Scuola. Il nodo, irrisolto, del calendario
Spesso è inadeguato rispetto ai tempi della società e delle famiglie.
È già tempo di pensare al prossimo anno scolastico. Le vacanze sono appena cominciate, dopo la lunga appendice alle lezioni costituita dagli esami di terza media prima e di maturità dopo, ed ecco comparire le date stabilite per l’inizio delle lezioni del 2016/2017.
I primi a tornare sui banchi, il 5 settembre, saranno gli studenti di Bolzano. Dopo di loro, il 12 settembre, riprenderanno le lezioni in Abruzzo, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Molise, Piemonte, Trentino, Umbria, Valle d’Aosta, Veneto. Il 14 è la volta di Basilicata, Calabria, Liguria, Sardegna e Sicilia. Gli ultimi a rientrare, il 15 settembre, saranno gli studenti di Campania, Emilia Romagna, Lazio, Marche, Puglia e Toscana.
Avvio d’anno, dunque, “a macchia di leopardo”, come siamo ormai abituati da anni. E non solo l’avvio. Oltre alle determinazioni regionali, infatti, tocca poi alle singole istituzioni scolastiche, nella propria autonomia, decidere gli eventuali adattamenti al calendario regionale, ritenuti necessari dal proprio specifico Piano dell’offerta formativa. Vanno comunque garantite alcune condizioni minime: l’apertura entro il 15 settembre e la chiusura l’8 giugno, con un numero minimo di 206 giorni di lezione per gli Istituti scolastici che hanno l’orario articolato su 6 giorni alla settimana e di 171 giorni di lezione per gli Istituti scolastici che hanno l’orario articolato su 5 giorni alla settimana. Durante l’anno ci sono poi alcune interruzioni delle lezioni già stabilite per tutte le scuole – alle quali si aggiungeranno quelle “locali”, dai “ponti” alle feste patronali – e riguardano oltre alle festività nazionali, anche le vacanze di Natale, dal 23 dicembre 2016 al 6 gennaio 2017 (in realtà si rientra a scuola lunedì 9) e quelle pasquali dal 13 al 18 aprile 2017.
Sulla questione dei tempi di scuola – e in particolare sulla diversità che talvolta viene a crearsi non solo tra istituti in regioni differenti, ma addirittura in plessi di una stessa città – pesa da anni la discussione dell’adeguatezza rispetto ai tempi della società e delle famiglie. Succede, infatti, che in una famiglia ci siano figli che un determinato giorno sono a casa da scuola, mentre altri devono andare a fare lezione. Succede per i più piccoli e per i più grandi. Inevitabilmente con conseguenze talvolta pesanti sull’organizzazione famigliare. E oltre a questi casi “mirati” – per i quali si chiede uniformità almeno all’interno delle realtà territoriali, uniformità però che si scontra con l’autonomia degli istituti – c’è poi la grande questione del calendario scolastico in generale, con i tempi lunghi delle vacanze estive, ormai difficilmente compatibili con l’organizzazione familiare e sociale, soprattutto nelle grandi città.
Naturalmente questo è un “grande tema”, che coinvolge non solo il mondo della scuola. E infatti le discussioni che periodicamente si agitano in proposito finiscono sempre per rimanere inconcluse: bisognerebbe rimettere mano e toccare a fondo il nostro sistema. Ma non è detto che non stia arrivando il momento di farlo. Un altro grande nodo, ad esempio, sembra essere arrivato al pettine riformatore, ed è quello della chiamata degli insegnanti, tra competenze e anzianità. La Buona scuola è un cantiere in movimento, e capita di dover fare i conti anche con i pilastri più antichi delle vecchie costruzioni. Come “trattarli” è la vera sfida.
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