Chiesa
Vivi, ama, sogna, credi
Il Papa ha dedicato l'udienza di oggi alla speranza, spiegando con una serie di imperativi cosa significhi educare a questa virtù.
Per educare alla speranza, Papa Francesco ha tenuto oggi in piazza San Pietro una catechesi tutta infarcita di imperativi gentili: ha scelto di darci del “tu”, per declinare i quattro imperativi con cui ha concluso l’appuntamento del mercoledì: “Vivi, ama, sogna, credi”. Nei saluti in lingua spagnola, Francesco ha citato il “terribile terremoto” che ha colpito il Messico, esprimendo vicinanza e preghiera alla “carissima nazione messicana”. “Non arrenderti alla notte”, esordisce Francesco nel suo inno alla speranza: “Non concedere spazio ai pensieri negativi. Il mondo cammina grazie allo sguardo di tanti uomini che hanno aperto brecce, che hanno costruito ponti, che hanno sognato e creduto; anche quando intorno a sé sentivano parole di derisione”.
“Tutto nasce per fiorire in un’eterna primavera”, l’immagine scelta per esortare a non credere che la lotta che conduciamo quaggiù sia inutile. Dio ci ha fatto per fiorire, come il mandorlo. “Ovunque tu sia, costruisci!”, l’imperativo: “Se sei a terra, alzati, non rimanere mai caduto, alzati, lasciati aiutare per essere in piedi! Se sei seduto, mettiti in cammino! Se la noia ti paralizza, scacciala con le opere di bene! Se ti senti vuoto o demoralizzato, chiedi che lo Spirito Santo possa nuovamente riempire il tuo nulla”. “Opera la pace in mezzo agli uomini, e non ascoltare la voce di chi sparge odio e divisioni, non ascoltare queste voci”, gli utensili necessari per pacificare il mondo. Gli esseri umani sono stati creati per vivere insieme: non c’è diversità che possa esimerci da questo compito. Nei contrasti, per Francesco, bisogna abituarsi ad avere pazienza: ognuno è depositario di un frammento di verità.
Amare le persone, una. Rispettare il cammino di tutti, perché ognuno di noi ha la sua storia da raccontare. Mentre prosegue a darci del “tu”, il Papa ricorda che “ogni bambino che nasce è la promessa di una vita che ancora una volta si dimostra più forte della morte”. Bisogna proteggere questa luce che brilla nelle tenebre: è la ricchezza più grande affidata alla nostra vita. “E soprattutto sogna, non avere paura di sognare, sogna!”, la consegna centrale della catechesi: “Sogna un mondo che ancora non si vede, ma che di certo arriverà”. Come hanno fatto quegli uomini capaci di immaginazione che hanno solcato gli oceani e hanno calcato terre che nessuno aveva calpestato mai. Sono i pionieri di un futuro migliore per l’umanità. “Sii responsabile di questo mondo e della vita di ogni uomo. Pensa che ogni ingiustizia contro un povero è una ferita aperta, e sminuisce la tua stessa dignità”. Francesco declina così il concetto di responsabilità, che parte dalla consapevolezza che la vita non termina con noi: verranno altre generazioni, è a loro che bisogna avere il coraggio di rispondere. Gesù ha vinto la paura, la certezza per vincere la nostra nemica più infida, che non può nulla contro la fede. Attraverso ciascuno di noi, “con la sua mitezza vuole sottomettere tutti i nemici dell’uomo: il peccato, l’odio, il crimine, la violenza, tutti i nostri nemici”.
“Abbi sempre il coraggio della verità, però ricordati: non sei superiore a nessuno”. È il monito contenuto nella parte finale dell’udienza: “Coltiva ideali. Vivi per qualcosa che supera l’uomo”, anche se un giorno questi ideali ti dovessero chiedere un conto salato da pagare. “Vivi, ama, sogna, credi”, conclude Francesco esortando a non rimanere ingabbiati nei nostri errori, come fossero una prigione: “Vivi, ama, sogna, credi”, i quattro verbi dell’imperativo finale: “E, con la grazia Dio, non disperare mai”.