Editoriali
Un teologo diventato Papa
Il suo indiscutibile magistero, i suoi studi e le sue ricerche resteranno come pietra miliare lungo il cammino della Chiesa e se Dio vorrà potrà, a pieno titolo, essere indicato come Dottore della Chiesa.Foto: ©: GENNARI/SICILIANI
Sin dalle prime ore dell’alba che ha preceduto i funerali di Benedetto XVI una nebbia ha avvolto piazza San Pietro. Quella nebbia romana che rende l’aria frizzante ma che fa desiderare anche un po’ di tepore. Il teologo legge i piccoli segni della storia e forse Ratzinger avrebbe letto in quella nebbia “la presenza di Dio discesa nell’accampamento” per riscaldare i cuori, come ai tempi dell’Esodo, quando il popolo veniva convocato per la preghiera. Una celebrazione sobria, silenziosa, meditata, nella quale papa Francesco ha fatto parlare Lui citadondolo più volte. Si, si sentiva spirare solo la brezza del venticello leggero, voce divina riservata all’amico dello Sposo. Le mani della Misericordia si sono aperte per ricevere, dal servo fedele, la lampada delle virtù e il sale della ricerca di una vita fatta quasi sempre in ginocchio ma per tenere salda la fede e guidare tutti noi. Io non amo molto la linea teologica del teologo Vito Mancuso ma questa volta mi sono trovato d’accordo su quanto ha dichiarato in una intervista in questi giorni: Benedetto non è un papa teologo ma un teologo diventato Papa. Il suo indiscutibile magistero, i suoi studi e le sue ricerche resteranno come pietra miliare lungo il cammino della Chiesa e se Dio vorrà potrà, a pieno titolo, essere indicato come Dottore della Chiesa. Una cosa è certa: la caratura del suo pensiero e della sua dottrina, il contributo al Concilio, ai docuemnti della Chiesa e allo stesso Catechismo sono davvero rocciosi macigni di ricerca per ancorare saldamente la fede cristiana.