“Una Chiesa in cammino con stile sinodale che guarda la realtà”

La prolusione di mons. Nosiglia ha dato il via al Convegno ecclesiale nazionale di Firenze. Al centro i temi attuali, dalla sfida antropologica a quella ambientale.

Poiché “niente di ciò che è umano è estraneo alla fede cristiana”, “il primo compito che la Chiesa oggi è chiamata non solo a svolgere,ma a manifestare nel senso che la gente deve vedere in concreto che è ciò che primariamente la interessa, perché lei per prima lo vive, è l’annuncio di Gesù Cristo, ritenendo destinatari di ciò tutti gli uomini, nessuno escluso. Lo deve fare dando credito anzitutto a Dio e alla forza del suo Spirito che agisce nella storia e nel cuore di ogni uomo; lo deve fare non sminuendo la forza alternativa del Vangelo e la trascendenza che esso ha rispetto alla vita dell’uomo, ma anche rendendosi solidale fino in fondo con le sue ferite ed attese”. È stato questo, nella Cattedrale di Santa Maria del Fiore di Firenze, uno dei passaggi della prolusione iniziale di monsignor Cesare Nosiglia, Arcivescovo di Torino, presidente del Comitato preparatorio del Convegno ecclesiale nazionale iniziato a Firenze. Un’assise che trova la sua forza nelle nostre Chiese particolari, nel “dono reciproco la ricchezza di esperienze diverse ma tenute insieme, nel profondo, dalla medesima passione per il Signore Gesù Cristo e la sua Chiesa”. Sullo sfondo del tema del convegno, l’esperienza universale e italiana della Chiesa, il cammino di un Popolo di Dio che vive le sfide dell’era presente, le difficoltà (alcool, gioco d’azzardo, tutte problemtiche che Nosiglia cita) ma anche le ricchezze, che provengono da una Chiesa viva.  “A pieno titolo cittadini e protagonisti”,  laici impegnati e consacrati si ritrovano a firenze sottl la luce della Laudato Si, a oochi goorni dalla conclusione del Sinodo sulla famiglia, che mlns.  Nosiglia definisce “una priorità” e a lochi passi dal giubileo della misericordia indetto da papa Francesco. Intanto, con la processione dalle quattro basiliche fino alla cattedrale, è partito il quinto Convegno ecclesiale nazionale della Chiesa italiana. Figli del Vaticano II. “I convegni della Chiesa italiana sono momenti di comune riflessione attorno a tematiche che si collocano sul versante del rapporto della fede con la storia e della Chiesa con la società, sono il luogo per riflettere insieme sullo stato della fede nel Paese ed occasione privilegiata per  verificare il percorso della Chiesa italiana nella sua recezione del Vaticano II”.L’evento fiorentino si inserisce a pieno titolo tra quelle esperienze di Chiesa particolare che si interroga e guarda al magistero di Francesco con lo stile sinodale che il pontefice predica da quando è stato eletto. “L’esperienza del ritrovarsi insieme a livello di comunità locali ha permesso di incontrare non solo le tante periferie in cui c’è una umanità ferita, ma, di verificare la possibilità, e di segni ne sono emersi molti, di ‘trasfigurare’  e di ‘aprire alla speranza’ , di progettare un’umanità nuova”. Proprio della sinodalita ha parlato mons.  Nosiglia, quasi intendnedo già un grande risultato lessersi le comunità locali ritrovate per progettare il loro apporto al convegno fiorentino. “La sinodalita’ stile delle comunità”, l’espressione utilizzata dall’Arcivescovo di Torino.  Uno stile che è anche augurio per l’assise toscana. “Lo stile sinodale –  vissuto sia a livello di Comitato preparatorio al Convegno, sia nel cammino delle chiese locali –  deve accompagnare il lavoro di questi giorni e sarebbe già un grande risultato se da Firenze la sinodalità divenisse lo stile di ogni comunità ecclesiale”. Un laboratorio, dunque, che permetterà di riflettere per “realizzare un serio lavoro sinodale di discernimento sul presente e sul futuro della Chiesa che è in Italia, in uno spirito di partecipazione e comunione. Tutto ciò sarà la linfa che alimenterà le nostre giornate –  ha detto Nosiglia. “Il grido dell’umanità ferita che a noi giunge dalle tante ‘periferie esistenziali’ :la frontiera drammatica dell’immigrazione, la frontiera sempre più tragica delle povertà anche a causa della crisi economica e