L'escalation di violenze in Uruguay e la necessità di annunziare il Vangelo
Nel Paese sudamericano si è registrata nella Settimana Santa un'escalation di violenza che, ammonisce l'arcivescovo di Montevideo, è frutto della "frammentazione sociale" che rende manifesto "il peggio dell'essere umano". Ma mentre la Chiesa chiede maggiore attenzione alle periferie più povere, dove c'è "una necessità perentoria di Vangelo", c'è chi chiede soltanto di inasprire le pene dimenticando il senso della Pasqua: resurrezione e redenzione.
La Domenica di Pasqua rappresenta per gli uruguayani la giornata finale della cosiddetta “Settimana del turismo” e, come amano scherzare tra loro, l’ultimo giorno di vacanza e l’effettivo inizio dell’anno. Quest’anno, inoltre, la Pasqua si è celebrata nello storico giorno in cui era prevista l’inaugurazione del primo stadio del club di calcio “Peñarol”, che dal 1929 attendeva umilmente la costruzione del proprio “tempio”, battezzato “Campione del secolo”. Ma pur essendo l’Uruguay un Paese a maggioranza laico, da alcune settimane è coinvolto in un aspro dibattito a causa della proposta della Chiesa locale di porre una statua della Madonna nella “rambla” di Montevideo (come alcuni decenni fa per l’installazione della Santa Croce che commemora la visita di San Giovanni Paolo II), Così la Pasqua – nel senso religioso più profondo – non è passata inosservata.
L’omelia dell’arcivescovo di Montevideo, cardinale Daniel Sturla, durante la Messa Crismale del Giovedì Santo, ha denunciato la “frammentazione sociale” e ha avuto molto a che vedere con il significato speciale che – credenti e non – hanno potuto dare in questa domenica alla Risurrezione di Gesù Cristo e, soprattutto, alla redenzione.
“Stiamo vivendo in una società frammentata” ha affermato il card. Sturla nella sua omelia. “In questi giorni abbiamo avuto purtroppo molte morti violente che hanno scosso la coscienza della nostra società. Che dire della morte del commerciante di Paysandù, d’origine ebrea, David Fremd? O dei tassisti la cui morte lamentiamo in questi ultimi giorni. Tutte queste morti colpiscono l’anima. Mi ha colpito specialmente la morte di un giovane soltanto perché tifava per una squadra di calcio… ed ascoltare alla radio che negli stadi si odono veri canti di guerra tra i più fanatici, non tenendo in alcun conto il dolore delle famiglie e manifestando il peggio dell’essere umano. I nostri rioni più miseri hanno una necessità perentoria di Vangelo” ha osservato il card. Sturla.
Accennava il presule ai fatti di violenza registrati nelle ultime settimane, con furti e omicidi che hanno colpito un commerciante d’origine ebreo molto rispettato nella zona di Paysandù, due tassisti, il giovane proprietario di un motorino e un tifoso della squadra “Nacional”. Episodi che non hanno fatto altro che allarmare la cittadinanza, che già da tempo sollecita dalle autorità maggiore sicurezza ed effettive politiche di prevenzione dei reati. I media dell’Uruguay, infatti, hanno parlato di un’escalation di violenza e anche di reti di “sicari” prezzolati che uccidono al servizio di qualsiasi pretesa di regolamento di conti, soprattutto legati al traffico di droga.
Ma mentre il card. Sturla parla di “passare dalla dialettica all’azione efficace”, dell’evangelizzazione nei quartieri più poveri e di operare concretamente nelle zone dove i problemi sociali sono tanti, sono pronte invece una decina di iniziative parlamentari che sembrano propiziare soltanto pene più severe per minorenni coinvolti in delitti gravissimi e per i delinquenti in generale. Si parla di estendere da cinque a dieci anni il periodo massimo di reclusione previsto nel Codice in vigore per i minorenni e di abolire, in caso di delitti gravissimi, il regime di “semilibertà” (con uscite autorizzate durante la giornata). Si parla anche di eliminare la possibilità di scarcerazione in caso di delitti legati al narcotraffico.
“Il messaggio dev’essere chiaro: chi ha a che fare con la droga, va in prigione” ha affermato al quotidiano “El Pais” il senatore di “Alianza Nacional”, Jorge Larrañaga. “Attraversiamo un momento d’allarme, c’è una rottura nella nostra società, un importante e rapido deterioramento della convivenza e occorre fermare questa situazione. Lo Stato ha un debito con la gente” osserva il senatore, che propone anche la creazione di una Guardia Nazionale di duemila effettivi, la sostituzione di carabinieri con militari davanti alle ambasciate e sedi di aziende pubbliche e la responsabilità penale dei genitori e tutori dei minorenni che delinquono.
La voce della Chiesa si è fatta sentire più volte nel corso della Settimana Santa. A cominciare dal vescovo di Mercedes e presidente eletto della Conferenza episcopale uruguayana, Carlos Collazzi, che ha affermato: “Vediamo ingiustizie, malvagità, indifferenze e crudeltà che non cessano”. I vescovi sono stati unanimi nel denunciare l’insicurezza e nell’invitare i cittadini a riflettere su questo problema. E’ stato il vicepresidente dell’episcopato e vescovo di San Jose, Arturo Fajardo, a ricordare che“l’insicurezza deve incoraggiare a dare testimonianza di Gesù, che è la nostra Pace in mezzo a tanta violenza nella famiglia, nel Paese e nel mondo”.Inutile continuare a pensare che la violenza, che sembra essere arrivata perfino al Paese più tollerante e tranquillo del Sudamerica, dovrebbe piegarsi davanti al discorso sulla “mano dura” contro la delinquenza. E’ inevitabile – per credenti e non – la riflessione che suggerisce il cardinale Sturla quando indica “una necessità perentoria di Vangelo” nei quartieri più poveri dell’Uruguay.
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