Rapporti familiari a rischio per le distrazioni digitali
i risultati della ricerca "Mi ritiro in rete" e alcuni dati preoccupanti sull'uso del telefonino e del pc, che incide sul rapporto con gli adulti.
Una nuova ricerca, denominata "Mi ritiro in rete" e condotta dall'Associazione nazionale Di.Te. (Dipendenze tecnologiche, gap, cyberbullismo) in collaborazione con il portale Skuola.net, conferma che più del 30% dei ragazzi (ne sono stati intervistati diecimila) tra i 10 e i 21 anni dichiara di non fare nessuna attività insieme ai genitori a causa delle distrazioni digitali. Sembrano queste l'unica cosa che li diverte fra videogiochi o chat con gli amici. Poi ci sono le cuffiette attaccate alle orecchie con la musica o i video che escludono anche dalle conversazioni. Così in famiglia i ragazzi parlano sempre meno con i genitori e sono sempre più isolati. La tecnologia sottrae tempo alle attività da condividere con i familiari, come cucinare, fare sport o giocare. Il problema è che se i ragazzini fanno sempre meno esperienze "reali" con i genitori e con gli amici, avranno anche meno cose da ricordare. “Ci stiamo privando di due aspetti importanti della crescita: l’esperienza e il ricordo. Le due chiavi che ci hanno permesso di evolvere negli anni. Soprattutto con l’arrivo degli smartphone, abbiamo optato per fare più esperienze digitali che reali, affidando i ricordi agli album archiviati nelle memorie dei cellulari, la memorizzazione delle password ad una app, giusto per fare qualche esempio. I figli, oltre a fare poche esperienze con i genitori, conoscono pochissimo della storia delle loro radici. E questo non aiuta a creare legami profondi”, ha spiegato Giuseppe Lavenia, psicologo, psicoterapeuta e presidente dell’Associazione Nazionale Di.Te. Sempre meno quindi le esperienze da condividere al di fuori del Pc o del cellulare rendono anche più fragili i rapporti. L’adolescenza è una fase delicata e se si fanno poche esperienze, se non si coltivano ricordi e memorie, e se le parole che si ricevono in questa fase della vita sono giudicanti e poco motivanti, allora il rischio è quello di rifugiarsi in luoghi considerati più sicuri e dove non ci si sente giudicati.
Il tempo trascorso online non è il solo indicatore di una dipendenza, ma dice molto sulla voglia di fuggire da una realtà che non piace. Quasi il 33% del campione, infatti, trascorre sullo smartphone 3-4 ore, il 12, 75% dalle 5 alle 6 ore e il 15,8% supera le 6 ore. Perlopiù, evidenziano i dati, il 14,35% degli intervistati dice che usa lo smartphone per 2-3 ore di notte. Il 41,85% dichiara che ha spesso difficoltà a dormire. Se poi gli si chiede in quanti riuscirebbero a stare senza smartphone per una giornata, il 26,96% dice di no. “I ragazzi usano il cellulare di notte soprattutto per parlare con altri coetanei. Questo fenomeno si chiama “vamping”, e ha anche ripercussioni sul rendimento durante la giornata. Se si dorme poco si è meno attenti, meno reattivi. Chattano di notte, molto spesso, perché durante il giorno sono impegnati in altre attività. Questo ci deve far domandare dove sono i genitori. Gli adulti investono più sul futuro che sul presente dei ragazzi”, ha osservato Lavenia. Infine c'è il problema del sexting e della mancanza di rispetto della propria immagine: il 96% dei giovani intervistati non si pente di aver scambiato con il partner o con un conoscente foto intime. Tra i 13 e i 15, infatti, scambia foto intime il 6% del campione, tra i 16 e i 18 anni lo fa il 17,1% dei ragazzi, tra i 19 e i 21 il 41,7% e sopra i 21 fa abitualmente sexting il 21,4% dei giovani. Basteranno questi dati allarmanti per studiare un fenomeno certamente preoccupante?
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