occupazionale, la frontiera delicata dell’emergenza educativa.. chiedono che cammino di fede e cammino ecclesiale diventino vie o almeno sentieri di umanizzazione non da declinare in prospettiva intellettuale, bensì esistenziale”. È dunque in una “autentica cultura dell’incontro il nuovo umanesimo”  declinato in senso cristiano, una rispsosta alle emergenze educative ed antropologiche in atto per un vero e proprio “sguardo amorevole sull’umano”. Se “la realtà è superiore all’idea, come scrive Francesco in Evangelii Gaudium, allora tale sguardo d’amore deve onestamente porsi” sulla realtà e sugli uomini del nostro tempo”, per “leggere i segni dei tempi e parlare il linguaggio dell’amore”.  Solo così, per il presidnte Nosiglia, “la testimonianza cristiana dei credenti avrà il sapore e l’odore delle quotidiane sfide dell’esistenza: l’amore dell’uomo e della donna, la generazione dei figli, la cura dell’educazione dei giovani e della dignità dei vecchi, la coltivazione della bellezza, la verità dei sentimenti, la giustizia delle emozioni, la protezione delle fragilità, il senso del lavoro, la capacità di morire, la misura delle parole, la difesa quotidiana della speranza”.Mons. Nosiglia ha dunque richiamto le 5 vie di di Firenze, “ricordando che i cinque ambiti di Verona si associano e si completano nelle vie della Evangelii gaudium, sulla scia del Concilio Vaticano II. Esse indicano i contenuti e il metodo di  un’azione pastorale dinamica che non si appiattisce sul già fatto e già detto e non si limita alla conservazione dell’esistente, ma sollecita la ricerca di nuove frontiere dell’umano che, illuminate dal Vangelo, aprono orizzonti di cambiamento vero e profondo della vita e della missione della Chiesa e permette di attivare un percorso educativo,personale e sociale che tende a una nuova generazione dell’umano in Gesù Cristo”. Tra i riferimenti ricjiamati, proprio l’ultima enciclica ambientale di papa Francesco. “Curare la ‘casa di tutti’ quale è la terra che Dio ci ha donato, significa dunque non limitarsi alla pure necessaria salvaguardia della natura, e al rispetto di ogni creatura, ma a quella ecologia umana che è la prima a dover essere perseguita con la massima responsabilità da parte di tutti”. Anche il “travaglio culturale che il nostro tempo sta vivendo e subendo, è un vero e proprio cambiamento d’epoca che non è frutto di accelerazioni improvvise disomogenee tra loro, ma scaturisce invece da una logica forte perseguita secondo regie ben definite e convergenti. La messa in crisi dei fondamentali su cui si radica la libertà e la responsabilità  dell’uomo verso la vita, la famiglia, il creato conduce alla ‘morte’ dell’uomo  stesso e di quel bene comune che cementa ogni società e garantisce il suo futuro”.  Rispetto a queste situazioni correnti, il cristianesimo è chiamato a rafforzare il suo annuncio, prima necessità dell’oggi. “È la via per vivere con gioia e responsabilità la novità e speranza che nascono dal Vangelo, vera forza di rinnovamento personale e insieme culturale e sociale nella storia” . Il Vangelo sarà l’occasione per “educare alla vita buona del Vangelo”. “Non possiamo limitarci a parlare di educazione solo nella terza via, in quanto l’emergenza educativa – come l’abbiamo giustamente chiamata – continua e anzi si aggrava e incide sulla mentalità e sul costume di vita non solo delle nuove generazioni, ma prima ancora degli educatori, della famiglia, della scuola e  dei mass-media”. Mons. Nosiglia rileva come “di fatto, le tradizionali realtà educative – famiglia, scuola, parrocchia – stanno arretrando sempre più, non solo nella loro incidenza sulla mentalità e sul costume di vita delle nuove generazioni e degli stessi adulti, ma anche nella considerazione e stima necessarie per accoglierne gli indirizzi. Eppure restano una risorsa non secondaria, soprattutto se sapranno collegarsi tra loro per immaginare nuove grammatiche educative e conseguenti nuove alleanze che superino la frammentazione e consentano di unire le forze per educare all’unità della persona e della famiglia umana”.

Famiglia, scuola e lavoro, allora, unite possono realzzare veramente il nuovo umaesimo.