Cultura
3/4. Verso la Giornata della Memoria

3° Puntata: La battaglia contro l’odio razziale. Storie di alcune donne coraggiose
Sophie Scholl, Dorothy Stang, Milena Jesenska, Margarete Buber-Neumann, Nadejda Mandelstam, Stefania Shabatura ed Etty Hillesum furono alcune delle donne, cristiane e non, che cercarono con tutte le loro forze di combattere le violenze nazifasciste o di altro genere, opponendo all’odio un accorato moralismo e una nobiltà d’animo senza precedenti. Nel libro della giornalista francese Denis Lensel, intitolato Les Antigones de l’Evangile, vengono ripercorse le eroiche gesta di queste donzelle, che non ebbero paura di opporsi alle tragedie che si presentarono davanti ai loro occhi, cercando di salvare tante povere vite. L’attivista tedesca Sophie Magdalena Scholl era legata alla resistenza d’ispirazione cristiana e fondò, insieme al fratello Hans e ad altri amici di religione cristiana protestante o cattolica, il gruppo “La Rosa Bianca” che si occupò di pubblicare una serie di manifesti contro i totalitarismi, e organizzò anche manifestazioni non violente. Riconosciuta colpevole di alto tradimento, fu processata con Hans e condannata a morte dai nazisti. L’americana Dorothy Stang, invece, fu una religiosa che si occupò di missioni in Brasile. Apparteneva alla Congregazione delle Suore di Nostra Signora di Namur, fu insegnante, quindi missionaria in Brasile. Si impegnò nei movimenti sociali nello Stato del Pará, lottando contro il disboscamento dell’Amazzonia. Partecipò ai lavori della Conferenza Nazionale dei Vescovi Brasiliani e contribuì a fondare la Scuola di Formazione di professori per la Trasamazzonica. Fu assassinata nel 2005 per aver denunciato che il motivo della deforestazione dell’Amazzonia era da ricondurre alle piantagioni di soia per bovini, voluta dagli industriali e dai proprietari terrieri. Viene ricordata per aver difeso i diritti e i doveri degli indigeni. Milena Jesenská, nota anche come “l’amica di Kafka”, era una giornalista e scrittrice originaria della Repubblica Ceca. Dopo una breve esperienza maturata nel partito comunista, che abbandonò per protesta contro il regime bolscevico, venne arrestata a Praga dai nazisti, deportata a Ravesnbrück dove morì nel 1944. Gli anni della sua detenzione furono raccontati dalla sua amica e confidente, Margarete Buber-Neumann, nel libro postumo Milena (1977). L’amica di Kafka pubblicò tanti articoli sulla pericolosità dell’ascesa del nazifascismo, e sulle conseguenze drastiche che questa forma di totalitarismo avrebbe potuto sortire sulla vita della Cecoslovacchia. Si unì al movimento di resistenza clandestino, dopo l’occupazione della sua terra, e aiutò tanti ebrei e rifugiati politici. Non abbandonò la sua patria dove fu arrestata e condannata al supplizio. Anche Margarete venne arrestata dai tedeschi per il suo coinvolgimento in politica, a fianco del partito comunista. Morì nel lager di Ravesnbrück. Nadejda Mandelstam fu una scrittrice russa proveniente da una famiglia benestante di origine ebraica, convertita al cristianesimo ortodosso. Fu vittima delle grandi purghe staliniane con il marito, il poeta Osip Ėmil’evič Mandel’štam, con cui condivise una vita precaria e continuamente minacciata. La donna compì qualsiasi sforzo nel tentativo di preservare la memoria del suo caro marito-poeta, anticonformista e critico nei confronti del sistema staliniano. Stefania Shabatura fu un’artista tessile ucraina, pittrice e attivista per i diritti umani. Fu membro di un gruppo di attivisti ucraini che protestò contro la politica religiosa del governo sovietico. La donna fu imprigionata e accusata di aver introdotto motivi politici nei suoi arazzi artistici. L’olandese Etty Hillesum, proveniente da una famiglia della borghesia intellettuale ebraica, fu una donna impegnata, caotica, estroversa e dal carattere dominante. Fu educata alle lettere, all’amore per la scrittura e alla cultura in generale. Nei suoi quaderni si interrogava sul senso della vita e su Dio, un Dio universale che fu una presenza costante nella sua vita. Da ebrea volle restare in mezzo al suo popolo, alla sua gente, incurante delle persecuzioni contro gli israeliti da parte dei nazisti. Volle assistere gli internati nelle ore in cui dovevano prepararsi al trasporto, convinta che un cuore pensante dovesse sopravvivere al disastro a tutti i costi. La sua fu una “resistenza esistenziale” perché cercò di spendersi nel suo piccolo per i bisognosi. All’età di 29 anni fu uccisa ad Auschwitz. Con queste poche storie abbiamo voluto ricordare l’esempio di alcune donne, che ebbero la forza d’animo, la gentilezza e la fede necessarie per opporsi al male dilagante. Alcune più conosciute, altre un pò meno, alcune ferventi cattoliche, altre laiche ma tutte accomunate dall’idea di lotta per la libertà e per la salvaguardia della dignità umana, mediante strumenti tradizionali come le manifestazioni ma anche attraverso l’arma della scrittura.