Primo Piano
Una Chiesa raccontata per i temi sociali
Coordinatrice dell’indagine Rita Marchetti, docente al Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università di Perugia. Tra i temi più ripresi: immigrazione, bioetica, razzismo. Dal contesto informativo studiato emerge l’idea di un giornalismo che privilegia il conflitto
Come viene raccontata la Chiesa nel dibattito pubblico? I quotidiani nazionali come raccontano la religione e in quali circostanze? Sono partiti da questi quesiti lo studio e la ricerca di un gruppo di ricercatori del dipartimento di scienze politiche dell’Università di Perugia prendendo in esame alcuni quotidiani nazionali per capire quando e in che termini le testate d’informazione parlano di Chiesa. I primi risultati parziali della ricerca coordinata da Rita Marchetti, docente di sociologia dei media digitali presso l’Università di Perugia, sono stati presentati nell’ambito degli appuntamenti de “I mercoledì di Scienze politiche” lo scorso 6 marzo.
Cosa vi ha spinto ad avviare questa ricerca su come i media raccontano la Chiesa?
Tutto nasce da una collaborazione con l’associazione Webmaster Cattolici Italiani (WeCa), l’Ufficio nazionale per le Comunicazioni sociali della Cei, la SEED Edizioni Informatiche e h24.it per capire qual è il rapporto tra media, Chiesa e dibattito pubblico, quali le tendenze e le trasformazioni di questo sistema ibrido tra social e media mainstream, con l’obiettivo di indagare la presenza della Chiesa nell’attuale contesto comunicativo.
Qual è il ritratto della Chiesa che emerge dai media nazionali?
Dal primo step di un’ampia e documentata ricerca tesa ad analizzare la copertura giornalistica della Chiesa cattolica in Italia sulle principali testate a diffusione nazionale, in diversi formati: 5 quotidiani che vanno per la maggiore e i loro relativi siti web (Corriere della Sera, La Repubblica, La Stampa, il Giornale, Il Fatto Quotidiano), 5 testate che pubblicano esclusivamente online (Huffington Post, Il Post, Fanpage, Linkiesta, Giornalettismo) emerge l’immagine di una Chiesa, almeno nel periodo che abbiamo preso in considerazione (1 settembre 2017 – 28 febbraio 2018), che si occupa degli ultimi: immigrati, poveri e carcerati; e che si esprime su temi conflittuali nel dibattito pubblico, come ad esempio la difesa della vita, che polarizzano il confronto e su cui la politica è chiamata a prendere delle posizioni. Dagli articoli analizzati, alla Chiesa viene riconosciuta in termini di autorevolezza una leadership, in particolare su temi sociali, per aver consolidato una storia di impegno e prossimità accompagnata da uno sguardo attento fatto di pubblicazioni, studi e una concreta capacità di impegno sul territorio. Un altro aspetto che motiva i giornalisti della stampa laica rispetto alla Chiesa è quando la Chiesa viene legittimata dai media a esprimersi su dei temi che la ritengono competente. Ci sono altri temi, invece, che non ricevono l’attenzione mediatica come ad esempio quello del lavoro. Poi c’è il web che introduce qualche piccola differenza. On line c’è una maggiore attenzione a dei temi più internazionali come la situazione israelo-palestinese, armi nucleari e così via, e altri come il richiamo alla data del battesimo di papa Francesco o il via al processo di beatificazione di Alce Nero che sembrerebbero trovare spazio solo on line ma non sulla carta stampata. Un ultimo dato riguarda gli attori ecclesiali che ricevono un’attenzione giornalistica. Ci aspettavamo ovviamente il Papa. Certamente lui c’è, ma non solo; ci ha sorpreso la grande presenza dei sacerdoti. La prima interpretazione che abbiamo avanzato in questa prima fase per spiegare tale presenza, guardando i dati, è che intanto è legata ai temi come l’immigrazione e la povertà in quanto, in effetti, sono i parroci che intervengono sul territorio. E poi è dovuto al cambiamento del sistema dei media. Oggi, ad esempio, c’è la diffusione dei social. C’è da constatare anche il cambiamento di fare informazione: mentre un tempo era ad esempio il portavoce del Vescovo ad esprimere la voce della Chiesa oggi si deve fare i conti con i post di preti e suore che, attraverso i social, esprimono il proprio pensiero. Tutto comporta dei pro e dei contro.
Un giornalismo dunque che privilegia il sociale ma in un’ottica conflittuale?
La Chiesa viene coperta mediaticamente quando si occupa di temi sociali.
La stampa nazionale porta avanti una comunicazione molto differente rispetto alle testate diocesani che cercano di dar voce a chi non ce l’ha e di raccontare buone notizie…
Esatto, emerge l’idea di un giornalismo che privilegia il conflitto in base alla regola secondo la quale “una cattiva notizia è una buona notizia”, essendo in grado di attirare maggiormente l’attenzione del pubblico. La ricerca Media, religione e dibattito pubblico continua.
Prossimo step sul magistero di papa Francesco?
Il focus della nostra indagine era soprattutto di vedere oltre papa Francesco quale altra Chiesa emerge. Ovviamente non si può prescindere da papa Francesco. Innanzitutto procederemo a completare questa prima fase dell’indagine in quanto abbiamo dato dei risultati soltanto su sei mesi di analisi di copertura giornalistica, anche se abbiamo dati di un anno. Nel frattempo abbiamo visto quali sono i temi e quali gli attori che passano sui media. Vorremo inoltre analizzare anche i dati che riguardano le encicliche, i discorsi, le omelie pronunciate dal Pontefice che riscuotono una maggiore copertura sulla stampa. Scopriremo anche quali sono gli eventi ecclesiali che attirano l’attenzione dei media nazionali.