Genova, un mese dopo. Il dolore dell'Arcivescovo Bagnasco
L'attenzione del presule anche per gli sfollati. "Si trovino soluzioni concrete per assicurare gli alloggi".
A distanza di un mese dal crollo del ponte sul fiume Polcevera a Genova, i sentimenti oggi sono “un nuovo, rinnovato e continuo senso di sofferenza, dolore e sconcerto per quanto accaduto”. Lo ha detto il cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente del Ccee, parlando questa mattina con i giornalisti a Poznań (Polonia) dove è impegnato a guidare l’assemblea plenaria dei presidenti delle Conferenze episcopali europee, impegno che gli impedisce di essere presente questa sera alla celebrazione della Messa in cattedrale alla presenza di tutte le autorità cittadine e regionali e del presidente del Consiglio. Il pensiero del card. Bagnasco va però subito alla sua città, esprimendo “vicinanza alle famiglie delle vittime e agli sfollati che sono circa 600 per un totale di 250 famiglie” e, nello stesso tempo, “gratitudine verso la gente, la città, per la dignità che hanno avuto i familiari delle vittime e dei feriti che ho visitato all’ospedale San Martino e per la compattezza che c’è stata nella città tra i cittadini e tra le istituzioni a vari livelli, cosa che fa ben sperare per il futuro”.
La “compattezza di solidarietà e di vicinanza” che fino ad oggi c’è stata nella città di Genova tra le istituzioni e i cittadini “è un grandissimo patrimonio perché è il segno della volontà da parte di tutti di andare avanti, di superare la difficoltà. Però questo patrimonio di fiducia e di speranza non deve essere disperso. Vuol dire in concreto che da parte di tutti, delle istituzioni in primo luogo ma di ogni singolo cittadino, ci sia la determinazione per obiettivi rapidi, concreti e sicuri”. Lo ha detto il cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova, a Poznań (dove è in corso la plenaria Ccee dei vescovi europei, di cui l’arcivescovo è presidente) del ponte Morandi ad un mese dal crollo. Parlando questa mattina ai giornalisti, il cardinale ha detto: “Significa, in concreto, l’assicurazione di alloggi. Condizione che si sta cercando di attuare anche con l’aiuto della Chiesa che sta mettendo a disposizione piccoli appartamenti e canoniche non usate in questo momento, secondo le richieste del Comune. Questi alloggi saranno dedicati per il tempo di un anno. Il che significa che, nella progettazione delle autorità competenti, il tempo dovrebbe essere un anno. Speriamo anche meno”. “I nostri sacerdoti – ha aggiunto l’arcivescovo – sono presenti accanto alla gente soprattutto nel quartiere più ferito, perché la speranza non venga meno e non ci si lasci andare allo scoraggiamento. Sarebbe la distruzione del futuro”. Il cardinale ha anche auspicato che si tenga presente il “desiderio degli sfollati di rimanere nel proprio quartiere”.
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