Uno chef a giudizio

La decisione di Magnolia dopo le accuse al vincitore di “MasterChef”.

Chissà se l’obiettivo di “Striscia la notizia” (Canale 5) e dei suoi inviati – Max Laudadio in testa – era quello di portare a giudizio Stefano Callegaro, vincitore dell’ultima edizione di “MasterChef” (Sky Uno, Cielo), o se si trattava semplicemente di concorrenza contro un programma televisivo avversario dai grandi ascolti. Di fatto, i continui servizi contro il citato Callegaro, accusato da testimonianze varie di non essere proprio un “dilettante dei fornelli” come invece prescrive il regolamento della trasmissione, porterà il tema in tribunale. Pare infatti che il vincitore abbia già avuto consolidate esperienze professionali come cuoco e questo, evidentemente, falserebbe non solo il risultato ma anche lo spirito tipico del “talent show”, che vuole scovare abilità nascoste fra le persone comuni. A furia di sentirsi sollecitata, Magnolia – la società produttrice della trasmissione – ha deciso di affidare a un giudice la valutazione della situazione e la verifica dei requisiti di partecipazione di Callegaro al programma. Dopo aver svolto un approfondimento sulle dichiarazioni ravvolte e diffuse da “Striscia la notizia” e sui documenti forniti da Callegaro rispetto alle precedenti esperienze lavorative, la società di produzione ha comunicato in una nota di non aver riscontrato sue attività pregresse riconducibili al lavoro di cuoco, che quindi avrebbero comportato una violazione del regolamento del programma.v Nonostante questo, avendo preso atto del fatto che risultano numerose testimonianze in contraddizione fra loro, Magnolia ha deciso di “agire giudizialmente affinché sia accertata in maniera inequivocabile da un giudice competente” la sussistenza dei requisiti da parte di Callegaro per la partecipazione a “MasterChef” e, se essi risultassero carenti, “siano adottate le conseguenti misure”. La casa di produzione, insomma, teme di essere stata truffata dal vincitore e, soprattutto, vede messa pesantemente in discussione la sua immagine, insie me alla “credibilità” del format di “MasterChef”, la cui principale forza di impatto rispetto al pubblico è rappresentata proprio dall’idea che un dilettante, che di mestiere non fa il cuoco, possa diventarlo in forza della sua abilità tra i fornelli. Anche il meccanismo del programma, trasmesso per la prima volta dalla Bbc nel 1990 e diffusosi rapidamente in molti altri Paesi dopo essere stato rinnovato nel 2005, è semplice: i concorrenti hanno una certa quantità di ingredienti e di tempo per produrre le ricette da sottoporre al vaglio dei giudici (Cracco, Bastianich e Barbieri, cui si aggiungerà Cannavacciuolo dalla prossima edizione), che emettono i loro verdetti di promozione o bocciatura e provocano le conseguenti eliminazioni dei concorrenti, fino alla sfida finale. A fronte della decisione di Magnolia di percorrere le vie legali, la redazione di “Striscia” ha espresso pubblicamente la propria soddisfazione, sottolineando che la casa di produzione è arrivata a questa decisione dopo “quasi tre mesi e 38 fra inchieste e interviste, ma alla fine Magnolia si è convinta che c’era stato qualcosa di anomalo”. Alla casa di produzione, peraltro, la squadra di Antonio Ricci non ha perso occasione per riservare una stoccata, evidenziando di non essere mai stata interpellata “per entrare in contatto con i numerosi chef intervistati dalla trasmissione”. Non è la prima volta che i servizi del tg satirico di Canale 5 portano a smascherare una truffa e al conseguente avvio di indagini giudiziarie, con relative condanne (il caso più emblematico resta forse quello di Vanna Marchi, figlia e collaboratori, che spacciavano sale da cucina e finte previsioni del futuro come oracoli veritieri). E in un regime di concorrenza televisiva sempre più serrata, in ragione del moltiplicarsi delle emittenti, anche l’attacco frontale di una trasmissione contro un’altra è ormai una prassi.