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L'Africa può crescere se scommette sulle nuove tecnologie

Nel rapporto 2015 di e-learning Africa la consapevolezza che "i Paesi africani dove l'istruzione è migliore sono quelli che prosperano". Il 57% dei 1.500 esperti e istituzioni educative interpellati ha ammesso che gli educatori del proprio Paese "non sono sufficientemente consapevoli dei benefici dell'Ict per l'istruzione". Questo dipende anche dalla scarsa formazione digitale.

L'Africa può crescere se scommette sulle nuove tecnologie

“Bisogna investire nel futuro”. È l’impegno che ha fatto da sfondo alla decima edizione della conferenza e-learning Africa, tenutasi dal 20 al 22 maggio ad Addis Abeba e dedicata alle tecnologie della comunicazione e dell’informazione (Ict). Un settore raramente associato all’Africa, ma che è già vitale nel plasmarne il futuro. Lo ha notato, ad esempio, Erastus Mwencha, keniano, vicepresidente della Commissione dell’Unione Africana, istituzione che è tra gli sponsor dell’evento. “È un imperativo categorico per l’Africa - ha detto - coltivare l’innovazione e le tecnologie creative come base per l’avanzamento nel settore delle Ict e verso uno sviluppo economico sostenibile”.
Chiave per l’educazione. Uno dei settori in cui si può creare un circolo virtuoso è quello dell’istruzione, come mostra il rapporto 2015 di e-learning Africa, presentato durante la tre giorni etiope. “I Paesi africani dove l’istruzione è migliore sono quelli che prosperano”, ha sostenuto Emmanuel Jal, tra gli autori che hanno contribuito a scriverlo. Sudsudanese, ex bambino soldato, oggi è un artista noto e ha dato il via a diversi progetti: “Gua Africa”, per il sostegno all’istruzione dei bambini rifugiati e “The key is E”, per sostenere gli imprenditori che nei giovani investono. Jal è consapevole sia del potenziale enorme che delle difficoltà di usare le tecnologie informatiche per l’educazione: “Se educhi un bambino puoi sviluppare una nazione - ha spiegato - ma la realtà è che un gran numero di persone non hanno accesso alla tecnologia: nel mio Paese bisogna comprare un cellulare compatibile con Facebook per aumentare le possibilità di restare in contatto con i propri cari e discutere di questioni personali e d’affari. Ma se si vive con un pasto al giorno, Facebook non è una priorità”. Il quadro tracciato dall’attivista sudsudanese è confermato dai dati del rapporto: il 57% dei 1.500 esperti e istituzioni educative interpellati ha ammesso che gli educatori del proprio Paese “non sono sufficientemente consapevoli dei benefici dell’Ict per l’istruzione”. Questo dipende anche dalla scarsa formazione digitale: solo il 33% degli insegnanti di scuola primaria ritiene, ad esempio, di averne ricevuta una sufficiente. Eppure proprio un ricorso alla tecnologia sarebbe fondamentale nel ridurre la distanza con i Paesi europei che vede, ad esempio, gli allievi inglesi frequentare la scuola per una media di 14 anni e quelli del Burkina Faso solo per uno. Per annullare questa distanza grazie ai nuovi media, però, sarebbero necessari piani nazionali che non tutti gli stati africani hanno stilato o riescono ad applicare.
Potenzialità molteplici. La situazione è tanto più paradossale se si pensa che, per ottenere risultati non è neanche obbligatorio disporre di tecnologie all’avanguardia. In Malawi, ad esempio, ha notato Catherine Mloza Banda, dell’emittente Farm Radio Trust, “oltre il 60% della popolazione ha un accesso quotidiano alla radio ed esistono 6 milioni di abbonati alla telefonia mobile”. Numeri che forniscono una base per progetti come “3-2-1 Platform”, a cui Farm Radio partecipa insieme alla compagnia telefonica Airtel e alla ong self Help Africa. Si tratta di un motore di ricerca via sms su tematiche agricole, un modo di ricevere informazioni utili alla propria attività grazie ai cellulari e senza connessione alla Rete ed è solo una delle iniziative che in tutto il continente sono nate a sostegno del settore. Grazie alle Ict, il 91 per cento degli agricoltori intervistati nell’ambito del rapporto 2015 di e-learning Africa ha infatti potuto aumentare i propri raccolti, l’87% trovare nuovi sbocchi economici e il 71% accrescere le sue competenze tecniche. Ma la tecnologia può aiutare anche le istituzioni democratiche e la convivenza pacifica. È questo lo scopo del dizionario online - presentato durante la conferenza - della lingua ‘sheng’, una sorta di esperanto keniota che si è rivelato essenziale nel rimuovere le barriere culturali tra diverse popolazioni nell’area urbana di Nairobi. Nessuna meraviglia, dunque, che uno dei dibattiti a porte chiuse di Addis Abeba sia stato dedicato proprio al tema della partecipazione politica grazie alle nuove tecnologie. Dalla riunione è arrivato un monito a molti regimi africani, che, hanno auspicato i partecipanti “devono perdere la loro paura della trasparenza”.

Fonte: Sir
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