Mai più lavoro nero e caporalato al Sud
Lo sfruttamento e il lavoro nero in agricoltura coinvolgono oggi, direttamente e indirettamente, quasi 500mila persone. Un numero che condiziona pesantemente la nostra società toccando i temi della legalità, della gestione del territorio, influenzando economia, politica fino agli usi e pensieri comuni. Il progetto "Alla luce del sole" del Mcl coinvolge tre regioni del Sud (Puglia, Calabria e Campania) e mette in campo una forte azione di contrasto ad ogni forma di illegalità nelle campagne.
È un’altra estate calda quella del Mezzogiorno, un’altra estate che porta nelle sue campagne migliaia di nuovi “schiavi”, operai agricoli rastrellati dai cosiddetti caporali che, nel migliore dei casi, negano i diritti personali basilari. Ma è anche un Sud che ha cominciato a dire “no” forte e chiaro agli sfruttatori e ai sistemi criminali di lavoro. E con progetti sociali come “Alla luce del sole”, l’ultima iniziativa del Movimento Cristiano Lavoratori e cofinanziato, per un anno, dal Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali che vuole ridare ai lavoratori agricoli, ai migranti e ai lavoratori stagionali degli strumenti che possano garantire la tutela dei diritti fondamentali. Sono interessate decine di migliaia di persone costrette ad accettare condizioni di lavoro disumane pur di portare a casa il minimo per sfamare la propria famiglia. “Un progetto attraverso il quale il Mcl ribadisce il suo fermo ‘no’ al sommerso in agricoltura, allo sfruttamento dei nuovi schiavi, soprattutto immigrati, e che riafferma la difesa dei diritti umani a tutto tondo”, aveva spiegato durante la presentazione del progetto il presidente del Mcl Carlo Costalli e che inquadrava il piano di contrasto ad ogni forma di illegalità che influenza direttamente “il nostro vivere, investendo ambiti che vanno dall’economia, alla politica, e finanche condizionando comportamenti personali”.
Lotta comune. Tre le regioni “pilota”: Puglia, Calabria e Campania. Terre fortemente colpite dal fenomeno, protagoniste drammatiche dello sfruttamento del lavoro a causa di condizioni di lavoro e di vita indegne del nostro mondo. È la storia anche di tanti migranti costretti a vivere, pagando, in veri e propri ghetti. Per questo a fianco di Mcl c’è, insieme a Feder.agri, anche l’Associazione Lavoratori Stranieri, costola del Movimento, attiva all’interno del progetto nelle opere di alfabetizzazione e integrazione sociale dei migranti. L’azione di “Alla luce del sole”, infatti, è a tutto tondo. Dall’assistenza legale al supporto linguistico, alla consulenza di orientamento al lavoro. Il percorso di Mcl si articolerà così su due direttrici attraverso lo sviluppo delle condizioni culturali, professionali, giuridiche ed economiche, dei produttori e dei lavoratori agricoli, e attraverso l’assistenza tecnica a tutti i soggetti impegnati direttamente ed indirettamente. “L’idea – come riferito dal responsabile del progetto, Stefano Ceci, nella presentazione del progetto – è quella di creare da un lato una capillare azione di informazione ai lavoratori e dall’altro una incisiva sensibilizzazione della popolazione e delle forze datoriali. Verranno attivati sportelli sul territorio che avranno un compito fondamentale nel potenziare le attività di tutela e di informazione ai lavoratori per la realizzazione di una campagna informativa e di sensibilizzazione generale”.
Non numeri ma persone. Lo sfruttamento e il lavoro nero in agricoltura coinvolgono oggi, direttamente e indirettamente, quasi 500mila persone. Un numero che condiziona pesantemente la nostra società toccando i temi della legalità, della gestione del territorio, influenzando economia, politica fino agli usi e pensieri comuni. Per Mcl il contrasto del caporalato significa occuparsi non solo di “una fetta di mercato del lavoro ma anche interessarsi della persona umana, della sua dignità, per superare le facili discriminazioni basate sulla razza, sulla religione e sul sesso”. Affermazione ribadita dal ministro del lavoro Giuliano Poletti durante la presentazione del progetto: “Occorre definire maniera più incisiva – afferma il ministro – le modalità da mettere in campo per scongiurare che così tanti lavoratori mettano a rischio anche la loro vita. ‘Alla Luce del Sole’ è un progetto importante che ha come punti di forza l’inclusione, il dialogo e la possibilità di far rappresentare i propri diritti e l’interscambio con enti e istituzioni”. Perché il mondo non ha più bisogno di martiri delle campagne. Come Abdullah Mohamed, morto di fatica e sudore nei campi di pomodoro di Nardò, in provincia di Lecce, come Paola Clemente e Zakaria Ben Hassine, entrambi in Puglia e entrambi colti da malore e poi morti sotto la spietatezza degli oltre quaranta gradi e della crudeltà dei caporali. C’è ancora tanto da fare per lottare contro sistemi medievali di lavoro. Ma le buone pratiche come “Alla luce del sole” iniziano ad essere gli esempi da seguire e diffondere.
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