Usciamo dalla palude. L’affannoso cammino del vaccino anti Covid in Calabria

Quella melma che non ci consente di correre facendoci restare ultimi in tutte le classifiche

È notizia di oggi quella che vedrebbe il direttore sanitario dello Spoke ospedaliero di “Cetraro-Paola” coinvolto nella somministrazione illegittima, fatta a parenti e amici, dei tanto attesi vaccini anticovid. Non so perché ma questa notizia, contrariamente a quanto sarebbe accaduto a qualsiasi cittadino di una delle nostre regioni italiane, non mi ha suscitato particolare sorpresa. Ma procediamo con ordine. Non vogliamo certo elogiare questo comportamento, che anzi riteniamo deprecabile. Tuttavia ciò lascia emergere un modus operandi che, se “adottato” in maniera scientifica e diffusa, ci consentirebbe di sovvertire quella o quelle classifiche che ci vedono sempre agli ultimi posti e che, ahinoi, forse solo grazie ad una lettura, per così dire evangelica, permetterebbe di vederci, almeno per una volta, primi. Sappiamo bene che questa è una strada impraticabile e da stigmatizzare, ma forse vale la pena fare questo tipo di provocazione. Siamo ultimi per ricchezza, posti di lavoro, offerta turistica, prestazioni mediche … e alla lista che potrebbe essere ancora molto lunga, dobbiamo aggiungere l’ultima posizione nella somministrazione dei vaccini anti Covid-19 (38,5% delle dosi consegnate).

Ma proviamo a immaginare. E se per una volta fosse “legalizzato” il modo di fare alla calabrese? Se quel famoso “tramite amicizie”, ovvero la spasmodica ricerca di una strada alternativa, spesso ai limiti del lecito, per raggiungere il tanto agognato obiettivo, potesse essere praticato liberamente e alla luce del sole. Sono sicuro che appena verrebbe dato il via libera saremmo tutti a caccia dell’amico che ci può far vaccinare, del parente che riuscirebbe a farci saltare la fila… forse nel giro di pochi giorni avremmo consumato il 100% delle dosi disponibili. Saremmo “primi”, insomma. Perché, a quanto pare, quella melma che normalmente affossa e rallenta, da noi diventa una pista sulla quale correre.

Ma questa è solo una terribile fantasia dettata dall’ennesima delusione di un sistema troppo spesso marcio che ci ricorda (se ancora ce ne fosse bisogno) di come la nostra terra abbia bisogno del nostro coraggio, della nostra onestà, della nostra passione. Tiriamoci fuori da questa palude.