Nozze Gay, Irlanda al voto
Il 22 maggio i cittadini dell'isola verde chiamati al referendum sul "matrimonio omosessuale". Politica: alle urne Polonia e Spagna.
Sono giorni di elezioni in Europa. In un anno in cui diversi Paesi si recano alle urne per votazioni legislative, amministrative o per rispondere a importanti quesiti referendari, la prova democratica chiama ancora una volta in causa il ruolo del cittadino-elettore e le responsabilità individuali e collettive di fronte al bene comune.
Da tempo si misura una calo costante della partecipazione elettorale in pressoché tutti i Paesi del Vecchio continente. Segno che la democrazia partecipativa fatica a smuovere le coscienze, mentre troppo spesso si scambiano i social network per nuove "agorà democratiche". Non mancano peraltro segnali interessanti. Alle votazioni per il rinnovo dell'Europarlamento del maggio 2014 si era infatti arrestato il trend ascensionale delle astensioni, forse a causa di una ritrovata attenzione attorno all'Ue fra crisi economica, sincere opzioni pro-integrazione, movimenti anti-Ue e anti-euro capaci di portare ai seggi persone che li disertavano da anni. Non di meno, il referendum scozzese per l'indipendenza dal Regno Unito e le recenti, sofferte elezioni parlamentari britanniche hanno ravvivato sull'isola un dibattito politico e un confronto elettorale che ha mostrato elementi e vivacità per certi versi inediti. Forse perché quando ci sono di mezzo scelte decisive e immediatamente percepibili dai cittadini, questi ultimi vogliono far risuonare la loro voce.
Ebbene, in questi giorni si possono segnalare tre voti di rilievo. Domenica 24 maggio in Polonia i cittadini sono chiamati al ballottaggio per la scelta del Presidente della Repubblica: in lizza c'è il capo dello Stato uscente Bronislaw Komorowski, esponente del partito di centro ed europeista Piattaforma dei cittadini, che governa il Paese da otto anni; sul fronte opposto lo sfidante Andrzej Duda, che ha avuto un ottimo risultato al primo turno, superando lo stesso Komorowski. Duda si è presentato come un politico giovane, brillante, capace di sollevare toni fortemente nazionalisti, piuttosto euroscettici e antirussi: lo spostamento a destra del corpo elettorale registrato al primo turno, quindici giorni fa, è un esito da attribuirsi anche alla sua capacità di far presa sui connazionali.
Dal canto suo la Spagna, lo stesso 24 maggio, rinnova molte governi regionali (le Comunità autonome) e i Comuni, fra cui Madrid e Barcellona. Un test di rilievo in vista delle politiche che si terranno in autunno. In questo caso sarà interessante verificare la tenuta delle due forze tradizionali - il Partito popolare del premier Mariano Rajoy e il Partito socialista guidato da Pedro Sanchez - rispetto alle nuove forze in campo emerse "dal basso", dalle piazze degli Indignados, dalle proteste contro crisi e disoccupazione. Così vengono messi alla prova il movimento Podemos, con il leader indiscusso Pablo Iglesias, e i Ciudadanos, capitanati da Albert Rivera.
Ma per altri aspetti il voto di venerdì 22 maggio in Irlanda appare quello più immediatamente in grado di portare una svolta nella vita di una nazione. I cittadini dell'isola verde, infatti, sono chiamati al referendum su un quesito che modificherebbe la Costituzione, introducendo il matrimonio tra persone dello stesso sesso. Dublino ha già regolato le unioni civili, anche omosessuali; ora i promotori, che trovano ampio sostegno nelle forze di governo e nei media, vogliono parificare le unioni tra due donne o tra due uomini al matrimonio tra un uomo e una donna. Il che aprirebbe la strada - come hanno osservato tutti i sostenitori del "no", con al Chiesa cattolica in prima fila - alle adozioni e alla fecondazione artificiale per i genitori gay.
Il mondo cattolico irlandese si è mosso con una certa determinazione, appoggiato dall'episcopato. L'arcivescovo Eamon Martin, primate d'Irlanda, in vista del voto ha affermato tra l'altro: "Se la società adotta e impone una 'nuova ortodossia' del matrimonio 'gender-neutrale' definendolo semplicemente come unione tra due persone - uomo e uomo o donna e donna - sarà poi sempre più difficile parlare o insegnare in pubblico il matrimonio come unione tra un uomo e una donna". "Come persone di fede noi crediamo che l'unione di un uomo e una donna nel matrimonio, aperta alla procreazione dei figli, è un dono di Dio".
Dal canto suo il vescovo di Waterford, Phonsie Culliman, ha osservato: "Il messaggio con cui siamo bombardati è che siamo tutti uguali. Questo è vero: siamo tutti uguali nella dignità, ma non siamo tutti gli stessi. Uomini e donne sono diversi. I bambini sono diversi dagli adulti. L'unione di un uomo e una donna è diversa da qualsiasi tipo di rapporto tra due uomini o due donne". I vescovi hanno peraltro insistito sulla necessità di garantire pieno rispetto per le persone omosessuali, riconoscendo "quanto siano state a lungo discriminate in Irlanda, come altrove", ha scritto in un messaggio il vescovo John Kirby, di Clonfert. "Tuttavia, occorre ribadire che le relazioni omosessuali sono sostanzialmente diverse da quelle tra persone di sesso opposto", con una "complementarietà" uomo-donna fondamentale per la crescita e l'educazione dei bambini.
Non sei abilitato all'invio del commento.
Effettua il Login per poter inviare un commento