paolo nella lettera ai Corinzi; questo nostro tempo, ancor di più quaresimale, è un segno da interpretare alla luce della conversione, che “è sempre attuale e non occasionale” dice Staglianò. È un’occasione per tornare, ritornare o avvicinarsi a Dio!

Tutto questo non è dare letture metastoriche, o improvvisarsi profeti o veggenti è rispondere alla domanda del Signore “Sapete interpretare l’aspetto del cielo e non siete capaci di interpretare i segni dei tempi?” racconta l’evangelista Matteo. È evidente come l’uso spregiudicato delle scienze e delle tecnologie, ci abbiano portato a far sorgere in noi “la genesiaca suggestione di poterci immaginare come creature slegate da Dio che ci ha condotto ad ogni sorta di crisi, dapprima solo religiosa ma poi anche culturale, educativa, economica, migratoria, climatica e oggi perfino epidemiologica”.

Il cristiano è colui che avanza nel buio con la luce della fede e scruta la realtà da un altro punto di vista, quello dal quale tutti possono ma nessuno vuole vedere!

“Il cristiano – per dirla con Papa Francesco – ha piedi per terra e sguardo in Cielo”. Davanti ai “segni del tempo” è necessario interrogarsi per crescere. È necessario dunque riflettere, meditare, ed eventualmente scorgere il Signore che passa e bussa e chiede attenzione.

Un autentico cammino di conversione ci aiuterebbe a restare umani e a “resistere al degrado in atto della machera barbara di una umanità dominata dal delirio di onnipotenza e paga di sé”.

Il senso del nostro tempo si rivela a noi proprio in questi eventi: innestare una seria conversione delle nostre abitudini. È vero, dopo questa esperienza nulla sarà più come prima, sarà cosi se riorienteremo i nostri pensieri, le nostre parole, i nostri sguardi, le nostre azioni, se ritorneremo a pensarci tutti come figli di un padre che “è solo e sempre amore” e lo è per tutti. Nulla sarà come prima se vorremo perdonare, e riprovarci ancora una volta “in relazioni più solidali, fraterne, attente, rispettose e degne della nostra umanità”.