Avvenire sulla bimba morta in mare: "peso atroce della nostra ignavia"
Marco Tarquinio, direttore del giornale dei Vescovi, commenta duramente la morte della bambina sul barcone della speranza.
“Questa sola morte basta a consegnarci il peso atroce della nostra ignavia”. Così Marco Tarquinio, direttore del quotidiano “Avvenire”, commenta - in un editoriale sul numero odierno del giornale - la vicenda della bambina siriana diabetica morta su un “barcone della speranza”. “Non ha più vita e neppure volto quella bimba - scrive Tarquinio -. Ma non potremo dimenticarla, e non dobbiamo. Aveva 10 anni appena. La guerra l’ha strappata alla terra in cui era nata, la Siria. Uomini crudeli hanno fatto affari sulla debolezza e sulla disperazione sue e della sua famiglia e persino sulla piccola scorta di insulina che per lei, piccola malata di diabete, era lasciapassare dell’oggi e del domani. Un viaggio lento e duro, che le ha succhiato via ogni stilla di vita e di forza, l’ha uccisa. Il mare, per il gesto straziante e pietoso di un padre, se l’è presa”. La sua morte, osserva il direttore, è “un culmine d’ingiustizia e di dolore, di violenza e di inerzia che si dice in una sola fragile creatura spezzata e perduta, in una figlia che avrebbe potuto essere nostra e che in effetti un po’ lo era, come ogni generato di donna e uomo sulla faccia della Terra. Un culmine di smarrimento che ha il volto rimosso e, infine, inesistente di migliaia e migliaia di altri assassinati per forzata migrazione, e delle infinite sofferenze loro e dei sopravvissuti”. “Questa sola morte - prosegue Tarquinio - basta a consegnarci il peso atroce della nostra ignavia. Ecco il frutto dell’incapacità di impedire il terribile protrarsi di una guerra che una parte del nostro mondo, con cieca supponenza, ha contribuito ad accendere. Ed ecco il prezzo, che tutti dovrebbero finalmente sentire come intollerabile, dell’assurdo e disumano rifiuto di aprire corridoi umanitari per i bambini, le donne e gli uomini in fuga dalle città e dai villaggi trasformati in campi di battaglia militare e di pulizia etnica, ideologica, religiosa”. Per il direttore, “è facile dire: Sono stati gli scafisti’. Ma chi ha messo in mano agli scafisti, e più ancora ai trafficanti che scafi e scafisti organizzano, la vita e la morte di persone che abbiamo il dovere umano di assistere e di accogliere? Non ha più vita né volto quella bimba spezzata e perduta. Ma ha il nome di ogni figlia e di ogni figlio. E che neppure per lei ci sia stata una strada aperta, una via sicura per la salvezza e il domani dice con definitiva forza di quanto male ci stiamo rendendo complici”. Di questo, conclude Tarquinio, “ci sarà chiesto conto, sta scritto. Ma già ora ci è chiesto”.
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